mercoledì 29 giugno 2011

Piazza Armerina. La Guardia di Finanza per due ore acquisisce gli atti relativi alle strisce blu, su delega della Procura di Perugia

Hanno acquisito per due ore consecutive atti amministrativi relativi alla gara d’appalto sulle strisce blu, la sosta a pagamento. Due agenti della Guardia di Finanza, ieri mattina, si sono presentati al secondo piano del palazzo comunale dell’atrio Fundrò, chiedendo agli uffici comunali di poter visionare ed avere copia di centinaia di pagine di documenti cartacei. I due investigatori delle Fiamme Gialle si sono seduti all’interno di uno degli uffici comunali e su un tavolo hanno cominciato a sfogliare decine di atti. Secondo le indiscrezioni trapelate in mattinata sotto la lente di ingrandimento sarebbero finiti atti relativi al bando di gara, appalto e contratto sulle strisce blu.
 L’acquisizione dei documenti rientrerebbe in un’indagine ben più ampia che riguarderebbe diverse gare d’appalto in tutta Italia, sulla base di un’inchiesta che sarebbe scattata nei mesi scorsi a cura della Procura della Repubblica del tribunale di Perugia. I finanzieri, con la collaborazione di alcuni impiegati e dirigenti comunali, hanno letto con attenzione diverse delibere approvate dalla giunta, determine dei dirigenti d’ufficio e non è escluso anche i verbali delle gare d’appalto in materia di sosta a pagamento, alla ricerca di eventuali riscontri utili per l’indagine in corso. Secondo quanto trapelato dagli uffici sarebbero stati richiesti tutti gli atti sulle strisce blu degli ultimi otto anni. Gli accertamenti quindi potrebbero riguardare più di una gara d’appalto. Poco chiaro, inoltre, se la lente di ingrandimento dei magistrati sia indirizzata verso la fase preliminare di predisposizione del servizio della sosta a pagamento o se riguardi le fasi successive.
 Non viene escluso che in un secondo momento possano essere ascoltati alcuni funzionari o amministratori come persone informate sui fatti. Un’inchiesta diversa, quindi, da quella che nell’aprile dell’anno scorso portò la magistratura ennese ad ascoltare quattro amministratori locali, ma solo come persone informate sui fatti. Quattro politici vennero allora ascoltati dalla polizia giudiziaria in un’inchiesta partita da un esposto inviato alla Procura della Repubblica. Le sommarie informazioni in quel caso vennero acquisite dalla polizia giudiziaria della Procura ennese presso gli uffici del Comando Compagnia dei carabinieri di via Gabriele D’Annunzio. (Giornale di Sicilia - Edizione del 28 giugno 2011)

domenica 26 giugno 2011

Piazza Armerina. Giudice di Pace. Imputato con handicap, udienza penale nel sottoscala. Avvocato Impellizzeri: "Fatto indecoroso"

Uno degli imputati è portatore di handicap, ma manca un ascensore per accedere all’aula del tribunale ed il processo penale si tiene nell’androne condominiale, a piano terra. Udienza in un sottoscala quella di ieri mattina all’ufficio del Giudice di Pace di via Mazzini. Alle spalle del giudice Canino, alle 12.15, non campeggia la nota espressione “La legge è uguale per tutti”, ma un serbatoio di plastica condominiale con un motorino elettrico per aspirare l’acqua. Il pianerottolo del piano terra, tra il portone d’ingresso e le scale, si è trasformata per un paio d’ore in un’aula di tribunale con un giudice, un pubblico ministero, due avvocati, un cancelliere, un usciere, i due imputati, la parte offesa, tre testimoni e la moglie di uno dei due imputati. In pratica ben tredici persone in circa dieci metri quadri di sottoscala.
 Al centro dell’udienza un piccolo caso di querela penale come tanti, risalente all’aprile del 2009, con due imputati accusati di presunte lesioni verso un altro soggetto a causa di malintesi sulle condizioni in cui era stato lasciato un locale in affitto. Uno dei due imputati, però, è affetto da sclerosi multipla, una malattia degenerativa. Si era presentato poco prima al piano terra, nell’androne del palazzo di via Mazzini, con una stampella. L’ufficio del Giudice di Pace si trova al secondo piano e bisogna salire un paio di rampe di scala. Manca un ascensore e l’imputato non può accedere all’aula in cui dovrebbe cominciare il processo. Il giudice Canino decide che l’udienza va fatta ugualmente, ma dovendo assicurare l’accesso e la presenza dell’imputato. Insomma se l’imputato non può materialmente andare dal giudice è il giudice che va dall’imputato. E così alle 12 giudici, pubblico ministero, cancelliere e usciere scendono al piano terra, nel sottoscala, e su un piccolo tavolo aprono il processo.
 Tra il rombo di una moto in uscita, parcheggiata accanto all’androne, e i clacson delle auto in via Mazzini, si  esaminano i primi testimoni. Ad un certo punto il giudice di Pace, mentre è in corso l’esame della parte offesa, deve anche ordinare all’usciere di chiudere il portone d’ingresso per attutire i rumori molesti. Non è la prima volta che il personale si trova a dover fare il processo quasi su strada in presenza di portatori di handicap. “In 23 anni di professione non mi era mai capitato di dover partecipare ad un’udienza in un sottoscala, un fatto gravissimo e indecoroso”, spiega l’avvocato Antonio Impellizzeri, noto penalista, il quale difendeva i due imputati.
 “Un fatto di gravissima mancanza di sensibilità verso un portatore di handicap al quale non viene data la possibilità di poter presenziare ad un processo nel quale è imputato in modo decoroso e dignitoso, non è possibile operare in una struttura inadeguata”, aggiunge il legale, non senza sottolineare, invece, la professionalità di tutti gli operatori di giustizia dell’ufficio del Giudice di Pace armerino. Presente per la parte offesa anche l’avvocato Egidio la Malfa. (Giornale di Sicilia - Edizione 21 giugno 2011)

giovedì 23 giugno 2011

Piazza Armerina. Infilata viva dentro un sacco nero della spazzatura e gettata in un cassonetto. La disavventura di Frida, randagia incinta salvata dai passanti

PIAZZA ARMERINA. Si chiama Frida, è incinta e fra una settimana darà alla luce i suoi cuccioli. Ieri mattina ha rischiato di fare una fine tragica, infilata dentro un sacco nero della spazzatura chiuso con un nodo e scaraventata dentro un cassonetto, sotto altri sacchetti di immondizia e fogliame. Ha rischiato la morte per soffocamento ieri mattina un randagio meticcio in piazza Boris Giuliano. L’animale è stato salvato in extremis dalla generosità di alcuni passanti. Erano le 11 quando un volontario della Protezione civile, Liborio Nicotra, ha sentito dei guaiti soffocati provenire da uno dei cassonetti della “villetta”. “Pensavo si trattasse dell’ennesimo caso di cuccioli abbandonati, ho subito chiamato i vigili del fuoco e nel frattempo ho provato a guardare dentro al cassonetto stracolmo di rifiuti”, racconta l’uomo. Poi vede un agente in borghese che sta passando in zona, lo ferma e gli chiede aiuto. L’assistente capo della Polizia di Stato, Silvio Chiello, raggiunge Nicotra e insieme, con l’aiuto di un’altra giovane, Rosalba Barresi, cominciano a svuotare il cassonetto, fino a quando riescono a scorgere un sacco nero che si muove. Tirano fuori la busta di plastica, la aprono e con grande sorpresa vi trovano l’animale, tutto bagnato dal sudore, disidratato, esausto e visibilmente traumatizzato. Altre persone portano all’animale da bere, una signora a proprie spese fa fare una puntura al randagio. Sul posto, nel frattempo, si è già portata una pattuglia della Polizia municipale ed un veterinario dell’Asp. Adesso Frida riceve assistenza da un veterinario. Le sue condizioni sembrerebbero buone. Lanciato un appello perché Frida e i suoi futuri cuccioli siano adottati. “Abbiamo elementi per affermare che il cane sia stato avvelenato e poi, morente, gettato nel cassonetto ancora vivo, in casi di questo genere l’animale non va toccato, bisogna chiamare vigili urbani e Asp”, dice Lorena Sauli, presidente provinciale della Lav, chiedendo “la bonifica immediata dei luoghi al Comune”.  

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo