venerdì 3 ottobre 2008

Il Chiello diventerà una "Casa della Salute"?

Rileggendo la bozza del decreto “Russo” sulla riorganizzazione sanitaria siciliana tento un preludio su ciò che accadrà dopo il 31 dicembre di quest’anno se non riusciremo a difendere il nostro ospedale convincendo le autorità regionali sulla necessità di salvarlo. Intanto sono consapevole che la blindatura dell’informazione sul piano predisposto dall’assessorato regionale è servita a farci disconoscere per tempo le intenzioni di questo Governo. Infatti l’anno scorso per lo stesso problema, gestito dall’assessore Lagalla, si mobilitarono tutte le forze attive siciliane atte a scongiurare i maggiori danni. Oggi invece si assiste al fatto che neppure gli esponenti politici provinciali hanno le idee chiare sul problema e solo adesso ne stanno prendendo coscienza cercando di correre ai ripari probabilmente troppo tardi. Infatti, se solo avessero capito per tempo la conseguenza del taglio feroce dei posti-letto, certamente avrebbero fatto ferro e fuoco ancor prima della presentazione della bozza a Roma il 25 settembre scorso. Sarebbe bastato informarsi con gli esponenti della “cucchiara” politica dominante a Palermo che da tempo conoscono i destini dei nosocomi siciliani. Ma qui nasce per Piazza un altro problema: chi abbiamo e soprattutto chi abbiamo avuto di esponenti politici capaci di incidere sulle scelte della Regione? Piazza ha una storia negativa al riguardo poiché i partiti nei Comuni rispondono nelle scelte sempre ai direttivi provinciali i quali a loro volta rispondono ai direttivi regionali. Nei casi difficili e impopolari questi esponenti non si parlano (o evitano di farlo) fra di loro poiché il gioco delle parti non prevede la soddisfazione globale di tutti gl’interessi, dunque si tergiversa, si temporeggia, si rinvia e s’indugia, ma non si affronta. Talvolta si fa finta di protestare e si chiude la bocca alla voce della periferia in mille modi. Si giunge perfino a millantare eroismi inesistenti. è così che è andata avanti da sempre la politica.
Dunque, dicevo del destino del nostro ospedale nell’ambito della rimodulazione della rete ospedaliera. Poiché deve essere previsto “il superamento della frammentazione e/o duplicazione delle struttura organizzative esistenti; la riqualificazione di parte delle strutture ospedaliere a bassa performance organizzativa in altra tipologia non ospedaliera; il potenziamento delle alte specialità atte a ridurre il fenomeno della migrazione sanitaria; l’introduzione di nuovi modelli organizzativi di erogazione dell’assistenza sanitaria”, hanno pensato di creare a Enna una sola USL che inglobi la ex Azienda ospedaliera ennese “Umberto I”, costituendo così un unico dipartimento ospedaliero e un unico dipartimento territoriale, riducendo il numero dei posti-letto e degli ospedali nell’USL con la cessazione delle funzioni di acuzie che saranno attive solo nel presidio principale. Sarà abolito il distretto di Piazza Armerina che attualmente è formato dalla popolazione di 49.523 abitanti e comprende le città di Piazza, Aidone, Barrafranca e Pietraperzia e di contro si assisterà alla creazione un Presidio Territoriale di Assistenza (PTA). Che cos’è? Il PTA sarà un presidio, possibilmente ubicato in una ex struttura ospedaliera, che sarà attivo nelle 24 ore e collegato coi comuni che ne faranno parte. Esso avrà un punto d’accesso e di prenotazione (l’attuale CUP), un servizio di accoglienza, servizi sanitari di base, servizi di valutazione multidisciplinare, cure primarie e supporto per lungodegenza, ambulatori di piccola chirurgia, posti-letto per degenza di bassa e media complessità clinica, riabilitazione e lungo assistenza per malati cronici e poi ancora servizi di Sert e Salute mentale. Insomma un luogo dove, eliminati i reparti attuali e i relativi posti-letto, saranno portati i servizi che attualmente sono ubicati nel territorio. Forse sarà quella che tante volte è stata definita pomposamente “Casa della salute”.
Attenzione però: secondo il Piano di rimodulazione vi sarà un presidio PTA ogni 80 – 120.000 abitanti! Nell’ipotesi che Piazza sarà sede di PTA avremmo bisogno di almeno 30.000 abitanti da aggiungere ai 49 mila del nostro distretto per poter avere riconosciuto il presidio. Credo che sarà difficile perfino che venga riconosciuto a Piazza questo ruolo in quanto la provincia di Enna, possedendo 184.950 abitanti potrebbe avere riconosciuti due PTA. La logica direbbe che uno dovrebbe essere creato nella parte sud della provincia e uno nella parte nord. La città di Enna con i suoi 28.000 abitanti accetterebbe di far parte del PTA piazzese? Ne dubito. Intanto entro il 7 ottobre prossimo venturo il decreto sarà trasmesso alla Giunta di Governo che lo invierà per la discussione all’Assemblea Regionale Siciliana. Lì ci sarà pianto e stridor di denti, ma solo per quei deputati presenti e disposti a vendere cara la pelle.
Sebastiano Arena
http://robertpalermo.blogspot.com/
Poveri noi!

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo