venerdì 28 novembre 2008

Variazione di bilancio. Per due volte manca il numero legale per l'assenza di 10 consiglieri del Pd su 12. Manca l'accordo tra i "democratici".

Salta due volte per la mancanza del numero legale la seduta del consiglio comunale con all’ordine del giorno il Riequilibrio di bilancio e la variazione finanziaria. Assenti in aula dieci dei dodici consiglieri del partito Democratico. Perché la seduta fosse valida occorrevano almeno 11 consiglieri presenti tra i banchi di via Cavour. I “democratici” non hanno ancora trovato un accordo politico sulla manovra proposta dalla giunta guidata dal sindaco Carmelo Nigrelli. Presenti solo il capogruppo del Pd, Giuseppe Venezia, e il consigliere di maggioranza Filippo Vitali, oltre ai consiglieri di centrodestra. A stupire, in aula, tra la prima e la seconda convocazione, è stata la motivazione avanzata da Venezia sull’assenza dei dieci colleghi del Pd. “Avevano tutti precedenti impegni”, ha riferito il capogruppo. Naturalmente nessuno gli ha creduto. Se ben dieci consiglieri comunali su dodici, su un atto politico fondamentale per la faccia del governo locale e per gli interessi della città, hanno tutti impegni precedenti, ai quali non possono rinunciare, allora è meglio che l’intero Pd si dimetta fin da subito. Ci aspettiamo in aula su questo una smentita da parte dei consiglieri “democratici”. O qualcuno vuol far credere alla città ad una sequela incredibile di coincidenze che ha portato tutti gli esponenti del Pd a trovarsi di fronte ad impegni così importanti da essere irrinunciabili. Se la verità è un’altra, invece, si abbia il coraggio di raccontarla in aula sabato pomeriggio. Ma siamo alle solite. Quello che accade veramente in consiglio comunale non deve sapersi. L’esercizio reale del potere si consuma in altri luoghi. All’interno del partito del sindaco ci sono state negli ultimi giorni forti spaccature. Divisioni sul solco delle grandi e forti perplessità sollevate in commissione consiliare Bilancio dal presidente della commissione, Fabio Monasteri, e dal suo collega Giuseppe Capizzi, sulle somme da destinare al pagamento degli stipendi dei netturbini e sulla gestione complessiva dell’operazione “contributo-anticipazione” volontaria sulla Tia 2008, promossa con grandi speranze ed energie dalla coppia Nigrelli-Scimone per tentare di portare nuova liquidità alle casse comunali. Operazione fallita, con solo un magro 10 per cento dei cittadini paganti. Un gruppo di consiglieri ha voluto marcare un proprio dissenso su uno o più punti. Il consiglio è stato convocato per sabato alle 18, in terza convocazione. Perché la seduta sia valida basteranno sette consiglieri presenti. Il gruppo dei dodici consiglieri del Pd avrà l’occasione per far dimenticare l’episodio di venerdì e trovare un accordo che fino a questa sera non c’è stato. Anche perché è ancora sotto gli occhi di tutti il cammino stentato e diviso del gruppo consiliare di maggioranza in occasione della elezione del presidente del consiglio comunale, avvenuta solo grazie alla stampella offerta dal centrodestra, e della prima variazione finanziaria del governo Nigrelli, passata solo grazie al numero legale tenuto in aula da quattro componenti del centrodestra. Anche le recenti indeterminate e indeterminabili “motivazioni politiche”, richiamate dal consigliere Giuseppe Capizzi (Pd) alla base della richiesta di rinvio del punto all’ordine del giorno sulle sostituzioni di due componenti dimissionari delle commissioni consiliari (di cui uno del Pd), ripropongono un tema già divenuto centrale e costante nei primi quattro mesi di governo di centrosinistra: quello dello scollamento molto forte e palpabile tra l’aspettativa di freschezza e trasparenza politica auspicata dalla gente con il nuovo corso Nigrelli e la nebbiosa macchina di formazione delle decisioni del gruppo Pd. E questo per la solita e identica ragione. Nelle sedi istituzionali, primo fra tutti il consiglio comunale, ogni qualvolta si consuma un passaggio politico (presidenza, variazioni finanziarie, commissioni consiliari, mancanza del numero legale) le reali e vere dinamiche accadute sul terreno politico rimangono nel sottosuolo del silenzio istituzionale di comodo. Per fare politica, allora, basta non dire la verità o tacere? http://robertpalermo.blogspot.com/

mercoledì 26 novembre 2008

Platia Servizi, la patata bollente della società mista a rischio scioglimento o fallimento. Un nodo politico mai sciolto.

La società mista Platia Servizi torna al centro del dibattito con l’audizione in conferenza dei capigruppo consiliari dell’assessore al Bilancio Francesco Restivo. La discussione del punto in conferenza era stato sollecitato da tempo da alcuni consiglieri. Ed arriva in conferenza dei capigruppo con notevole ritardo rispetto alla grande quantità di tempo persa già dalle istituzioni locali in materia.
Una vicenda assai spinosa sulla quale la politica locale continua a non assumersi responsabilità fino in fondo. E come spesso accade quando la politica fa troppi passi indietro potrebbe essere la magistratura a farne alcuni avanti.
La vicenda
La Platia Servizi, in mano al 51 per cento al Comune e al 49 per cento al socio privato Armerina 2G, si occupava di manutenzione degli edifici pubblici, allestimento palchi elettorali, pulizie dei locali comunali ed altro. Poi una discussa gestione della società ha portato a far peggiorare i conti. Il Collegio dei revisori, nel parere al Bilancio di previsione 2007, è stato chiaro.
“Dalla situazione patrimoniale della società si evince in maniera chiara che la Platia Servizi ha un deficit patrimoniale, cioè il capitale sociale pari a 30 mila euro risulta essere completamente azzerato dalle perdite realizzate”, scrivono i controllori dei conti comunali. I Revisori dei conti, nella sostanza, chiedono agli amministratori della società mista di deliberare la riduzione del capitale per le perdite o si rischia lo scioglimento della società. E poi rivolge un invito all’Ente “a voler esercitare la sua funzione di controllo sulla società partecipata”.
Le zone grigie
Un chiaro invito a non commettere gli errori del passato. Errori sui quali ancora non è stata fatta piena luce. In una relazione sulla situazione patrimoniale della società mista, risalente a fine dicembre del 2005, due componenti del Cda della Platia Servizi descrivevano una società che “non soltanto non ha mai prodotto profitti, ma che, addirittura, esiste unicamente per pagare i salari ai propri dipendenti, peraltro con notevoli perdite economiche”. In quello stesso documento il conto economico della società, al 7 dicembre del 2005, presentava un passivo di 150 mila euro.
Tutte le soluzioni cadono nel vuoto.
I consulenti incaricati dall’amministrazione comunale avevano tracciato tre possibili soluzioni per la società, il cui passivo ammonterebbe a 160 mila euro. E sulle cause del passivo l’allora partito dei Democratici di sinistra aveva anche chiesto una commissione conoscitiva in consiglio. Mai approvata. Commissione mai creata dall’aula. Oggi il Pd avrebbe i numeri per costituirla, ma non lo fa. Almeno finora. L’avvocato Egidio La Malfa e il commercialista Giuseppe Gervasi, nominati all’inizio del 2006 dal sindaco Maurizio Prestifilippo per predisporre un Piano industriale di rilancio della società, hanno indicato tre strade possibili. Il fallimento con il deposito dei libri contabili in tribunale, l’acquisizione della Platia Servizi da parte di un’altra società o una ricapitalizzazione da parte del Comune e del socio di minoranza, la cooperativa 2G. Il consiglio comunale, nel novembre 2006, aveva invitato la giunta, con un proprio atto di indirizzo, a cedere le quote di capitale sociale ad un terzo soggetto. La soluzione messa in campo dall’amministrazione Prestifilippo puntò poi a mantenere il 51 per cento, ma trovando un nuovo partner privato attraverso una selezione pubblica. Ma tutte le soluzioni sono cadute nel vuoto.
La via d’uscita offerta dal governo Prestifilippo
Nell’agosto del 2007 la giunta offre alla cooperativa Armerina 2G, socio privato di minoranza della Platia Servizi, la possibilità di uscire fuori dalla società mista senza pagare la propria parte di debiti. L’offerta è contenuta in un atto di indirizzo approvato dal governo guidato dal sindaco Maurizio Prestifilippo. La Platia Servizi al 51 per cento è in mano alle casse comunali. “Dall’esame dei dati contabili sono emerse gravi perdite a carico della società Platia Servizi”, si legge nella premessa dell’atto di indirizzo. La giunta decide di fare propria l’ipotesi di uscita dalla situazione di crisi attuale contenuta nella relazione della presidenza della Platia Servizi, presentata il 12 giugno 2007 agli uffici comunali. In pratica il socio pubblico, cioè il Comune, in base all’atto di indirizzo, chiede alla coop Armerina Servizi, socio privato al 49 per cento della Platia Servizi, di cedere in modo gratuito le quote di sua proprietà ad un soggetto terzo. Il soggetto terzo, scelto attraverso una gara ad evidenza pubblica, dovrebbe assumersi per contratto l’onere finanziario dell’intera perdita della Platia Servizi. Si accollerebbe, quindi, tutti i debiti societari, anche quelli di parte pubblica, oltre a quelli in quota alla coop Armerina 2G. Il nuovo privato come contropartita otterrebbe l’affidamento di tutta una serie di servizi pubblici, come ad esempio la manutenzione degli edifici comunali e delle strade. “Il vantaggio per l’Armerina Servizi 2 sarebbe rappresentato dall’opportunità che le si offre di liberarsi dell’onere di coprire le perdite dei precedenti esercizi”, si legge nel punto 4 della relazione, fatto proprio dalla giunta nella delibera fresca di approvazione. A provocare tale opzione sarebbe stato il quadro legislativo mutato negli ultimi anni, secondo il quale in una società mista il partner privato va scelto con una gara di evidenza pubblica. Ragione per la quale i servizi non potrebbero essere affidati all’attuale coop titolare del 49 per cento delle quote societarie, l’Armerina 2G.
La Corte dei Conti
Nel 2007 la Corte aveva aperto un fascicolo specifico sui conti armerini dopo aver ricevuto sul proprio tavolo una relazione del Collegio dei revisori contabili. Il 26 novembre la Sezione di Controllo della Corte dei Conti aveva ascoltato il sindaco Maurizio Prestifilippo e il responsabile del servizio Finanziario, Rosario Scimone. Erano tre i fronti sollevati dai revisori comunali. Fra questi quello di restituire equilibrio finanziario ed evitare perdite future alla società mista Platia Servizi. La magistratura contabile prese atto degli atti amministrativi “volti alla sostituzione del socio privato con altro socio da individuare attraverso procedura ad evidenza pubblica”. L’anno di riferimento per il controllo della Corte è il bilancio di previsione 2006 del Comune. La Corte dei Conti, poi, con riferimento anche alla vicenda della società mista, deliberò di “non dar luogo a specifica pronuncia, allo stato degli atti” nei confronti dell’amministrazione comunale. La Corte ha di fatto chiuso la pratica chiedendo “necessarie misure correttive” che sul fronte della Platia Servizi non sono mai arrivate negli ultimi tre anni.

Situazione gravissima e debiti da accollare. Tutti sembrano d’accordo nella diagnosi, ma la terapia continua a non arrivare. E quando un’infezione non viene curata è tutto il resto del corpo che rischia di andare in setticemia. La sensazione rimane quella di trovarsi con un malato grave di fronte a più medici che si passano tra loro la siringa senza mai avere il coraggio di effettuare la puntura decisiva. http://robertpalermo.blogspot.com

martedì 25 novembre 2008

Concorsi interni. Ricorso di un dipendente al Tar di Catania. Si contestano le modalità di utilizzo dei criteri per le graduatorie.

Finiranno davanti ai giudici amministrativi le cosiddette “progressioni verticali”, gli avanzamenti di carriera interni al comune armerino. Partito il primo ricorso al Tar di Catania contro i concorsi interni alla macchina comunale che si sono svolti nei mesi scorsi. Un dipendente del settore Tributario si è rivolto al Tar etneo contro il Comune e nei confronti di altri tre dipendenti, chiedendo l’annullamento, previa sospensiva, della graduatoria relativa alla selezione di nove posti di categoria D. Alla base del ricorso la modalità di utilizzazione da parte della commissione giudicatrice dei criteri per l’attribuzione dei punteggi basati sui titoli di servizio. Il dipendente comunale a fine settembre aveva scritto al Comune e richiesto il riesame dei titoli posseduti. E di fronte ad una risposta ritenuta non soddisfacente ha deciso di ricorrere per vie legali dopo aver acquisito tutti gli atti. Come già in parte fatto da un gruppo di una ventina di dipendenti che ha depositato un esposto dei Cobas alla Procura della Repubblica di Enna, chiedendo una verifica delle procedure adottate su tutti i concorsi interni. Un fascicolo è aperto davanti alla magistratura inquirente. L’amministrazione, da parte sua, ha deciso di andare avanti, dando incarico all’avvocato Pietro De Luca di resistere in giudizio davanti al Tar di Catania. http://robertpalermo.blogspot.com

giovedì 20 novembre 2008

Bilancio, Prestifilippo lascia i soldi, Nigrelli li mette sotto il materasso per emergenze e tagli di Regione e Stato. Giusto o sbagliato?

Il Comune stringe la cinghia...

Le casse comunali stringono la cinghia. Spese correnti azzerate fino al 31 dicembre, 800 mila euro di minori trasferimenti da Regione e Stato e un solo investimento di rilievo: quello di 90 mila euro per i lavori di sistemazione all’area ex Siace per far ripartire la Fiera del Bestiame. Questi in sintesi i dati principali del Riequilibrio di Bilancio approvato dalla giunta, già esaminato dalla commissione consiliare Bilancio e programmazione e, adesso, in attesa dell’esame definitivo in consiglio comunale, in programma il 28 novembre. I conti comunali e la congiuntura economica attuale, in pratica, non daranno la possibilità di una crescita della città.

Gli avanzi dell'avanzo...

Basta guardare i numeri.
avanzo di amministrazione (rendiconto 2007) 2.833.119,00 euro;
avanzo di amministrazione già vincolato 1.722.604,00;
avanzo di amministrazione da vincolare per eventuali minori trasferimenti 193.513,00;
avanzo di amministrazione da vincolare per l’emergenza rifiuti 400 mila euro;
totale avanzo di amministrazione vincolato 2.316.117,00 euro;
avanzo di amministrazione disponibile 517.002,00 euro; avanzo di amministrazione applicato col bilancio 382.976,00 euro; avanzo di amministrazione da applicare in investimenti 134 mila euro.

Soldi sotto il materasso...
In pratica il governo Prestifilippo, con il rendiconto 2007, ha ottenuto un buon avanzo di amministrazione di 2 milioni e 800 mila euro, ma la “borsa chiusa” e i tagli di Regione e Stato, l’emergenza rifiuti con il rischio di non prendere un euro dall’Ato Rifiuti, costringerebbero il governo Nigrelli a mettere i danari sotto il materasso per ragioni di cautela contabile e finanziaria. Come dire, meglio non fare il passo più lungo della gamba con i tempi che corrono.
“Abbiamo dovuto fare di necessità virtù, alla luce dei tagli dei trasferimenti statali che hanno costretto il nostro comune ad un’opera di revisione delle spese e riprogrammazione delle entrate”, spiega Francesco Restivo, assessore al Bilancio.

Questione Rifiuti. Bomba ad orologeria...

Previsti nell’allegata variazione di bilancio anche 200 mila euro per il pagamento ai netturbini degli stipendi di novembre, dicembre e tredicesima. Molto critici in commissione Bilancio i consiglieri Giuseppe Capizzi e Fabio Monasteri sulla gestione fallimentare del contributo volontario da 100 euro per le famiglie e 200 euro per le imprese come anticipazione della tariffa rifiuti per il 2008. Ha pagato solo il 10 per cento.

La delusione...

I due consiglieri hanno manifestato la loro delusione per la scarsa spinta complessiva data all’operazione, sollevando parecchie perplessità. Da registrare anche alcuni momenti di tensione in commissione tra il consigliere Giuseppe Venezia e il collega Giuseppe Falcone, scoppiati in relazione al capitolo da 500 mila euro votato ad agosto in consiglio comunale, proprio per assicurare alla città la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Si tratta, come è emerso dalla stessa commissione Bilancio, dell’ultima anticipazione finanziaria per i netturbini. Lo ha confermato lo stesso sindaco Carmelo Nigrelli. Poi il buio assoluto. La situazione esploderà nuovamente a gennaio. Il contributo volontario ha portato nelle casse poco più che 90 mila euro finora in due mesi. Troppo poco. Un fallimento. Ma soprattutto la consapevolezza che chi doveva dare l’esempio si è di fatto tirato indietro. E il riferimento è proprio alla politica e alle istituzioni locali. Indiscrezioni danno come paganti solo pochissimi consiglieri comunali ed esponenti politici, pochissimi commercianti, pochissimi dipendenti comunali e pochissimi liberi professionisti della città dei mosaici. In commissione Bilancio qualche consigliere ha anche ipotizzato di pubblicare gli elenchi di chi ha pagato e di chi non ha pagato.

Il Tar congela la Regione per tutelare il Patto di Stabilità della città

Il Tar di Catania, intanto, ha “congelato” il provvedimento “taglia fondi” con cui l’assessorato regionale alla Famiglia e alle Autonomie locali aveva deciso di “trattenere” 426 mila euro del “Fondo delle Autonomie”, già assegnati alla città dei mosaici. Il tribunale amministrativo regionale etneo, con proprio decreto presidenziale, ha sospeso l’efficacia del provvedimento regionale per la sua grave e pericolosa incidenza sulla tenuta del Patto di Stabilità del comune armerino. I fondi erano stati “trattenuti” dall’assessorato regionale per recuperare pro-quota i 3 milioni di euro di anticipazione straordinaria, somma liquidata dalle casse regionale all’Ato Rifiuti di Enna per far fronte alla grave crisi finanziaria in atto e alla paralisi del servizio di raccolta dei rifiuti. “Detta trattenuta incide notevolmente sull’equilibrio del bilancio 2008, in quanto una parte della somma, pari a 193 mila euro, viene trattenuta direttamente sui trasferimenti relativi al terzo e quarto trimestre dell’anno corrente”, spiega il ragioniere capo Rosario Scimone nella sua relazione. Un provvedimento, quello regionale, che “metterebbe in pericolo l’equilibrio del bilancio comunale e sicuramente provocherà lo sforamento del patto di stabilità interno”. La via giudiziaria è stata considerata l’unico strumento possibile “per non procurare gravi ed irreparabili danni finanziari all’ente”. Una decisione, quella del Tar di sospendere la “trattenuta”, arrivata proprio nel bel mezzo della seduta della commissione consiliare Bilancio e programmazione, mentre era in corso l’esame del riequilibrio di bilancio comunale. A confermare la sospensiva l’avvocato di parte comunale, l’amministrativista Pietro De Luca. Il 26 novembre il Tar, questa volta in seduta collegiale, dovrà decidere se confermare la sospensione già decretata dal presidente di sezione o se dare il via libera al provvedimento “taglia fondi”. Sempre in attesa, poi, dell’esame sul merito nei prossimi mesi.

Comune debitore dell'Ato?...

Il comune armerino è uno dei soci dell’Ato ennese, spiegano dalla regione Siciliana, e per questo deve tirare fuori la sua parte per i 3 milioni di euro anticipati all’Ato dalla Regione. “L’anticipazione è stata effettuata in favore della società d’ambito Ato, di cui è socio azionista il comune armerino, in favore del quale si è determinato indubbiamente un arricchimento in termini di servizi di raccolta e conferimento dei rifiuti”, aveva spiegato Francesco Scoma, l’assessore regionale alla Famiglia e alle Autonomie locali nel provvedimento inviato agli uffici armerini. L’amministrazione comunale non ci sta. E dopo aver ottenuto la sospensione dell’efficacia del provvedimento, adesso ne chiede l’annullamento.

..."neanche per sogno"

Gli uffici comunali hanno anche scritto all’assessore Scoma, sottolineando come il Comune vanti un credito di diverse migliaia di euro proprio dall’Ato, a seguito di diverse anticipazioni effettuate per il pagamento del personale, del carburante e della manutenzione dei mezzi.

Il Comune, sulla base di una tabella riepilogativa del servizio Finanziario, ha anticipato all’Ato Rifiuti di Enna dall’ottobre del 2007 ad oggi la somma complessiva di 1 milione e 127 mila euro. http://robertpalermo.blogspot.com/





Lettera aperta di Legambiente sul Caso D'Itria. Governo regionale indempiente e distante. Tutto dimenticato. Il dossier del Cigno Verde

Il testo del documento:
Egregi onorevoli ed autorità,
sono trascorsi 11 mesi, da quando il 29 dicembre 2007 è crollato il paramento murario ovest della Chiesa dell’Itria, risalente al XVI secolo, ostruendo totalmente l’omonima via, e causando danni ad alcune abitazioni limitrofe.
L’edilizia del quartiere Canali presenta una evidente stratificazione di tipo storico a cui si associa, nel tempo, un notevole incremento volumetrico e questo pone in rilievo il mai risolto interrogativo in merito agli usi ed abusi dei suoli nelle città storiche (e non).
Nei giorni seguenti al 29 dicembre furono accertati numerosi casi di abitazioni che presentavano evidenti segni di dissesto. Più di 20 famiglie furono evacuate dalle loro abitazioni e ricoverate in un albergo cittadino, e molte di queste, a distanza di 11 mesi dal crollo, vivono in abitazioni in affitto delle cui spese si fa carico il comune.
Nonostante la Regione Sicilia abbia riconosciuto immediatamente lo stato di calamità e richiesto lo stato di emergenza al governo nazionale, quest’ultimo ha respinto la richiesta invitando il Presidente della Regione ad intervenire con le risorse disponibili sul Fondo regionale di Protezione Civile.
Il crollo della chiesa e le numerose segnalazioni di edifici privati e pubblici pericolanti costituiscono un vero e proprio campanello di allarme per lo stato di conservazione del centro storico di Piazza, e riaprono il dibattito sulla necessità di dotare la città di una Legge speciale al fine di risanare gli storici quartieri abbandonati, qualificandoli dal punto di vista della funzionalità, nell’ottica di coniugare economia, turismo e beni culturali.
Ma, nonostante gli impegni assunti dalla Regione ed il reale stato di collasso dell’intera area, sembra che tutto taccia.
Il Comune di Piazza Armerina si è fatto carico di tutti i costi relativi all’emergenza, facendo gravare sul proprio bilancio circa 500 mila euro per i lavori di messa in sicurezza della chiesa, per le demolizioni, per le indagini geologiche sull’area del crollo, per l’assistenza alle famiglie le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili e per il supporto alla protezione civile.
Gli aiuti finanziari, richiesti e promessi, per il sostegno alla popolazione non sono mai arrivati.
Oggi la via Itria è chiusa al traffico all’altezza del crollo della chiesa, perché interamente occupata dalla struttura di puntellamento che è stata realizzata; 27 abitazioni sono state dichiarate inagibili, 13 famiglie sono state evacuate, una comunità religiosa è stata costretta ad abbandonare la propria parrocchia, ma tutto sembra dimenticato.
Per questo chiediamo che venga posta immediatamente fine alla condizione di degrado strutturale e sociale dell’area colpita dal crollo, individuando l’iter di finanziamento per la ricostruzione della chiesa e per il ripristino delle condizioni di sicurezza e di decoro, presupposti indispensabili per il vivere civile.
E’ opportuno, di conseguenza, che tutti gli attori della vicenda si confrontino, ognuno per le specifiche competenze, al fine di definire un percorso tecnico ed amministrativo per la soluzione del caso Itria, senza ulteriori indugi.

Il Rappresentante Legale del Circolo Piazzambiente Onlus
Riccardo Calamaio

Il dossier di Legambiente sulla vicenda D'Itria
SALVALARTE SICILIA 2008
CHIESE CROLLATE E FAMIGLIE SFOLLATE:
il caso della Chiesa di Santa Maria dell’Itria Alba del 29 dicembre 2007. Ore 05.45. Gli abitanti del popolare quartiere Canali vengono improvvisamente svegliati dal rumore causato dal crollo del paramento murario ovest della Chiesa dell’Itria, loro chiesa parrocchiale risalente al XVI secolo, sull’omonima via. Il crollo parziale della chiesa aveva di fatto ostruito la via Itria, attraversamento principale per lo storico quartiere, e causato danni ad alcune abitazioni limitrofe. L’edilizia del quartiere Canali presenta una evidente stratificazione di tipostorico a cui si associa, nel tempo, unnotevole incremento volumetrico; le abitazioni mostrano chiaramente superfetazioni che hanno certamente inciso nel tempo sulla debole portanza del sottosuolo e questo pone in rilievo il mai risolto interrogativo in merito agli usi ed abusi dei suoli nelle città storiche (e non).
Durante i giorni dell’emergenza molti anziani residenti hanno inoltre raccontato che la via Itria, sino agli anni ‘50-60 non era carrabile e presentava una lunga sequenza di gradonate.
Il boom dell’automobile determinò quasi sicuramente la modifica della sede stradale e nei decenni a seguire il passaggio quotidiano delle automobili avrà sicuramente determinato vibrazioni che si saranno propagate in un terreno geologicamente non ad altissima
portanza e su una strada (la via Itria per l’appunto) che nel sottosuolo si presenta cava, perché occupata da canalizzazioni idrauliche di notevoli dimensioni, elemento questo che diminuisce ulteriormente la stabilità globale del complesso strada-terreno. Vennero immediatamente allertate le forze dell’ordine ed i soccorritori, al fine di verificare, prioritariamente, che non vi fossero vittime o feriti al di sotto dell’enorme cumulo di macerie. Mentre i volontari e le forze dell’ordine lavoravano sotto la pioggia battente veniva immediatamente attivato, come previsto dalla legge, il C.O.C., il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile, una vera e propria task force, presieduto dal sindaco, al quale, in casi simili, viene demandato il coordinamento di tutte le attività di soccorso, di monitoraggio e di verifica sul luogo del disastro. La chiesa presentava il prospetto laterale completamente squarciato in corrispondenza di una stretta navata laterale e l’enorme breccia lasciava intravedere, dall’esterno, l’altare e parte del presbiterio. Molto presto u accertata la non presenza di vittime e feriti e l’interesse del C.O.C. si rivolse alla chiesa che minacciava di crollare completamente da un momento all’altro.
Fu emessa immediatamente un’ordinanza per garantire il puntellamento della navata e del tetto
della chiesa. Salvalarte Sicilia 2008.I lavori ebbero inizio lo stesso giorno e andarono avanti, per circa 15 giorni, ininterrottamente, in condizioni di notevole rischio, sino a quando i tecnici non dichiararono la provvisoria condizione di sicurezza della chiesa.
Per accertare le cause del crollo e predisporre la struttura di puntellamento più idonea per la chiesa furono nominati degli esperti, 2 ingegneri ed 1 geologo.
Tutto sotto la supervisione del Dipartimento di Protezione Civile Regionale e del Genio Civile di Enna. Nel frattempo i tecnici del comune, coadiuvati da quelli del Genio Civile di Enna, del Dipartimento di Protezione Civile Regionale e della Protezione Civile Provinciale avviavano una verifica a tappeto di tutte le abitazioni intorno la chiesa per verificarne le condizioni di
stabilità.
La zona dell’Itria era già stata in passato interessata da fenomeni di smottamento sotterraneo ed alcune case risultano ancor oggi puntellate. Nel giugno del 2004 l’amministrazione comunale aveva chiesto l’inserimento della zona dell’Itria, in quanto ad alto rischio, nel P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico) ma la richiesta non era stata accolta negando di fatto all’amministrazione la possibilità di ricevere finanziamenti specifici per la zona in questione.
Nei giorni seguenti al 29 dicembre furono accertati numerosi casi di abitazioni che presentavano evidenti segni di dissesto. Per i loro proprietari fu emessa immediatamente ordinanza di sgombero a scopo cautelativo, sino al completamento delle verifiche tecniche. Più di 20 famiglie furono evacuate dalle loro abitazioni e ricoverate in un albergo cittadino.
Alcune di esse, eliminate alcune condizioni di pericolo immediato, hanno avuto la possibilità di rientrare nelle loro
abitazioni ma la maggior parte di esse, a
distanza di 11 mesi dal crollo, vive in
abitazioni in affitto delle cui spese si fa
carico il comune.
Se questa è la breve cronaca dei fatti,
alcuni aspetti della vicenda sono degni di
una beffa.
La chiesa appartiene alla Diocesi di
Piazza Armerina.
Nel marzo del 2000 era stato presentato
alla Soprintendenza di Enna, per
l’espressione del parere di competenza,
un progetto di massima per il restauro
ed adeguamento impianti della chiesa
dell’importo di circa € 1.900.000,00,
finalizzato alla richiesta di finanziamento
da parte della Regione con i fondi POR
2000-2006.
Il progetto fu esitato favorevolmente nel
giugno dello stesso anno e di
conseguenza si poté procedere alla
redazione del progetto esecutivo che
però fu sottoposto ad un iter burocratico
lunghissimo (circa 200 giorni come ebbe
a dichiarare il vescovo di Piazza
Armerina alla V Commissione Cultura
ARS) e fu esitato solamente nel marzo
del 2001.
Ma ritardi burocratici, richieste di
integrazione ed altro, comportarono
l’esclusione del progetto dall’elenco di
quelli finanziati dall’Assessorato
regionale Beni Culturali.
Nell’agosto del 2002 il parrocco, di fatto
legale rappresentante, della chiesa,
propose ricorso al T.A.R. e
successivamente al C.G.A. contro
l’esclusione dal finanziamento.
Il 28 dicembre 2007, 1 giorno prima del
disastroso crollo, il C.G.A. esitò
l’accoglimento del ricorso.
Ma c’è dell’altro.
Salvalarte Sicilia 2008 Pagina 3 di 4
L’amministrazione comunale avviò
immediatamente (31 dicembre 2007) le
procedure per il riconoscimento dello
stato di calamità e di emergenza, istanze
accolte dalla giunta regionale il 7
febbraio 2008 con la dichiarazione dello
stato di calamità e la richiesta dello stato
di emergenza alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri.
I giorni successivi al 29 dicembre videro
a Piazza Armerina una vera e propria
passerella di illustri politici e tecnici, tutti
apparentemente impegnati su un fronte
comune: risolvere in breve tempo e
definitivamente l’emergenza della chiesa
e del quartiere che, ubicato a valle del
centro storico, si presenta caratterizzato
da condizioni idrogeomorfologiche
definite dallo studio sul P.R.G. “a rischio
molto elevato”, a causa sia dall’alta
escursione topografica (pendenza media
superiore al 50%) che alla litologia
presente costituita da sabbie e sabbie
limose a volte ricoperte da materiale
eterogeneo di riporto, di notevole
spessore, all’interno del quale è stata
registrata la presenza di acque circolanti
di diversa provenienza.
Nel frattempo le condizioni atmosferiche
non davano tregua alla cittadina e tra gli
abitanti del centro storico si diffondeva il
panico.
Numerose furono infatti, in quei giorni, le
segnalazioni, e di conseguenza gli
interventi della task force tecnica del
C.O.C., in merito a crolli, caduta di
calcinacci ed altro relative a palazzi
nobiliari ed ad altre chiese.
Segnalazioni ed interventi che riaprirono
il dibattito sulla necessità di dotare la
città di una Legge speciale per il centro
storico al fine di risanare gli storici
quartieri abbandonati, qualificandoli dal
punto di vista della funzionalità, ed al
fine di contrastare il diffuso stato di
degrado dell’edilizia monumentale
pubblica e privata di uno dei centri storici
più interessanti di Sicilia, nell’ottica di
coniugare finalmente economia, turismo
e beni culturali.
Il 10 gennaio 2008 la V Commissione
Cultura dell’ARS già coinvolta,
precedentemente al crollo della chiesa,
sul problema della Legge speciale, si
recò in visita a Piazza Armerina e
constatò lo stato di rischio in cui si
trovava la zona dell’Itria e la ricchezza
del patrimonio architettonico ed artistico
della città.
Il 15 gennaio successivo il sindaco ed il
vescovo furono invitati in audizione a
Palermo, presso la V Commissione ARS,
alla presenza del Dirigente Generale
dell’Assessorato regionale BB.CC.AA. per
approfondire la vicenda ed individuare un
percorso condiviso per la soluzione
definitiva del problema del centro storico
di Piazza.
In quella sede il Dirigente Generale
dell’Assessorato, prese atto del parere
del C.G.A. in merito al finanziamento del
progetto della chiesa dell’Itria e dichiarò
la disponibilità dell’assessorato a
legittimare finanziariamente il parere del
C.G.A., anche se ovviamente il progetto
andava completamente modificato con la
previsione non più del restauro ma della
ricostruzione.
Nelle settimane successive al crollo della
chiesa seguirono però crolli e terremoti
politici di notevole entità che
determinarono una lunga e silenziosa
fase di standby.
A Piazza Armerina arrivò, in sostituzione
del sindaco dimissionario, un
commissario regionale la cui priorità non
sembrò certamente essere l’emergenza
di via Itria.
Dal governo centrale, a metà aprile
2008, arrivò la comunicazione che la
richiesta di dichiarazione di stato di
emergenza da parte della Regione Sicilia
non era stata accolta, perché dalla
relazione di accompagnamento alla
richiesta stessa sembrava discendere che
il crollo era stato causato dall’assenza di
ordinaria manutenzione su una struttura già vetusta, pur sottolineando una generale situazione di degrado della chiesa e del versante su cui insiste. E le condizioni di rischio geomorfologico e di degrado strutturale dell’intera area? Nella stessa comunicazione però si faceva presente, al Presidente della Regione Sicilia, che l’evento era da ritenersi fronteggiabile, da parte della Regione Sicilia, attivando le risorse Salvalarte Sicilia 2008 disponibili sul Fondo Regionale di Protezione Civile. Il 19 giugno 2008 l’on. Giambrone rivolse un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri in merito al caso della via Itria. Successivamente, il 28 luglio 2008, il nuovo sindaco di Piazza dichiarò cessato lo stato di emergenza.
Da allora sembra che tutto taccia. L’amministrazione comunale di Piazza Armerina si è fatta carico di tutte le spese relative all’emergenza legata al crollo: circa 500 mila euro utilizzati per i lavori di messa in sicurezza del paramento murario crollato, per le demolizioni che sono state effettuate, per le operazioni di monitoraggio e di verifica delle condizioni geologiche dell’area, per vitto e alloggio delle famiglie le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili, per il supporto ai volontari di protezione civile. Gli aiuti finanziari per il sostegno alle famiglie promessi dall’ex presidente della Regione e dall’ex presidente della Provincia non sono mai arrivati, nonostante le richieste ufficiali. Oggi la via Itria è chiusa al traffico all’altezza del crollo della chiesa, perché interamente occupata dalla struttura di puntellamento che è stata realizzata; 27 abitazioni sono state dichiarate inagibili, 13 famiglie sono state evacuate, una comunità religiosa è stata costretta ad abbandonare la propria parrocchia, ma tutto sembra dimenticato. Così è se vi pare, come molte delle cose
di Sicilia.

domenica 16 novembre 2008

Verifiche Protezione civile sulle case evacuate dell'Itria. Nessun peggioramento. A gennaio rientro famiglie? Da Roma e Palermo niente fondi.Il ghetto

Case di via d'Itria. Sopralluoghi. Vetrini a posto.
Nessun peggioramento statico. Questo quanto emerso dai sopralluoghi effettuati dalla Protezione civile comunale e dall’ufficio Tecnico su 12 immobili di via d’Itria, nel quartiere Canali, tutti dichiarati inagibili e sgomberati dalle rispettive famiglie nel gennaio di quest’anno in seguito al crollo di una parte della vicina chiesa di Santa Maria dell’Itria. I tecnici della Protezione civile hanno effettuato in ciascuna delle abitazioni una verifica dello stato di agibilità degli edifici, monitorando lo stato complessivo delle strutture e il loro quadro evolutivo. E questo a dieci mesi di distanza dall’abbandono forzato delle strutture da parte dei rispettivi nuclei familiari. Il controllo sui fessurimetri, i cosiddetti “vetrini” posizionati nelle fessure delle pareti per constatarne i movimenti, avrebbe dato esito positivo. Sono tutti rimasti a “zero”, come si dice in gergo. In pratica le fessure non si sarebbero aggravate di un solo millimetro in 300 giorni. I tecnici hanno messo nero su bianco i rilievi effettuati e adesso dovranno stilare una relazione sui sopralluoghi effettuati. Il controllo effettuato, quindi, potrebbe diventare propedeutico al ritorno a breve nelle proprie abitazioni della gran parte delle famiglie sgomberate quasi un anno fa, adesso residenti in appartamenti a spese delle casse comunali. Il risultato dei rilievi, inoltre, potrebbe confermare l’ipotesi della mancanza di correlazione diretta tra il crollo dell’Itria e il quadro statico complessivo delle abitazioni di via D’Itria. Ma ancora è troppo presto per trarre conclusioni definitive. Se l’esito dei controlli, come sembra, potrebbe far emergere la piena agibilità delle case sgomberate, l’ufficio Patrimonio del Comune potrebbe procedere alla presa d’atto della nuova situazione, attivando nei prossimi mesi la rescissione dei contratti di affitto attualmente a carico delle casse comunali.
Anni di scricchiolii
I cittadini della zona da anni chiedono interventi di consolidamento statico del sottosuolo e messa in sicurezza di questa parte del quartiere Canali. Tutti i fabbricati hanno visto nel tempo aggravarsi lo stato fessurativo della muratura portante, perché costruiti sulle pareti di impluvi laterali. Un’instabilità dell’area dovuta alla eterogeneità del terreno sottostante gli edifici della zona, con la presenza di terreno di riporto utilizzato nei decenni per rendere pianeggiante il piano di fondazione delle nuove abitazioni, originariamente inclinato. Le indagini del sottosuolo, inoltre, in passato hanno messo in evidenza la presenza di una falda acquifera sotterranea. A breve, invece, dovrebbe scattare una nuova fase di controlli all’interno della chiesa di Santa Maria d’Itria, attualmente ingabbiata sul lato della via d’Itria e da dieci mesi chiusa al traffico nel tratto per ragioni di sicurezza.
Quanto costa l'evacuazione
Il prospetto spese sul crollo della chiesa d’Itria prevede 165 mila euro da spendere in quattro anni, dal 2008 al 2011, per l’affitto delle abitazioni assegnate dal Comune alle 13 famiglie evacuate a gennaio. Sono stati già spesi 83 mila euro, invece, per il ricovero degli evacuati nell’hotel Villa Romana nel primo mese dell’emergenza.
Nessun centesimo arrivato dall'alto. La situazione vista da Roma
La Regione Siciliana a febbraio ha riconosciuto lo Stato di Calamità, chiedendo alla Protezione civile nazionale, poi, il ben più importante riconoscimento dello Stato di Emergenza, quello necessario per accedere a fondi speciali nazionali. Soltanto che il dipartimento nazionale di Protezione civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha risposto picche. La situazione non è così grave e non dipende da fenomeni climatici, ma dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questa nella sostanza la situazione vista da Roma. Insomma, ci devono pensare le casse regionali, non quelle statali. Ma finora ogni centesimo è stato cacciato solo dalle casse comunali.
Quanto finora speso
Il prospetto economico della Protezione civile conta finora 495 mila euro di spese sostenute, di cui 288 mila euro già liquidati fino allo scorso giugno. L’ultimo atto ufficiale è l’invio di una relazione al dipartimento regionale di Protezione civile, accompagnata dalla richiesta da parte del commissario Nunzio Crimi di finanziare gli sforzi economici già sostenuti dal Comune. Ma di soldi neanche l’ombra. Tutta la vicenda è finita anche al Senato della Repubblica. L’onorevole Fabio Giambrone, senatore dell’Italia dei Valori, ha presentato un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri su tutta la vicenda. Dal Giornale di Sicilia - Edizione 13 novembre http://robertpalermo.blogspot.com/
L'Altra Piazza Dimenticata: il Ghetto
L'altra Piazza, quella tra via Angelo Golino e vico Licata. In mezzo la chiesa crollata dell'Itria, erbaccia, rifiuti, vie puntellate e case inagibili
Tubi, giunti, passerelle di legno, muri di sostegno puntellati, case demolite, numerose altre abbandonate, altre ancora a rischio, piccoli cortili inabitati invasi dalle erbacce e dalla spazzatura. È l’altra Piazza, quella tra il vico Licata e il vico Angelo Golino, con in mezzo la chiesa crollata di Santa Maria D’Itria, una via bloccata ed il quartiere Canali tagliato in due. I numeri ufficiali ed un giro a piedi sembrano far ricordare i postumi di un’area terremotata. Sono 22 gli immobili totalmente inagibili, 16 quelli inagibili per rischio esterno, 2 quelli parzialmente inagibili, 13 le famiglie evacuate, quattro le vie interne puntellate, solo alcune attraversabili da strette passerelle in legno. Il muro di sostegno della scalinata di vico Licata è a forte rischio. Metà della scalinata sottostante nel vico Scalo è stata occupata dai tubi e giunti utilizzati per il puntellamento. Stessa situazione in via Cannizzo e alla fine di vico Scalo. Il 29 dicembre il crollo del paramento murario della chiesa ha dato il colpo di grazia ad una situazione di dissesto idrogeologico già conosciuta da tempo dagli esperti. In dieci mesi, però, soldi pubblici regionali o nazionali non ne sono arrivati. Tante parole, indagini geotecniche, sopralluoghi istituzionali. Ma soldi niente. La Regione Siciliana ha anche riconosciuto lo Stato di Calamità, chiedendo alla Protezione civile nazionale il ben più importante riconoscimento dello Stato di Emergenza, necessario per accedere a fondi speciali nazionali. Soltanto che il dipartimento nazionale di Protezione civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha risposto picche. La situazione non è così grave e non dipende da fenomeni climatici, ma dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Insomma, ci devono pensare le casse regionali hanno fatto sapere da Roma. Ma finora ogni centesimo è stato cacciato solo dalle casse comunali. Il prospetto spese predisposto dagli uffici comunali di protezione civile conta finora 495 mila euro di spese sostenute, di cui 288 mila euro già liquidati. L’ultimo atto ufficiale è l’invio di una relazione al dipartimento regionale di Protezione civile, accompagnata dalla richiesta da parte del commissario Nunzio Crimi di finanziare gli sforzi economici già sostenuti dal Comune. Tutta la vicenda è finita anche al Senato della Repubblica. L’onorevole Fabio Giambrone, senatore dell’Italia dei Valori, si è rivolto con un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, ha chiesto di conoscere “quale sia lo stato attuale dell’iter per la deliberazione dello stato di emergenza e la relativa concessione dei fondi straordinari per il recupero dell’area”. La risposta pare arriverà in autunno.

Nella zona del crollo i bambini giocano a calcio sotto la chiesa dell'Itria, la rete del cancello di sicurezza è in parte divelta e mancante. Clicca qui:
L'interrogazione del senatore Fabio Giambrone (Italia dei Valori) sulla vicenda dell'Itria e del dissesto dei Canali:

mercoledì 12 novembre 2008

Le nuove norme per la fiera del bestiame passano in aula. Il sito forse aprirà a gennaio. Era stato promesso a settembre.


Approvato all’unanimità dal consiglio comunale il regolamento “Fiera di Piazza”, il testo di 43 articoli con il quale viene disciplinata la fiera zootecnica dell’area ex Siace. Tra le novità biglietto di ingresso di 2 euro per gli adulti, 1 euro per i minori dai 12 ai 18 anni e per chi ha più di 65 anni, gratuito per i portatori di handicap ed un accompagnatore. L’allevatore che porterà alla vendita un solo animale dovrà pagare 10 euro per la Cosap, il suolo pubblico, per più di un animale 30 euro. Gli espositori con le bancarelle, invece, dovranno pagare per la Cosap 50 euro.
Variazione finanziaria da 80 mila euro per ora stralciata, come chiesto dall'opposizione. Tentativo di imboscata?
Stralciata, invece, la variazione di bilancio associata al regolamento per realizzare alcuni interventi sull’area. “Presidente Centonze non faccia imboscate, la variazione di bilancio non è all’ordine del giorno, si tratta di una cosa diversa dal regolamento che discutiamo e va trattata a parte con un nuovo ordine del giorno”, dice Carmelo Gagliano, capogruppo del Popolo delle Libertà, il quale ha ricordato “l’ostruzionismo del centrosinistra” alle iniziative promosse dal governo Prestifilippo sull’area ex Siace. “Non faccio imboscate”, replica Centonze, il quale, poi, decide di stralciare dalla delibera la parte relativa alla variazione finanziaria, accogliendo di fatto la richiesta dell’opposizione. “Lo avevamo fatto solo per accelerare i tempi e dare subito il via allo smontaggio delle strutture dell’ex mercato ortofrutticolo da rimontare all’interno dell’area ex Siace”, spiegherà, poi, l’assessore al Commercio, Teodoro Ribilotta.
Meglio Fiera di Piazza o Fiera di piazza Armerina. Vince la storia rispetto al pragmatismo
Non accolta, infine, dall’aula la richiesta, presentata dal Popolo delle Libertà, di chiamare la fiera zootecnica non “Fiera di Piazza”, come proposto dall’amministrazione, ma “Fiera di Piazza Armerina”. “Ritengo più opportuno chiamarla Fiera di Piazza Armerina, perché questo consente in ogni occasione di poter rendere visibile e individuabile la nostra città, l’uso dell’espressione Fiera di Piazza non è al passo con i tempi, fa riferimento ad un periodo in cui la nostra città si chiamava solo Platia”, motiva Gagliano. “Fiera di Piazza”, però, è una volontà del sindaco Nigrelli, e alcuni consiglieri del pd, sia pure perplessi, confermano il rimando storico agli appunti del Chiarandà.
Le valutazioni di Legambiente
“Nell’area, ricadente in pre-riserva, sarà possibile effettuare la fiera zootecnica e altre manifestazioni specifiche grazie ad un protocollo d’intesa stipulato fra l’amministrazione e l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana, ente gestore della riserva, che prevede inoltre gli interventi strutturali e di manutenzione nel rispetto delle norme di tutela ambientale allegate al decreto istitutivo della riserva”, spiega Riccardo Calamaio, consigliere del Partito Democratico e responsabile di Piazzambiente.
Cani e gatti "minorenni" accompagnati dai genitori
Tutti gli animali, ad eccezione degli anatidi (le anatre), che non potranno mai essere ammessi alla fiera,dovranno essere identificati con regolare marca auricolare e identificativo elettronico contenente microchip e dovranno essere scortati dal previsto passaporto individuale. Vietato introdurre cani e gatti di età inferiore alle otto settimane, tranne quando questi siano accompagnati dalla madre. Assolutamente vietata la commercializzazione di cani di età inferiore a 60 giorni. Previsti due ingressi. Cancello sud (dal bosco adiacente l’area) per gli operatori commerciali, gli animali e i veicoli adibiti al trasporto degli stessi. Cancello nord (strada per Aidone) unicamente per i visitatori. Il visitatore che acquista anche un solo animale, potrà uscire dal sito fieristico solo dal cancello sud, previa registrazione dell’avvenuta transazione commerciale nell’apposito registro di carico e scarico bestiame.
Ma la fiera continua a rimanere chiusa
Tutto importante e innovativo. Solo che la fiera, almeno per ora, continua a rimanere chiusa. Il capogruppo del pdl, Gagliano, lo ha ricordato all’assessore Teodoro Ribilotta: “Avevate promesso di riaprire a settembre, non ci siete riusciti neanche a ottobre, e adesso se tutto va bene si riaprirà a gennaio, prima di fare promesse pensateci sopra”. http://robertpalermo.blogspot.com/
Mancano dei tempi tecnici perchè tutto sia pronto. Anche per fine novembre la fiera salterà. Occorrono altri 80 mila euro ed una variazione di bilancio per finanziare il trasporto con smontaggio della copertura del mercato ortofrutticolo, da utilizzare per realizzare la tettoia per i cavalli. L'assessore Teodoro Ribilotta aveva dichiarato negli scorsi mesi che l'obiettivo era riaprire la fiera zootecnica dell'area ex Siace alla fine di settembre. La fiera si tiene ogni ultima domenica di mese, quindi la riapertura doveva avvenire il 28 settembre. Prima data saltata e tempi non rispettati. Seconda data saltata e tempi non rispettati. Adesso si guarda a fine dicembre? La riapertura potrebbe arrivare a gennaio 2009.Vediamo se i nuovi tempi verranno rispettati. Clicca sotto e guarda, intanto, quanto ha speso finora sull'area ex Siace l'amministrazione Nigrelli: http://robertpalermo.blogspot.com/2008/08/fiera-zootecnica-tutte-le-novit-e-gli.html

martedì 11 novembre 2008

Si ritrovano un rottweiler e un pastore tedesco in cucina, interviene la polizia. I due animali, con il collare, forse abbandonati dai proprietari.


PIAZZA ARMERINA. Se li sono ritrovati dentro la cucina mentre stavano facendo fuori i pochi resti di un pollo arrosto. Presi dalla paura si sono rivolti subito agli agenti del commissariato. I proprietari di una villa in contrada Indirizzo, vicino al depuratore comunale, giovedì sera, non credevano ai loro occhi quando si sono ritrovati con due cani di grosse dimensioni penetrati dentro la loro abitazione, impegnati a consumare il loro frugale pasto di fortuna tra il tavolo e il frigorifero. Un grosso e robusto rottweiler ed un altrettanto forzuto pastore tedesco, entrambi muniti di collari, forse affamati, forse abbandonati dal loro padrone o fuggiti da qualche residenza vicina, hanno messo in forte apprensione i proprietari della villa, spaventati dalla mole dei due cani e dal fatto di esserseli trovati all’improvviso dentro casa. I due animali, in ottime condizioni igienico-sanitarie, di ottima costituzione e tempra, puliti, sono poi rimasti a gironzolare nel cortile interno alla residenza. La donna di servizio, presa di coraggio, ha messo in mano il piatto con alcuni resti alimentari e lo ha portato all’interno di un adiacente garage, seguita dai due quattrozampe. Un’operazione che ha consentito alla donna di poter rinchiudere i due cani nella rimessa e chiamare le forze dell’ordine. Sul posto si sono portati gli agenti del commissariato. Aperto il garage, i due cani, inizialmente nervosi e diffidenti, sono stati avvicinati con molta pazienza, e dopo ripetuti tentativi, da un poliziotto, il quale ha potuto constatare di avere a che fare con due esemplari non randagi, due cani domestici dall’ottimo carattere e dall’indole assolutamente mansueta. Fatta la prima “amicizia”, i due animali sono rimasti “in custodia”, dentro il garage, per tutta la notte. Venerdì mattina, poi, sul posto sopralluogo degli agenti del commissariato e degli uomini della Polizia municipale, seguiti dai titolari ed alcuni assistenti del nuovo canile gestito dall’associazione Sole Nero. Il rottweiler, un esemplare maschio di circa due anni, è stato trasferito presso il ricovero per cani dell’associazione di contrada Solazzo, mentre il pastore tedesco è stato portato presso il canile in fase di allestimento in contrada Casale. A coordinare l’operazione, non del tutto ordinaria per il commissariato, il dirigente Giancarlo Consoli. I due “buontemponi” a quattro zampe potrebbero essere stati abbandonati dal proprietario. Anche perché fino ad oggi, e sono passati quasi tre giorni, non sono arrivate ai vari corpi di polizia denunce di smarrimento degli animali. Ma non è escluso che i proprietari li stiano ancora cercando. O meglio il proprietario. “Secondo me i due animali appartengono ad un unico proprietario, portano entrambi due collari identici, si vede subito che fra loro c’è un forte affiatamento, e poi due esemplari maschi non vanno quasi mai in giro insieme”, spiega uno dei responsabili e fondatori di Sole Nero, Enzo Orlando, da anni allevatore di “rottweiler”, con lo scopo “di creare esemplari dal carattere buono e socievole”. Fuggiti o abbandonati? Nel secondo caso scatta la denuncia penale. Il commissario Consoli e il comandante dei Vigili urbani, Pietro Viola, intanto, lanciano un appello: “Se il proprietario non li ha abbandonati venga a riprenderseli subito, sono due esemplari stupendi e molto socievoli”. Adesso per 60 giorni saranno tenuti nei ricoveri dell’associazione. Poi verranno dotati di microchip e dati in adozione. Giornale di Sicilia Edizione 9 novembre http://robertpalermo.blogspot.com/

Offerte ai sacerdoti, cala la generosità dei fedeli piazzesi nel 2007 rispetto al 2006

Fedeli della diocesi armerina più generosi con i propri parroci nel 2007 rispetto all’anno precedente. Aumenta del 10,40 per cento, infatti, l’importo complessivo delle offerte destinate al sostentamento del clero dei dodici comuni diocesani. I dati forniti dalla Cei, la conferenza episcopale italiana, il cosiddetto parlamento dei vescovi, fanno registrare un incremento di circa due mila euro, passando dai 18.688 euro del 2006 ai 20.639 euro del 2007. Un centinaio, invece, il numero delle offerte, passate dalle 500 del 2006 alle 597 dell’anno dopo. Il numero degli offerenti, invece, nel 2007 è stato di 552, circa un offerente ogni 402 abitanti del territorio diocesano. I dati sono stati già presentati dall’istituto diocesano per il Sostentamento del clero, attraverso il servizio per la Promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, alla presenza del vescovo Michele Pennisi e delle categorie professionali coinvolte nella devoluzione delle somme donate dai fedeli. Andando a guardare la distribuzione territoriale delle offerte, però, proprio la città dei mosaici mostra una tendenza negativa per il sostentamento del clero. Se nel 2006 i fedeli piazzesi avevano portato 940 euro nelle casse della diocesi, nel 2007 la somma è scesa a 830 euro, mentre è diminuito anche il numero delle offerte, passate dalle 22 del 2006 alle 16 del 2007, con un decremento del 27,30 per cento in un anno. http://robertpalermo.blogspot.com

"Solo finto dialogo" nel confronto mancato sull'ospedale Chiello.

Useremo tutti i mezzi leciti possibili contro l’ingiustizia di chiudere il Chiello.
di Sebastiano Arena
Il nostro ospedale “Michele Chiello” in un anno fa dagli 8 ai 9.000 ricoveri, accoglie e tratta nel suo Pronto Soccorso più di 15.000 persone, possiede il più alto indice di attrazione (20.7 %) di tutta la provincia; non presenta, tra le prime 10, patologie a rischio di inappropriatezza trattate in regime di ricovero ordinario; è utilizzato, oltre che dagli abitanti del suo distretto (Aidone, Barrafranca, Pietraperzia) è utilizzato anche dai non residenti (Valguarnera, Raddusa, Mirabella, S. Cono, S. Michele di Ganzaria, Mazzarino, ed altri). Piazza è al centro di un bacino archeologico-turistico di rilevanza mondiale, un luogo dove passano oltre 600.000 turisti all’anno e fra breve (con la riapertura della villa romana del Casale restaurata e l’arrivo della Venere di Morgantina) saranno oltre un milione. Ci sarà bisogno di un’accoglienza sanitaria maggiormente potenziata.

Se le cose stanno così, qualcuno può dirci perché ci chiudono l’ospedale? Qualcuno può dirci perché l’ospedale deve soccombere, se esso ha dato risposte adeguate, comprese urgenza ed emergenza, in tutti i lunghi anni della sua esistenza e ci sarà necessità di darne ancora?

Ovviamente vorremmo risposte serie e non le generiche e banali risposte che finora sono giunte, tipo: dobbiamo risparmiare, dobbiamo tagliare gli sprechi, dobbiamo risanare i bilanci. Qualcuno, come il Direttore generale dell’Asl 4 si è spinto oltre: dice che i posti-letto sono un mezzo e non un fine; dice di voler creare una sanità più giusta e più adeguata ai bisogni; dice che vuole assicurare a tutti i cittadini il meglio e con più sicurezza; esprime considerazioni incaute e un po’ terrificanti ai cittadini (“Lei non farebbe partorire sua moglie in un reparto dove non c’è la rianimazione”.); dice pure che è stato pronto al dialogo e non gli è giunta alcuna proposta alternativa alla sua.
Ovviamente rigettiamo in tronco queste considerazioni perché sono il prodotto della giustificazione, il frutto amaro della contiguità con la politica del governo, lui che è stato creato direttore dell’Usl 4 da questo governo e dunque ama porsi come un commissario zelante. Le proposte le ha avute, ma non ne ha tenuto conto: gli abbiamo proposto di essere trattati in questa provincia esattamente come in tutta la Sicilia e dunque con un indice di posti-letto ospedalieri del 3,5 o almeno del 3 per mille abitanti. Picche! La risposta è che non si tocca il piano regionale. Gli abbiamo detto che, se è ineluttabile l’accorpamento con l’ospedale di Enna, almeno che non chiuda i reparti per acuti di Piazza Armerina, dimodoché al nostro nosocomio sia mantenuta la sua caratteristica di ospedale. Picche! Ha risposto che i reparti per acuti dovranno chiudere. Gli abbiamo chiesto di mantenere i reparti di emergenza. Picche! La cardiologia dovrà andare a Enna e così pure l’anestesia, inoltre dovrà eliminare la pronta disponibilità medica di laboratorio e radiologia. Ci ha proposto, la cosiddetta week surgery, ma non ne ha voluto sapere quando abbiamo fatto notare che tale modalità chirurgica non è fattibile se non è presente pure la chirurgia generale e il servizio di anestesia. E tutto questo diniego a senso unico lo chiama dialogo.
Ma il dialogo, non spetta a me chiarirne l’autentico significato, è (dalla conversazione socratica in poi) una modalità antichissima di procedere nei rapporti umani essendo fatto di tesi, antitesi e poi sintesi. Ma come si può ottenere la sintesi, se chi pone la tesi rifiuta l’antitesi? Se l’interlocutore viene convocato solo per comunicargli la propria tesi? Allora si tratta di un finto dialogo, un soliloquio, un monologo condotto da parte di chi ha dentro di sé la dogmatica certezza della gestione delle cose.
Ma andiamo allo stato dell’arte. La sanità siciliana si trova ad un bivio: o andrà come l’Assessore regionale Russo ha ipotizzato e allora molti ospedali chiuderanno per mancanza di posti-letto per acuti. Secondo questo percorso si andrà a risparmiare un sacco di soldi pubblici, si accederà ai contributi statali e al mutuo, aumenteranno però le spese per l’utenza, si farà una cattiva sanità in quanto si precluderà l’uso degli ospedali ad una larga fetta di popolazione, la quale, a causa di una pessima offerta sanitaria da parte del territorio, è riuscita finora a risolvere i suoi problemi proprio accedendo all’ospedale.
Un’alternativa a questa strada è quella della bocciatura del decreto da parte dell’ARS poiché da più parti e quasi quotidianamente si avvertono segnali di contrarietà nella maggioranza oltre che, beninteso, nell’opposizione. In questo caso il panorama diventerà ancora più fosco in quanto lo scontro politico potrà portare perfino alla caduta del governo con le prevedibili ed imprevedibili conseguenze.
In questi giorni ho avuto l’opportunità di parlare con esponenti della “commissione dei 51” e, quando ho domandato perché alla provincia di Enna è stato assegnato un indice di p.l. di 2,1 x 1000, si sono meravigliati quasi non credendo che fosse andata davvero così. Evidentemente non conoscono bene lo schema di decreto di rimodulazione della rete ospedaliera e non conoscono neppure gli allegati (!). Infatti, i 718 posti-letto ospedalieri sono stati portati a 365. Ma la cosa più sconcertante è stata quella di apprendere della chiusura certa di tanti ospedali per acuti che saranno trasformati in presidi territoriali, luoghi a metà strada tra l’ambulatorio e il cronicario. E quando ho fatto notare che a Piazza il direttore dell’Asl avrebbe lasciato la Medicina e la Lungodegenza, mi sono sentito rispondere che la Medicina, in quanto reparto per acuti, non può sussistere e resterà in piedi solo la Lungodegenza che, tra l’altro non ha bisogno della figura primariale. Mi sono cadute le braccia! Altro che mantenere al Chiello la dignità di ospedale, ne vogliono fare proprio un cronicario!
A Palermo lunedì 10 novembre la popolazione di Piazza Armerina farà sentire la sua voce con un consiglio comunale celebrato sotto le finestre dell’Assessorato regionale alla Sanità. Chiederà conto della mannaia che sta per abbattersi sulla provincia di Enna, un bacino di povertà e di disoccupazione, perennemente depresso e abbandonato da sempre dalle istituzioni. Chiederà conto dell’ennesima iniquità contro la comunità di Piazza Armerina a cui sono solidali tutti i comuni viciniori e cioè Aidone, Barrafranca, Pietraperzia e Valguarnera. Speriamo che l’assessore e il suo direttore vogliano passare alla storia come i salvatori dell’ospedale piuttosto che come i suoi demolitori.

giovedì 6 novembre 2008

Area artigianale. L'iter va avanti, si cercano i fondi per le opere di urbanizzazione. Ma rimane l'anomalia "fiume Gela".

Approvato dalla giunta comunale, e inviato alla Regione Siciliana per la richiesta di finanziamento, il progetto da 3 milioni e 582 mila euro per la realizzazione delle opere di urbanizzazione dell’area artigianale di contrada Bellia. Le casse comunali dovranno compartecipare all’eventuale finanziamento dell’opera con 550 mila euro, pari al 15,60 per cento dell’investimento totale, di cui 449 mila euro da recuperare attraverso le imprese assegnatarie dei lotti edificabili e altri 100 mila euro a carico del bilancio comunale, anche attraverso un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti.
Tra gli interventi previsti
Nel progetto, predisposto dall’ufficio tecnico comunale, previste opere di sbancamento e riempimento dell’area di contrada Bellia dove dovranno sorgere i capannoni. Per quanto riguarda la rete viaria è previsto l’allargamento della stradella esistente che costeggia la circonvallazione della strada statale 117 Bis, di un tratto della regia trazzera Madonna della Noce e il tratto della strada vicinale Cannarozzo che delimita la parte nord dell’insediamento produttivo. Tutta l’area artigianale verrà attraversata da quattro strade interne che formano nell’insieme una sorta di scacchiera. Previsti gli impianti di illuminazione, di distribuzione di acqua, luce e telefono, mentre per il gas metano l’impianto verrà realizzato dalla società che gestisce tale servizio. Prevista l’installazione di corpi illuminanti con lampade a risparmio energetico, con un quadro elettrico definito dai progettisti “intelligente”, programmabile per la regolazione dell’intensità luminosa. L’intervento progettuale include naturalmente anche la realizzazione dei parcheggi e l’esproprio di tutti i terreni ricadenti all’interno dell’area artigianale di contrada Bellia. Da realizzare anche una doppia canalizzazione interrata, ai lati della carreggiata stradale, per le acque bianche e le acque nere. Il progetto parteciperà al bando pubblicato l’estate scorsa sulla gazzetta regionale e rimarrà in ogni caso in graduatoria anche per successivi interventi nel quadro del nuovo Por. “Devo esprimere un caloroso grazie a tutti coloro che nell’ufficio tecnico si sono prodigati perché si potesse presentare al meglio il nostro progetto”, commenta il sindaco Carmelo Nigrelli. Si aspetta, adesso, la valutazione del progetto da parte della Regione Siciliana e l’inserimento in graduatoria per l’eventuale finanziamento delle opere. Ma questo canale finanziario potrebbe anche non rivelarsi subito percorribile. Per questo non si escludono altre possibili vie per ottenere i fondi necessari. “Si potrebbe chiedere il finanziamento attraverso i bandi Por, ma si potrebbe anche costituire un consorzio tra gli imprenditori più motivati per procedere alla realizzazione dell’area”, aggiunge il primo cittadino in un nota.
Alcuni numeri previsti dal progetto
In totale il progetto prevede 27 capannoni per complessivi 14.425 metri quadri coperti. Le imprese che potranno localizzarsi nell’area artigianale possono essere al massimo 27, a meno di un accorpamento di lotti dietro specifica richiesta di alcune aziende. Ed in questo caso il numero totale delle aziende sarebbe inferiore. Ogni capannone modulare ha una superficie di 556 metri quadri, di cui 40 metri quadri destinati ad uffici. I capannoni sono affiancati a gruppi di tre al fine di ridurre i costi di realizzazione. E quindi possono unirsi tra loro fino a tre moduli, realizzando capannoni fino a 1.668 metri quadri. Il bando regionale richiedeva almeno 20 dichiarazione di interesse da parte delle imprese locali. Le dichiarazioni di interesse arrivate agli uffici comunali sono state 83. Le domande sono state presentate soprattutto da attività legate al comparto dell’automobile (20 tra carrozzieri e meccanici, 3 lavaggi, 2 elettrauti, due aziende di noleggio pullman, 2 componentistica), al settore dell’edilizia (8 aziende e 14 laboratori), all’alimentare (8 aziende), all’agricoltura (3 aziende), al riciclo materiali (2 aziende) e ad altri settori vari (19 aziende, tra cui orologeria, impiantistica, tipografia).
Il quadro economico
Il quadro economico del progetto, sempre in caso di finanziamento, prevede una base d’asta di 2 milioni e 296 mila euro, mentre tra le somme a disposizione dell’amministrazione figurano 358 mila euro per l’esproprio dei terreni destinati a viabilità e parcheggi, 449 mila euro per l’esproprio dei terreni destinati ai lotti edificabili, 229 mila euro solo di iva al 10 per cento, 45 mila euro come diritti tecnici Rup al 2 per cento, 12 mila euro per la pubblicità della gara, 5 mila euro per il collaudo statico, 11 mila euro per indagini preliminari e geognostiche, 114 mila euro per imprevisti, 10 mila euro per il collaudo tecnico amministrativo.
L'anomalia
Un progetto, comunque, discutibile per un suo aspetto particolare: l’area è interessata dall’attraversamento del corso del fiume Gela, come emerge dalle cartografie di progetto, anche se in realtà sui luoghi non vi è acqua e non sempre è facilmente individuabile il tracciato dell’alveo. http://robertpalermo.blogspot.com/ Giornale di Sicilia 2 novembre

Un gruppo di imprenditori, però, come emerge dall'articolo di Piero Cancarè, pubblicato su La Sicilia del 2 novembre, starebbe preparando un esposto alla magistratura proprio sull'area artigianale. Di seguito l'articolo del collega, così come ripreso dal sito di Radio Mosaici:

Guai in vista per la realizzazione dell’area artigianale in zona Bellia?
Piazza Armerina. Guai in vista per la realizzazione dell’area artigianale in zona Bellia? A quanto se ne deduce sembra proprio di si. "Il percorso che sta portando alla realizzazione del piano artigianale di contrada Bellia potrebbe inciampare sulla denuncia che i proprietari del terreno da espropriare stanno per presentare alla Procura della Repubblica". La clamorosa decisione, a quando si è potuto appurare, arriva dopo diversi tentativi di trovare risposte dal Consiglio Comunale e dal progettista del Prg, chiamati a dare risposte concrete sulle problematiche che riguardano l’area artigianale. Il motivo fondamentale che induce i proprietari ad esprimere dubbi e perplessità sugli errori progettuali, riguarda in particolare il ripristino dell’alveo del fiume Gela. Il progetto elaborato prevede, infatti, il ripristino di un tratto del fiume Gela contenuto all’interno della zona artigianale. Per quanto riguarda la pericolosità dell’operazione, il tutto consiste nel fatto che il fiume in questione risulta interrotto dal passaggio della SS117 bis e che il ripristino dell’alveo creerebbe di fatto un serio pericolo di esondazione in quanto l’acqua raccolta nel fiume, inattivo da oltre trent’anni, andrebbe a sfociare direttamente sulla regia trazzera. L’intervento previsto nel piano regolatore appare evidentemente inadeguato e pericoloso per la pubblica incolumità e per gli equilibri idrogeologici dell’intera zona. Il gruppo di imprenditori che oggi si dice pronto a presentare denuncia alla Procura della Repubblica, ha tentato in tutti i modi di far valere la ragione presentando opposizione all’approvazione col risultato di vedersela respinta. In quella occasione il progettista rispose che aveva ricevuto un parere favorevole da parte del Genio Civile che di fatto lo solleva da eventuali responsabilità in caso di esondazioni. Una tale risposta ha generato stupore e indignazione da parte di queste persone, che li ha convinti a continuare la legittima battaglia giungendo ad elaborare una dettagliata relazione da allegare alla denuncia che verrà presentata alla magistratura nei prossimi giorni. La sensazione è che il progettista, nel redigere il piano dell’area artigianale, a quanto pare, non abbia tenuto conto della situazione esistente. Appare improbabile infatti che un progettista che elabora un progetto di così fondamentale importanza economica e sociale non tenga conto del normale andamento e della natura stessa di un fiume. Sarebbe bastato conoscere il territorio per rendersi conto che il fiume Gela, nel tratto che ricade all’interno della zona artigianale, non è stato più oggetto di cammino da parte dell’acqua poiché i terreni limitrofi si trovano a quota inferiore rispetto al letto del fiume e dunque le acque piovane non scaricano più nel letto del fiume bensì rimangono al di là degli argini. Ciò si è reso necessario perché in corrispondenza dell’incrocio tra il fiume Gela e la Regia Trazzera Madonna della Noce non esiste nessun passaggio che permetta al corso d’acqua di oltrepassare la strada e di continuare il suo corso,dal momento che la strada Statale 117 bis per un tratto transita sul letto del fiume e di fatto lo taglia di netto. Ma a quanto pare le motivazioni degli imprenditori per impedire la realizzazione della zona artigianale così come è stata progettata non ha sortito alcun effetto. Il progettista, sembra, senza dare risposte certe e rassicuranti su ciò che potrebbe avvenire dalla operazione di confluenza delle acque all’interno del letto del fiume ed il Consiglio comunale hanno respinto le osservazioni presentate. Per cui ai cittadini interessati, sottolineano, non rimane altra strada se non quella dell’esposto alla Procura della Repubblica. Piero Cancarè

In effetti il contesto in cui ricade l'area artigianale è assai "sensibile" e delicato: così come emerso dai sopralluoghi dell'Arta, l'assessorato regionale al territorio e ambiente, il vecchio tracciato della statale 117 Bis separa l'area artigianale dalla zona di pre-riserva della Riserva Naturale Orientata Rossomanno Grottascura Bellia", ai margini della stessa area artigianale si trovano i pozzi dai quali viene emunta l'acqua potabile da parte dei comuni di Caltagirone e Mazzarino, un piccolo bosco, come evidenziato nello studio agro-forestale e come emerge chiaramente a chi conosce la zona. E vicino si trova un vivaio della Forestale. L'area, poi, come detto, è interessata dall'attraversamento del corso del fiume Gela. Un fiume "fantasma", come sembrerebbe ormai da decenni. Ma non tanto "fantasma" se è vero che verranno realizzate, secondo le prescrizioni del Genio Civile, opere di regimentazione delle acque. Quindi il pericolo viene considerato potenzialmente esistente. Ed allora le perplessità rimangono tutte in piedi e forti sotto il profilo della qualità della pianificazione del territorio. In un'area del genere anche un profano si accorge come si sarebbero dovute pianificare strutture leggere a servizio dei boschi.

I capigruppo consiliari chiedono dossier su concorsi interni a Bascetta. Apertura fascicolo alla Procura. Ma il commissariato indagherebbe da un anno.

Aperto un fascicolo dalla Procura della Repubblica del tribunale di Enna sui concorsi interni alla macchina comunale. Indagini delegate agli uomini del commissariato per verificare se siano state compiute irregolarità procedurali penalmente rilevanti o siano state presenti incompatibilità ambientali nella fase concorsuale. Un’inchiesta a quanto pare già in corso da tempo da parte degli agenti di polizia, ma sui quali si è innestato l’esposto firmato da 21 dipendenti comunali e presentato alla Procura dai Cobas. Ad essere ascoltato dagli investigatori, sia pure in via informale, il coordinatore provinciale del sindacato, Luigi Bascetta, anche lui uno dei dipendenti comunali che ha preso parte alle cosiddette “progressioni verticali”, i concorsi interni per titoli ed esami per ottenere l’avanzamento di carriera interna all’amministrazione comunale.

I documenti sono già stati in parte visionati dagli inquirenti. Ma si tratta di un lavoro di accertamento lungo e difficile. Fino ad oggi non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati e nessuna denuncia penale. L’esposto dei dipendenti comunali era stato inviato anche alla Corte dei Conti di Palermo

La conferenza ha chiesto al sindacalista di presentare una dettagliata relazione sulla vicenda, una sorta di dossier nel quale far confluire tutte le anomalie di carattere procedurale lamentate.

"Forse sono stato convocato,dopo diverse settimane dalla mia richiesta, solo perchè adesso è stato aperto un fascicolo alla Procura? http://robertpalermo.blogspot.com

Non escluso possano essere ascoltati dagli inquirenti fra non molto i 21 dipendenti comunali firmatari dell'esposto.

martedì 4 novembre 2008

Pozzi comunali e la favola della loro manutenzione. Occorre una commissione d'indagine. Ma i consiglieri non ne hanno il coraggio. Chi proteggono?

PIAZZA ARMERINA. “O costruiamo nuovi pozzi, cosa difficile da ottenere, o requisiremo i principali pozzi privati con l’affitto, l’acquisto o la confisca, intavolando una trattativa con il comune di Caltagirone”. Il sindaco Carmelo Nigrelli, rispondendo in consiglio comunale ad un’interrogazione del consigliere Basilio Fioriglio, indica alcuni percorsi possibili per tentare di superare per il futuro la crisi idrica in cui si trova attanagliata la città e la provincia. Soluzioni nel breve periodo non in grado di risolvere la crisi idrica. No del primo cittadino, intanto, alla richiesta di un parere legale per valutare la possibilità di attingere acqua dai pozzi costruiti sul territorio armerino da comuni vicini. La proposta era stata avanzata dal consigliere Fioriglio nella sua interrogazione. “Insisto perché si verifichi con un parere legale la possibilità di percorrere questa strada, anche perché si tratta di pozzi costruiti quando ancora non era entrata in vigore la legge Galli che ha portato al sistema degli Ato Idrici nell’isola”, dice Fioriglio. La crisi idrica delle ultime settimane rischia di diventare ingestibile. Commercianti e artigiani del comparto alimentare vanno avanti a colpi di autobotti per mandare avanti le proprie attività, con i relativi costi in più da sostenere. Anche perché l’acqua viene pagata due volte, al trasportatore che le vende e alla stessa società che gestisce il servizio, il cui contatore gira ugualmente, anche con l’acqua comprata da altri. E si moltiplicano ogni giorno le proteste dure di cittadini che bussano alla porta del primo cittadino, invitandolo a battere i pugni con maggiore forza sui tavoli delle società Acquaenna e Siciliacque, oltre che su quello del Prefetto di Enna. Quotidiane le tensioni al Comune. http://robertpalermo.blogspot.com/ Dal Giornale di Sicilia dell'1 novembre

Il consiglio comunale abbia il coraggio e la forza politica bipartisan di istituire una commissione consiliare d'indagine, così come prevista dall'articolo 32 bis dello statuto comunale, con al centro lo stato dei pozzi ricadenti su territorio comunale, per verificare in modo puntuale se e in che modo sia possibile ottenere una emancipazione totale dalla diga Ancipa in materia di approvigonamento idrico. Il consiglio comunale, infatti, secondo quanto recita lo statuto comunale, "a maggioranza assoluta dei suoi componenti (11 consiglieri su 20), per effettuare accertamenti su fatti, atti, provvedimenti e comportamenti su materie attinenti l'amministrazione comunale, può deliberare l'istituzione di una commissione d'indagine, definendo nel contempo l'oggetto, l'ambito e il termine per riferire all'assemblea consiliare". La proposta di istituzione della commissione può essere avanzata dal presidente del consiglio o da un quinto dei consiglieri. La commissione può disporre audizioni e accedere a tutti gli atti, anche di natura riservata, relativi all'oggetto dell'indagine, potendo convocare ogni terzo soggetto interessato alla vicenda. Ipotizzabili sopralluoghi in ciascuno dei pozzi comunali e degli altri pozzi ricadenti sul territorio comunale e utilizzati da comuni vicini, con l'assistenza alla commissione di tecnici di fiducia dell'amministrazione comunale esperti ed esperienti in materia, in modo da verificare quanti pozzi funzionano, quale la portata attuale, quale la portata potenziale, quali le attività di manutenzione necessarie per aumentare la portata attuale (come nel caso di pozzi insabbiati...), (consentendo l'emancipazione definitiva dall'Ancipa), quali i costi necessari, quali i motivi di un mancato eventuale ammodernamento del sistema di approvigionamento dagli stessi pozzi e così via. Il consiglio comunale, poi, prende atto della relazione finale, adottando i provvedimenti opportuni o rinviando tutto ad altri organi competenti. Si tratterebbe dell'unica seria attività di controllo politico sulla gestione del sistema idrico in città.

Il problema di fondo è che i consiglieri, almeno su questa vicenda, evidentemente, proteggono altri interessi che non sono quelli dei cittadini. Altrimenti non si spiegherebbe l'atteggiamento molle verso una vicenda cruciale per i prossimi anni.

Pozzi Comunali:
Indicazione dei pozzi comunali e relativa portata (solo sulla carta, dati comunali risalenti a qualche anno fa e non coincidenti con quelli di Acquaenna):
Villa Garibaldi portata litri al secondo 08
Contrada Bellia pozzo n. 1 lt/sec. 15
Contrada Bellia pozzo n. 2 lt/sec. 10
Contrada Bellia pozzo n. 3 lt/sec. 08
Contrada Bellia pozzo n. 4 lt/sec. 05
Contrada Bellia pozzo n. 5 lt/sec. 05
Contrada Ingarronato pozzo n. 1 lt/sec. 09
Contrada Ingarronato pozzo n. 1 Bis lt/sec. 03
Totale 8 pozzi comunali con una portata di lt/sec. 63

L'ingegnere Alessandro Dottore, responsabile dell'ufficio Tecnico di Acquaenna, la società che gestisce il servizio idrico integrato per conto dell'Ato Idrico, ha riferito in consiglio comunale, nel corso del dibattito, che le fonti del territorio comunale (i pozzi) danno in tutto 38/40 litri al secondo.

Chi ci può dire come stanno le cose veramente? Quale e quanta manutenzione sia necessaria? Quanti fondi occorrono? Occorre ricordare che i pozzi appartengono al Comune, gestiti da Acquaenna. In questo momento non esiste un solo consigliere comunale in grado di poter dire, dati alla mano, quanta acqua viene tirata dai pozzi, e quale sia la loro condizione.

L'intervento del collega Guglielmo Bongiovanni su www.enzograssia.it:
"La politica ha tutti gli strumenti per affrontare l'emergenza idrica. Consiglieri studiate!"
http://www.enzograssia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=609&Itemid=1

lunedì 3 novembre 2008

Chiello. Manifestazione a Palermo il 10 novembre e preparazione della mozione di sfiducia del manager Francesco Iudica

PIAZZA ARMERINA. Manifestazione a Palermo il 10 novembre e preparazione della mozione di sfiducia contro il manager Francesco Iudica. Questo quanto emerso in soldoni dalla conferenza dei capigruppo consiliari e dalla "chiamata alle armi" successiva alla Sala delle Luci del palazzo comunale.
L'assessore alla Sanità Innocenzo Di Carlo: "Iudica ha preso parte ad un assemlea di cittadini sui problemi sanitari a Leonforte mentre da noi non viene, ne prendiamo atto, nonabbiamo più interlocutore con cui discutere, si va alla mozione di sfiducia"
Il presidente della Confesercenti provinciale Salvatore Manuella: "Grave e vergognoso che un manager non voglia parlare con la politica locale, si vada alla sua sfiducia"
Massimo Di Seri, per i quartieri della città: "Piazza pronta a scendere in piazza a Palermo"
Il vicesindaco Teodoro Ribilotta: "Pronti anche ad incatenarci a Palermo"
Segue...
http://robertpalermo.blogspot.com/

Il comunicato stampa dell'Italia dei Valori:
All'iniziativa dell’Italia dei Valori per la difesa e il potenziamento dell’ospedale Michele Chiello è seguita una prima giornata di sciopero generale per giorno 19 novembre da parte dei Sindacati, Associazioni e anche dell'emittente “Radio Mosaici”. Le RSU di CGIL, UIL-FPL e NURSIND dell’ospedale hanno dichiarato uno sciopero di 24 ore a partire dalle ore 7.00 del 19 novembre alle ore 7.00 del 20, garantendo le emergenze e i servizi minimi previsti dalla legge 146/90. Le OO:SS rivendicano: l’attivazione immediata dei 4 posti letto di terapia intensiva rianimatoria come dal piano di rientro di cui alla GUS Parte 1 n° 30 del 4.7.2003; mantenimento di tutti i reparti del Presidio Ospedaliero; potenziamento della diagnostica con la Risonanza Magnetica Nucleare. Lo stesso giorno alle ore 11.00 sarà tenuta una manifestazione di popolo davanti l’ospedale con invito a partecipare esteso alla RAI e alla stampa. Confesercenti, Confcommercio, CNA, ANVA in rappresentanza degli artigiani, commercianti, venditori ambulanti e le imprese chiuderanno le attività dalle ore 9.00 alle ore 10.00 mentre la sera tutte le insegne resteranno oscurate. Lo sciopero Generale è aperto a tutti, in tal senso gli organizzatori rivolgono un appello per ulteriori adesioni. I sindacati della scuola e del Pubblico Impiego decideranno le modalità della loro partecipazione. Italia dei Valori continuerà la raccolta delle firme per la petizione popolare, giunta a 5.000 firme. L'emittente Radio Mosaici diramerà i comunicati sulla protesta alla cittadinanza. Auto con mezzi di diffusione sonora percorreranno le vie cittadine per annunciare le manifestazioni. Una possibilità per evitare la chiusura dell'ospedale è rappresentata dalla protesta e dalla petizione, che ha l’obiettivo di raggiungere10.000 firme documentate con l’iscrizione alle liste elettorali, che rappresentano l'elettorato attivo e di conseguenza la sovranità popolare. La politica del governo di centrodestra che, dopo l’attacco all’istruzione, mina anche la sanità, con la chiusura dell’ospedale, deve sapere che qualsiasi provvedimento che non tenga conto della volontà dell’elettorato di Piazza Armerina porterà alla consegna delle tessere elettorali. La petizione sarà consegnata al Presidente della Regione da una rappresentanza di tutti i Sindacati e Associazioni che hanno indetto la protesta. Nel giorno della consegna un corteo motorizzato di cittadini del comprensorio ospedaliero invaderà pacificamente Palermo. Se non cesseranno gli attacchi al Chiello la protesta dei cittadini proseguirà con forme sempre più incisive di lotta, perché la salute dei cittadini non è uno spreco o peggio ancora un calcolo ragionieristico.
Piazza Armerina 3.11.2008

A seguire, qui sotto, l'intervento di Edoardo Lotario al Consiglio Comunale di Barrafranca del 3 novembre 2008

Il Direttore generale insiste sul concetto che non riceve proposte a proposito del riordino della rete ospedaliera.

Ma da chi le vuole le proposte ?

Teniamo presente che il Direttore generale - in qualità di esperto e componente del tavolo tecnico voluto dall’Assessore Russo - ha avanzato delle proposte ovviamente già durante la stesura del piano, senza mai consultare a priori nessuno e le proposte le ha tradotte oggi come operative per “ salvare “ gli ospedali della Provincia.
Queste ultime sono state presentate ai Sindaci dei Comuni del Distretto sanitario di Piazza Armerina e all’osservatorio permanente ospedaliero del Chiello, in ottemperanza alle raccomandazioni ricevute dall’assessore Russo con la lettera a firma di questi e diretta ai componenti dello staff Prot. N. 5701.

Invero il Manager si è attivato da primo della classe, essendo stato il primo tra tutti i Direttori generali delle ASL a redigere un progetto di riordino degli ospedali della Provincia, che assomiglia invece più ad un piano di demolizione e che interessa anche quello del capoluogo, il quale scoppierà per l’improvvisa pletora di domanda di salute,che dovrà subire.

Se non andiamo errati il Consiglio comunale di Piazza Armerina, convocato in seduta aperta alla cittadinanza, ha approvato un ordine del giorno all’unanimità, con il quale i Consiglieri comunali esprimevano la volontà politica – e non partitica – e di politica sanitaria nella controproposta, articolata nei seguenti punti:

1°) mantenimento della struttura ospedaliera per acuti
con potenziamento del Pronto soccorso ( attivazione di posti di Rianimazione ) per continuare ad assicurare, migliorandoli, gli interventi per le emergenze e le urgenze, cui collegare i posti letto esistenti al Chiello per acuti attivati sulla base di criteri di appropriatezza ad assicurare i livelli minimi di assistenza e cioè:
A) Medicina, B) Chirurgia, C) Centro nascita con assistenza neonatale e Pediatria, D) Cardiologia, E) Ortopedia e Traumatologia, F) Emodialisi e Nefrologia,G) Otorino, H) Servizi ( Radiologia, Analisi, Anestesia, Emoteca )I) Rianimazione.
Al riguardo di quest’ultima si ricordi che tutti e tre i Direttori Generali succedutisi negli ultimi 10 anni si sono sottratti all’obbligo di attivare i posti letto di Rianimazione, pur essendo state acquistate in conto capitale le attrezzature ed essendo in principio sufficiente il numero degli Anestesisti, che poi sono fuggiti come sono fuggiti i Cardiologi e gli Otorino senza che nessuno dei Direttori abbia mai fatto qualcosa per arrestare il trend negativo.
Si tratta di Reparti, oggi Unità operative storicamente presenti nel nostro nosocomio e non appositamente istituiti per favorire ipotetici Primari, oggi Direttori di Struttura.
Tali controproposte sono la conseguenza della necessaria correzione che dovrà essere fatta nella revisione del piano di rientro e di riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale ( vuoi dalle Commissioni, vuoi in Aula)
nell’ottica di una vera concertazione.
Sino ad ora il Direttore generale ha operato nell’ottica dell’informazione su proposte non modificabili.
Infatti si dovrà passare dagli attuali 2.1 posti letto X 1000 abitanti per acuti, previsti nel piano per la Provincia di Enna a 3 X 1000, se l’assessore non vorrà continuale a commettere sperequazioni rispetto alle aree metropolitane.

Alla luce di quanto sopra detto i posti letto per acuti saranno in Provincia 540 ( essendo la popolazione della Provincia rappresentata da 180.000 residenti ) e non 352 come frettolosamente previsto nella prima stesura del piano di rientro dai cosiddetti esperti ( ci sono anche giornalisti: che ci fanno ? ) e che dovrà ancora percorrere la strada delle Commissioni e dell’Aula.

La posizione strategica, la forte attrazione secolare - e sottolineo secolare - esercitata sulle popolazioni dei territori del circondario, l’assenza di ricoveri impropri, come si evince dai report annuali aziendali, l’indice di occupazione dei posti letto che supera il 72%, destinato comunque ad aumentare spontaneamente in previsione del flusso turistico di un milione e mezzo di visitatori previsti dal 2009 in poi per la riapertura della Villa Romana del Casale e del ritorno della Venere di Morgantina pongono l’Ospedale di Piazza Armerina nelle condizioni ottimali perché possa subire solo una contrazione dei posti letto dagli attuali 138 attivati a 120.

La riduzione del 15% ( da 138 a 120 p.l. per acuti ) dei p. l. automaticamente induce l’aumento dell’indice di occupazione che supererà l’80% come previsto nel piano di rientro e consentirà di mantenere attivi i posti letto delle Unità operative perché ben al di sopra del 40% - in base al numero di ricoveri nel 1° semestre del 2008 - rispetto ai posti previsti come modulo dal D.A. 810/2003 ( vedi citata lettera prot 5701).
Pertanto gli standard relativi all’indice di occupazione e al numero dei posti letto attivati nel primo semestre del 2008 consentono al Chiello di avere tutti i requisiti richiesti nel piano di riordino della rete ospedaliera per acuti, per avere assicurato e continuare ad assicurare gli standard assistenziali minimi in risposta alla domanda di salute dei cittadini residenti nel nostro caso nell’ambito del Distretto di Piazza Armerina ( circa 50.000 abitanti più i cittadini delle province limitrofe, più il flusso di turisti ).

A questi 120 posti letto per acuti bisogna aggiungere per rispondere alla domanda di salute dei cittadini residenti nell’ambito del distretto i posti per lungodegenti e di riabilitazione.

Tutte queste controproposte sono state rappresentate al Direttore generale in un ordine del giorno del Consiglio comunale di Piazza Armerina, di concerto con l’osservatorio ospedaliero, con il comitato cittadino per la salute, con i rappresentanti dei quartieri cittadini, con le associazioni presenti in Città, con liberi cittadini in occasione della seduta del Consiglio comunale aperto alla Città e ribadito sulla stampa da cronisti locali e sui blog , di cui il Direttore generale ha mostrato esserne a conoscenza.
2) Attivazione dei servizi territoriali
atti a soddisfare le esigenze di salute della collettività, perché assolutamente mancanti ( vedi assistenza domiciliare integrata, adeguamento del numero dei posti RSA, Altzeimer, sclerosi multipla, consultori familiari senza le figure professionali minime previste come quella per esempio del mediatore culturale - piani di zona attivi ecc. )

Le controproposte o come le chiama il Direttore generale le proposte sono state rappresentate ancor prima dell’incontro avvenuto la scorsa settimana, quando sono stati illustrati dal Dr Iudica ai sindaci dei quattro Comuni sede di ospedale, agli onorevoli regionali e nazionali i contenuti di un foglio ricco di frecce con le proposte da portare all’Assessore Russo, dove non c’è traccia di ospedale per acuti per Piazza Armerina e Leonforte, con accorpamenti a Enna e Nicosia e l’istituzione a Piazza Armerina e Leonforte di centri di accoglienza a mo’ di Presidio territoriale di Assistenza, il P.T.A.
Il P.T.A. consiste in pratica in un ambulatorio aperto 24/24 H con medici di base a garantire la presenza del medico e di attività diurne di diagnostica e terapia specialistica, compresa la Five week surgery tanto cara al Dr Iudica e così gli infartuati, i soggetti con accidenti cerebrali, i poli-traumatizzati potranno serenamente attraversare l’Ade ( secondo il credo pagano ).
Eduardo Lotario
Consigliere comunale di Piazza Armerina

Chiello. Sciopero e manifestazione il 19 novembre, poi firme dell'Italia dei Valori a Palermo. E pomeriggio tutti a raccolta per la lotta.

Cgil, Uil e Nursind hanno proclamato 24 ore di sciopero per il 19 novembre contro il piano di ridimensionamento dell'ospedale Chiello.
E intanto arriva a quota 5 mila firme lapetizione promossa dall'Italia dei Valori per salvare il Chiello.
"Obiettivo è raggiungere 10 mila firme", dice Aldo Murella, segretario provinciale dell'Idv. Le firme saranno portate a Palermo nelcorso di una manifetsazione motorizzata nel capoluogo regionale.
E intanto per il 19 novembre prevista anche una manifestazione davanti all'ospedale.
Commercianti, imprenditori e artigiani chiuderanno le loro attività per un'ora abbassando le saracinesche. http://robertpalermo.blogspot.com

domenica 2 novembre 2008

"Forse i nostri giovani non sanno più perchè si vive e perchè si muore?"


di monsignor Michele Pennisi - Parte dell'omelia al cimitero
Oggi è la festa di Halloween o festa di tutti i santi? Si tratta della solita americanata che serve per incrementare i consumi o di una carnevalata farsesca nella quale delle zucche vuote si mascherano con zucche svuotate, o in tutto questo vi è una domanda confusa sul senso della vita e della morte?
L'antica leggenda di origine celtica di Halloween ( che significa letteralmente " vigilia di Ognissanti ) narra che la notte del 31 ottobre le anime dei morti tornano sulla terra e cercano di entrare nei corpi dei vivi. È dunque per difendersi da queste anime che i vivi si mascherano da fantasmi, e vagano nella notte .
La festa di Halloween attinge a tradizioni serie, riguardanti il rapporto tra i vivi e i morti con le quali gli uomini di ogni tempo e di ogni cultura si interrogano da sempre sul proprio destino.
Se oggi la vita non vale nulla e genitori e figli si ammazzano come bestie, se si sceglie ciecamente la morte altrui e propria in folli scorribande notturne dopo la discoteca, se ci si distrugge a quindici anni con droghe acquistate davanti alla scuola e consumate in gruppo, se a Perugia avviene un delitto tra coetanei alla ricerca di sensazioni estreme, se ragazzotti ignoranti sfondano le porte delle chiese di notte per improvvisare orridi riti satanisti, non è forse perché non sappiamo più perché si vive e perché si muore?
Forse non dovrebbe sfiorarci il dubbio che, con l’innocuo dilemma " dolcetto o scherzetto? " , i nostri giovani mascherati da scheletri balbettino a modo loro una domanda – magari malposta o superficiale, sul senso della vita.
Le feste pagane, i nostri antenati le hanno sapute " cristianizzare " , riciclando intelligentemente il contesto e imbottendolo di contenuti completamente nuovi e trasformando in autentico senso religioso i riti pagani.
Oggi invece rischiamo di rendere pagana una festa cristiana.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo