mercoledì 2 settembre 2015

Piazza Armerina. Lavoratori sul tetto alla San Giuseppe, un pezzo di città che muore


Il sit in a Piano Sant'Ippolito, alla casa di riposo San Giuseppe
Alcuni hanno trascorso la notte in una tenda, altri all’aperto e un paio di loro sono rimasti sul tetto. Le lacrime, la rabbia e lo sconforto accompagnano da 48 ore la drammatica protesta degli ex lavoratori della Casa di Riposo San Giuseppe, a Piano Sant’Ippolito, accanto alla struttura per anziani dove un tempo svolgevano la loro occupazione. Hanno perso da mesi il lavoro, da quando l’istituto, che rientra nelle Ipab regionali, sommerso da alcuni milioni di debiti per decine e decine di stipendi non pagati alle maestranze e per le fatture non pagate ai fornitori, ha dovuto di fatto chiudere i battenti non avendo più neanche il cibo da dare agli anziani ospiti. La direzione ha avviato la procedura di estinzione dell’istituto, gli anziani sono stati nel frattempo trasferiti in altre strutture e la vecchia e gloriosa casa di riposo San Giuseppe, con una storia di oltre un secolo alle spalle, è diventata adesso una struttura fantasma, vuota, con i topi, l’erbaccia e la polvere che pian piano cominciano a reclamare i propri spazi. Due lavoratori precari dell’istituto sono saliti sul tetto dell’edificio, le colleghe nello spiazzo sotto, sedute accanto ad alcuni alberi alla ricerca di un po’ di frescura, attendono notizie dalle istituzioni. I vigili del fuoco sono arrivati con un mezzo scala mobile e hanno montato un grande materasso gonfiabile a tutela dei lavoratori saliti sul tetto, mentre gli agenti del commissariato seguono da vicino da tutta la vicenda. “Rischiare la vita per un pezzo di pane, i responsabili si vergognino, non ci hanno mai ascoltati, è dal 2008 che chiediamo aiuto”, dice Antonella Tiziana Zorba, una delle donne coraggio rimaste senza lavoro che da Piano Sant’Ippolito aggiorna su facebook l’andamento della protesta. Tutti i dipendenti, precari e di ruolo, vantavano e vantano decine e decine di retribuzioni non pagate. Stipendi che si sono accumulati negli anni, mentre...
tra una protesta, un sit in, un corteo, un tavolo tecnico, un consiglio comunale e l’ennesimo incontro sindacale, volavano mille parole ma i soldi continuavano a non arrivare. Eppure gli anni passavano, gli anziani continuavano ad essere accuditi, tra il plauso delle istituzioni e dei partiti politici che alla solidarietà non hanno saputo mai aggiungere altro. Poi il paradosso degli ultimi 18 mesi. Alcuni lavoratori esasperati per gli stipendi non pagati e le promesse non mantenute decidono di rivolgersi ad un legale e di procedere con i decreti ingiuntivi. Scattano gli atti di pignoramento, arrivano alcuni pagamenti ai dipendenti, ma la situazione precipita e peggiora perché la liquidità diminuisce e non si riesce a fare più fronte alle spese ordinarie di mantenimento della struttura. Incredibile a dirsi, i dipendenti da vittime diventano carnefici, accusati in parte anche di aver provocato la chiusura dell’istituto. Una vera e propria beffa. Nel 2014, qualche mese prima del trasferimento degli anziani, era emerso chiaro il quadro economico precario e disastroso dell’istituto. Alcuni dipendenti vantano fino a 60 mensilità arretrate. Ammontano a 2 milioni e 200 mila euro i debiti della casa di riposo. Il dato emerge dalla relazione conclusiva della commissione d’indagine sull’istituto di Piano Sant’Ippolito, messa nero su bianco dalla IV commissione Politiche sociali, presieduta dal consigliere Concetto Arancio. I componenti della commissione, oltre il presidente i consiglieri Laura Saffila, Lillo Cimino, Filippo Vitali e Ivana Terranova, hanno acquisito e visionato verbali, documenti e procedure contrattuali, facendo il quadro della situazione deficitaria dell’istituto. Al momento della chiusura di quella relazione si passa dai 130 mila euro di debito nei confronti dell’Eni per la fornitura di metano da riscaldamento e da cucina, ai 234 mila euro dovuti per il servizio di ristorazione effettuato da una ditta tra il 2010 e il 2012, per il quale è stato già emesso un decreto ingiuntivo di pagamento. Ci sono anche 9 mila euro per le prestazioni del medico del lavoro, anche qui con decreto ingiuntivo, e diffide e decreti ingiuntivi in attesa di essere emessi per altri 40 mila euro dovuti ad avvocati e altre ditte. Poi c’è il grosso del deficit, quello dovuto agli stipendi non pagati ai dipendenti supplenti e a quelli di ruolo. I decreti ingiuntivi non ancora esecutivi in quel momento ammontano a 380 mila euro da parte del personale di ruolo, supplente e infermieristico. Gli atti di pignoramento in corso, derivanti da decreti ingiuntivi resi esecutivi, ammontano a 725 mila euro, proveniente sempre dallo stesso personale. Altri 398 mila euro sono i precetti in attesa di atti di pignoramento derivanti da decreti ingiuntivi resi esecutivi, mentre ammontano a 228 mila euro le altre diffide ad adempiere in attesa di decreti ingiuntivi presentati dal personale di ruolo e supplente. Insomma è il cane che si morde la coda. Insomma arriva dai "giudici" qualche stipendio a colpi di carta bollata, ma se ne va il lavoro, l'istituto chiude. E ora? Alcuni lavoratori hanno formato una cooperativa, chiedono di poter assistere gli anziani e ripartire, auspicano che le istituzioni, Comune in testa, possano aiutarli a far rimettere in moto la macchina che un tempo forniva loro un’occupazione. Martedì la vicenda finirà all’ordine del giorno della commissione Bilancio all’assemblea regionale siciliana, su richiesta del deputato regionale Antonio Venturino. Ma le speranze di rivedere la luce sono ridotte al lumicino. Ieri pomeriggio sul posto il sindacalista Antonino D’Alia e il sindaco Filippo Miroddi. Un confronto a tratti a muso duro tra il primo cittadino e i dipendenti. La struttura è regionale, ma i lavoratori sono delusi anche dalle amministrazioni comunali che si sono succedute nelle ultime legislature, accusate di non averli aiutati a trovare una strategia d’uscita dalla difficile situazione che si andava profilando nel tempo.

1 commento:

il greco ha detto...

Grazie per la tua solidarietà e sensibilità. Comunque non è. Vero che non c'era più mangiare per gli anziani perché le dispense erano piene a tappo! Questo non lo potevi sapere, tu giustamente e verissimo che si é voluto far cadere la colpa sui lavoratori che hanno lavorato senza stipendio per 8 anni. Oltretutto c'è da dire che sono stati spinti dall'amministrazione a fare i decreti . Beffati traditi, derisi ed illusi. Qualcuno ha interesse che vada per questo verso. Hanno progetti ambiziosi e redditizi sullo stabile.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo