venerdì 2 novembre 2012

Piazza Armerina. I "sassolini" del presidente Venezia

di Roberto Palermo
Il presidente Giuseppe Venezia
Piazza Armerina. Rapporti sempre più deteriorati quelli tra gli esponenti del centrodestra e il presidene dell'aula Giuseppe Venezia, esponente dell'ala più intransigente del Pd. La guida dei banchi di via Cavour ha dovuto ingoiare il rospo dell'aventino dei capigruppo dell'opposizione. I responsabili dei gruppi consiliari del centrodestra, infatti, da tempo lasciano deserta la conferenza dei capigruppo presieduta da Venezia. Lui per ora non parla, preferisce non replicare, anche se a quanto pare vorrebbe convocare presto una conferenza stampa per togliersi diversi sassolini dalle scarpe.
Insomma per dirne quattro ai suoi colleghi che non lo amano tanto. Ma cosa rimproverano le opposizioni all'esponente democratico? A quanto pare lo accusano di non essere sempre superpartes, di avere un atteggiamento troppo rigido e fare da sponda alle esigenze di Sala delle Luci. Anche la conduzione delle sedute è sotto accusa e non pare soddisfare troppo il centrodestra. In realtà si tratta di una presa di posizione passata in qualche modo sottotraccia. Venezia non ha mancato di provocare mugugni anche tra i suoi "compagni". La sua elezione ha acuito le divisioni con l'ex Capizzi, ma sono innumerevoli i battibecchi con il consigliere del Pd Fabio Monasteri per formalismi non condivisi durante i lavori consiliari. Il 21 novembre c'è anche il ricorso davanti al Tar fatto partire da Capizzi che gli contende, carte bollate alla mano, la titolarità della sua poltrona. Anche se il primo round è andato allo stesso Venezia, con i giudici amministrativi che non hanno sospeso l'efficacia della sua elezione a presidente.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo