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Il sit in a Piano Sant'Ippolito, alla casa di riposo San Giuseppe |
Alcuni hanno trascorso la notte in una tenda,
altri all’aperto e un paio di loro sono rimasti sul tetto. Le lacrime, la
rabbia e lo sconforto accompagnano da 48 ore la drammatica protesta degli ex
lavoratori della Casa di Riposo San Giuseppe, a Piano Sant’Ippolito, accanto
alla struttura per anziani dove un tempo svolgevano la loro occupazione. Hanno
perso da mesi il lavoro, da quando l’istituto, che rientra nelle Ipab
regionali, sommerso da alcuni milioni di debiti per decine e decine di stipendi
non pagati alle maestranze e per le fatture non pagate ai fornitori, ha dovuto
di fatto chiudere i battenti non avendo più neanche il cibo da dare agli
anziani ospiti. La direzione ha avviato la procedura di estinzione
dell’istituto, gli anziani sono stati nel frattempo trasferiti in altre
strutture e la vecchia e gloriosa casa di riposo San Giuseppe, con una storia
di oltre un secolo alle spalle, è diventata adesso una struttura fantasma,
vuota, con i topi, l’erbaccia e la polvere che pian piano cominciano a reclamare
i propri spazi. Due lavoratori precari dell’istituto sono saliti sul tetto
dell’edificio, le colleghe nello spiazzo sotto, sedute accanto ad alcuni alberi alla ricerca
di un po’ di frescura, attendono notizie dalle istituzioni. I vigili del fuoco
sono arrivati con un mezzo scala mobile e hanno montato un grande materasso
gonfiabile a tutela dei lavoratori saliti sul tetto, mentre gli agenti del
commissariato seguono da vicino da tutta la vicenda. “Rischiare la vita per un
pezzo di pane, i responsabili si vergognino, non ci hanno mai ascoltati, è dal
2008 che chiediamo aiuto”, dice Antonella Tiziana Zorba, una delle donne
coraggio rimaste senza lavoro che da Piano Sant’Ippolito aggiorna su facebook
l’andamento della protesta. Tutti i dipendenti, precari e di ruolo, vantavano e
vantano decine e decine di retribuzioni non pagate. Stipendi che si sono
accumulati negli anni, mentre...
tra una protesta, un sit in, un corteo, un tavolo
tecnico, un consiglio comunale e l’ennesimo incontro sindacale, volavano mille
parole ma i soldi continuavano a non arrivare. Eppure gli anni passavano, gli anziani continuavano
ad essere accuditi, tra il plauso delle istituzioni e dei partiti politici che
alla solidarietà non hanno saputo mai aggiungere altro. Poi il paradosso degli
ultimi 18 mesi. Alcuni lavoratori esasperati per gli stipendi non pagati e le
promesse non mantenute decidono di rivolgersi ad un legale e di procedere con i
decreti ingiuntivi. Scattano gli atti di pignoramento, arrivano alcuni
pagamenti ai dipendenti, ma la situazione precipita e peggiora perché la
liquidità diminuisce e non si riesce a fare più fronte alle spese ordinarie di
mantenimento della struttura. Incredibile a dirsi, i dipendenti da vittime
diventano carnefici, accusati in parte anche di aver provocato la chiusura
dell’istituto. Una vera e propria beffa. Nel 2014, qualche mese prima del trasferimento degli anziani,
era emerso chiaro il quadro economico precario e disastroso dell’istituto. Alcuni dipendenti vantano
fino a 60 mensilità arretrate. Ammontano a 2 milioni e 200 mila euro i debiti
della casa di riposo. Il dato emerge dalla relazione conclusiva della
commissione d’indagine sull’istituto di Piano Sant’Ippolito, messa nero su
bianco dalla IV commissione Politiche sociali, presieduta dal consigliere
Concetto Arancio. I componenti della commissione, oltre il presidente i consiglieri
Laura Saffila, Lillo Cimino, Filippo Vitali e Ivana Terranova, hanno acquisito
e visionato verbali, documenti e procedure contrattuali, facendo il quadro
della situazione deficitaria dell’istituto. Al momento della chiusura di quella
relazione si passa dai 130 mila euro di debito nei confronti dell’Eni per la
fornitura di metano da riscaldamento e da cucina, ai 234 mila euro dovuti per
il servizio di ristorazione effettuato da una ditta tra il 2010 e il 2012, per
il quale è stato già emesso un decreto ingiuntivo di pagamento. Ci sono anche 9
mila euro per le prestazioni del medico del lavoro, anche qui con decreto
ingiuntivo, e diffide e decreti ingiuntivi in attesa di essere emessi per altri
40 mila euro dovuti ad avvocati e altre ditte. Poi c’è il grosso del deficit,
quello dovuto agli stipendi non pagati ai dipendenti supplenti e a quelli di
ruolo. I decreti ingiuntivi non ancora esecutivi in quel momento ammontano a
380 mila euro da parte del personale di ruolo, supplente e infermieristico. Gli
atti di pignoramento in corso, derivanti da decreti ingiuntivi resi esecutivi,
ammontano a 725 mila euro, proveniente sempre dallo stesso personale. Altri 398
mila euro sono i precetti in attesa di atti di pignoramento derivanti da
decreti ingiuntivi resi esecutivi, mentre ammontano a 228 mila euro le altre
diffide ad adempiere in attesa di decreti ingiuntivi presentati dal personale
di ruolo e supplente. Insomma è il cane che si morde la coda. Insomma arriva dai "giudici" qualche stipendio a colpi di carta bollata, ma se ne va il lavoro, l'istituto chiude. E ora? Alcuni lavoratori hanno formato una cooperativa,
chiedono di poter assistere gli anziani e ripartire, auspicano che le
istituzioni, Comune in testa, possano aiutarli a far rimettere in moto la
macchina che un tempo forniva loro un’occupazione. Martedì la vicenda finirà
all’ordine del giorno della commissione Bilancio all’assemblea regionale
siciliana, su richiesta del deputato regionale Antonio Venturino. Ma le
speranze di rivedere la luce sono ridotte al lumicino. Ieri pomeriggio sul
posto il sindacalista Antonino D’Alia e il sindaco Filippo Miroddi. Un
confronto a tratti a muso duro tra il primo cittadino e i dipendenti. La
struttura è regionale, ma i lavoratori sono delusi anche dalle amministrazioni
comunali che si sono succedute nelle ultime legislature, accusate di non averli
aiutati a trovare una strategia d’uscita dalla difficile situazione che si
andava profilando nel tempo.
1 commento:
Grazie per la tua solidarietà e sensibilità. Comunque non è. Vero che non c'era più mangiare per gli anziani perché le dispense erano piene a tappo! Questo non lo potevi sapere, tu giustamente e verissimo che si é voluto far cadere la colpa sui lavoratori che hanno lavorato senza stipendio per 8 anni. Oltretutto c'è da dire che sono stati spinti dall'amministrazione a fare i decreti . Beffati traditi, derisi ed illusi. Qualcuno ha interesse che vada per questo verso. Hanno progetti ambiziosi e redditizi sullo stabile.
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