mercoledì 31 dicembre 2008

Concorso per Ragioniere Capo. Un requisito veramente "speciale": favorito di fatto nell'accesso al concorso chi ha avuto dietro la politica.

Un concorso per pochi eletti posti sotto tutela dalla politica? Quello per Ragioniere Capo al Comune si annuncia come una procedura selettiva destinata a provocare forti polemiche. Il requisito di accesso al concorso che favorisce di fatto chi ha ricevuto incarichi dalla politica in passato rispetto a chi non ne ha ricevuto (un requisito chiamato speciale dall'articolo 2 del bando), rischia nei prossimi giorni di innescare un clima di forti e gravi sospetti. Il consigliere Giuseppe Falcone ha chiesto alla responsabile del servizio Personale, Maria Assunta Parlascino, l’acquisizione del numero, con i relativi nominativi, dei partecipanti alla procedura selettiva pubblica. “La presente richiesta al fine di valutare se la clausola del bando che imponeva, fra i requisiti di accesso, una esperienza di direzione del servizio economico e finanziario per almeno tre anni, in amministrazioni pubbliche, abbia di fatto determinato un depauperamento della procedura selettiva, appurato che un simile requisito non può maturare se non in capo a dipendenti pubblici aventi già funzioni apicali ovvero in capo a soggetti affidatari mediante nomina politica di un simile incarico”, dice Falcone, il quale intende investire della vicenda il presidente del consiglio comunale, Calogero Centonze, “nel più celere tempo possibile”, per affrontare la questione in aula, nel corso di un dibattito pubblico. Annullare in autotutela il concorso comunale per Ragioniere Capo e riformularlo dando un accesso alla selezione più ampio possibile. A chiederlo era stato nei giorni scorsi l’associazione “Emanuele e Leopoldo Notarbartolo”, mettendo sotto accusa uno dei requisiti del bando di concorso, quello nel quale si chiede “esperienza, adeguatamente documentata, di direzione del Servizio Economico Finanziario per un periodo non inferiore a 3 anni, cumulabili, in amministrazioni pubbliche…”. Di fatto solo chi in passato ha ricevuto incarichi dalla politica nelle pubbliche amministrazioni può accedere al concorso. Un giovane laureato e preparato, ma senza incarichi politici alle spalle, può attaccarsi al tram. “In un contesto sociale nel quale la valorizzazione delle risorse umane diventa cruciale per un corretto funzionamento degli enti pubblici, è interesse fondamentale di tutta la comunità sociale, oltre che della stessa pubblica amministrazione, quello di garantire che l’accesso ai concorsi pubblici sia il più ampio ed il più corretto possibile”, spiega il presidente dell’associazione, Alessia Di Giorgio, la quale chiede anche la convocazione di un consiglio comunale. L’istanza per l’annullamento del concorso, infatti, è diretta al sindaco Carmelo Nigrelli, al servizio comunale Risorse umane, alla conferenza dei capigruppo e al presidente del consiglio comunale Calogero Centonze. Ed è accompagnata anche da una raccolta di firme. “Ci rimettiamo alla sensibilità del Sindaco e della responsabile comunale del Settore del Personale, affinché rivedano a 360° tutta questa procedura selettiva, in guisa da consentire un percorso di pari opportunità per tutti i cittadini. Chiedo che si faccia luce. Qualcuno dovrebbe spiegare la ratio di un bando pubblico, e sottolineo pubblico e non condominiale”, ha aggiunto Alessia Di Giorgio. Il sindacato Cobas, da parte sua, per bocca del coordinatore provinciale Luigi Bascetta, annuncia la preparazione di un documento sulla vicenda che si annuncia polemico e duro. I termini per partecipare al concorso, infatti, si sono già chiusi. Indiscrezioni danno come pari a due il numero di chi ha presentato domanda di partecipazione al concorso. Lo sapremo con certezza fra qualche giorno. Già questo da solo, se dovesse corrispondere a realtà, senza voler considerare i legittimi dubbi sollevati, dovrebbe spingere all’annullamento in autotutela del concorso da parte dell’amministrazione comunale per ragioni di opportunità. Il governo locale farebbe bene ad applicare, cioè, l’articolo 16 del bando di concorso, la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, quella con cui “l’amministrazione si riserva la facoltà di prorogare o di riaprire i termini per la presentazione delle domande, sospendere, revocare o modificare in tutto o in parte il presente bando senza che gli interessati possano vantare diritti nei confronti del Comune di Piazza Armerina”.

lunedì 29 dicembre 2008

Esiste una sentenza della Cassazione sull'ex Siace ma la città e le istituzioni locali sono stati tenuti all'oscuro? Perchè?

Una sentenza della Corte di Cassazione sull’area ex Siace, pronunciata 17 mesi fa, ma non portata a conoscenza degli uffici comunali e delle istituzioni locali. Si tinge di giallo e provoca imbarazzo nel palazzo di città quello che appare subito come un paradossale e grave buco informativo interno alla macchina istituzionale armerina. “La sentenza della Corte di Cassazione risale al luglio del 2007, la mia amministrazione ne ha conoscenza dall’ottobre di quest’anno”, ha confermato il sindaco Carmelo Nigrelli. “Non sappiamo cosa sia successo e perché in questo lasso di tempo non sia stata portata a conoscenza del Comune”, aggiunge. La città è stata tenuta all’oscuro di tutto per più di un anno. Perché? La Corte Suprema avrebbe aperto uno spiraglio sulla possibilità della città di tornare in possesso dell’ex Siace, i 46 ettari di area di contrada Bellia ceduti in modo gratuito alla società Siace negli anni sessanta per la realizzazione di una cartiera. Al centro della vicenda giudiziaria la risoluzione dell’atto pubblico dell’8 maggio1963 con il quale il Comune cedette gratuitamente alla Siace la vasta area di terreno a fronte dell’impegno della società di assumere in forma stabile e permanente, entro e non oltre tre anni, non meno di 600 unità lavorative. Un fatto che non avvenne mai negli anni successivi all’accordo. E senza la realizzazione della condizione il Comune ha chiesto ai giudici la restituzione dell’area e l’annullamento del contratto di cessione. L’ex presidente del consiglio comunale, Basilio Fioriglio, in un’interrogazione al sindaco Carmelo Nigrelli, denuncia “il silenzio sul fatto preoccupante”, lamentando il comportamento “censurabile di chi è incaricato di relazionare la città su fatti di così notevole interesse , per ottenere finalmente giustizia dello scippo che la città stava subendo”. La Cassazione aveva rinviato la vicenda giudiziaria di nuovo alla Corte di Appello, dando una interpretazione dell’onere della prova favorevole al Comune armerino. “Stiamo verificando con l’avvocato Vitale se ci sono ancora i tempi per riassumere il processo davanti ai giudici d’appello sulla base delle valutazioni della Cassazione”, afferma il vicesindaco Teodoro Ribilotta. Di fatto il recupero per via giudiziaria dell’area potrebbe costare poco, quello per via di un esproprio porterebbe il Comune a sborsare un’ingente fetta di denaro pubblico per riacquistare un’area ceduta gratuitamente 45 anni fa. Giornale di Sicilia - Edizione del 28 dicembre http://robertpalermo.blogspot.com

Il testo integrale dell'interrogazione sull'argomento del consigliere Basilio Fioriglio:
Basilio Fioriglio Consigliere Comunale, chiede di conoscere se è vera la notizia che la
Suprema Corte di Cassazione, si è pronunciata in merito al ricorso per Cassazione, proposto dal
Sindaco p.t. nell’anno 2003, avverso la Sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta
n. 266/2002, in ordine all’importante problematica relativa alla controversia con la S.I.A.C.E.
S.p.A., avente ad oggetto: risoluzione dell’atto pubblico dell’08.05.1963 n.34874, con la quale
il Comune aveva ceduto gratuitamente alla S.I.A.C.E. una vasta area di terreno di circa 46 ettari,
sita in contrada Bellia, a fronte dell’impegno della S.I.A.C.E., di assumere in forma stabile
e permanente entro e non oltre tre anni non meno di 600 unità.
Indetta pronuncia semprerebbe che la Suprema Corte di Cassazione ha accolto il secondo punto del motivo del ricorso, dichiarando assorbito il terzo e rigettando il primo motivo e cassando la sentenza impugnata in relazione al motivo accolto con rinvio alla Corte di Appello di Catania. Qualora la notizia dovesse risultare vera, La invito a farmi conoscere se è stata riassunta la causa davanti al Giudice di rinvio , “ Corte di Appello di Catania “ per il prosieguo del giudizio. Dalle notizie avute con la suddetta pronuncia della Suprema Corte di Cassazione si sono riaperti i termini per ottenere quella giustizia definitiva nella quale tutti crediamo, proponendo anche altre iniziative, e potere rientrare nella disponibilità del nostro Ente dell’importante proprietà. Il silenzio sul fatto è preoccupante, come è censurabile quello di chi è incaricato di relazionare la Città su fatti di così notevole interesse , per ottenere finalmente giustizia dello scippo che la Città stava subendo. Per quanto sopra è opportuno avere notizie in merito per quanto eventualmente proporre al Consiglio Comunale. Invito il Presidente del Consiglio ad inserire nel prossimo Consiglio Comunale, sede naturale degli interessi della Città, il punto in argomento. Chiedo altresì risposta scritta. E’ superfluo sottolineare il carattere di urgenza che riveste la problematica.
Piazza Armerina, 11.12.2008
Basilio Fioriglio

lunedì 22 dicembre 2008

Ricorso Mattia. Il Tar: "Censure generiche" e "mere ipotesi". Mattia "ha solo tentato di immaginare come dovessero essere le schede annullate..."

Di seguito il testo della sentenza del Tar di Catania con la quale il ricorso elettorale di Mattia è stato dichiarato inammissibile:

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia
sezione staccata di Catania (Sezione Seconda)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
Sul ricorso numero di registro generale 1797 del 2008, proposto da: Mattia Giuseppe, rappresentato e difeso dall'avv. Salvatore Virzi', con domicilio eletto presso Angelo Bonura in Catania, via Canfora, 126;
contro
Comune di piazza Armerina (En), rappresentato e difeso dall'avv. Andrea Scuderi, con domicilio eletto presso Andrea Scuderi in Catania, via V. Giuffrida, 37; Ass.To Reg.Le Famiglia, Politiche Sociali, Autonomie Locali, Ufficio Centrale Elettorale, rappresentati e difesi dall'Avvocatura dello Stato, domiciliata per legge in Catania, via Vecchia Ognina, 149;
nei confronti di
Adamo Ilenia Maria Sarita, Calamaro Riccardo, Centonze Calogero, Grillo Giuseppe, rappresentati e difesi dall'avv. Giovanni Mania, con domicilio eletto presso Giovanni Mania in Catania, via V.Giuffrida, 37; Azzolina Francesco, Capizzi Giuseppe, rappresentati e difesi dall'avv. Pietro Maria Mela, con domicilio eletto presso Pietro Maria Mela in Catania, via E. Pantano, 93; Catalano Giuseppe, Cursale Calogero, Failla Calisto, Falcone Giuseppe, Filetti Vincenzo, Fioriglio Basilio, Gagliano Carmelo, Paternico' Rosario, Picicuto Ivan, Trebastoni Michelangelo, Vitali Filippo; Lotario Eduardo, Monasteri Fabio, Venezia Giuseppe, rappresentati e difesi dall'avv. Rosario Calanni Fraccono, con domicilio eletto presso Rosario Calanni Fraccono in Catania, via V. Giuffrida, 37; Nigrelli Fausto Carmelo, rappresentato e difeso dall'avv. Harald Bonura, con domicilio eletto presso Harald Bonura in Catania, viale XX Settembre, 70;
per l'annullamento
- delle operazioni elettorali, dei verbali dell’Ufficio Elettorale Centrale e dei risultati elettorali relativi alle elezioni del Sindaco e del Consiglio Comunale del Comune di Piazza Armerina tenutesi il 15/16 giugno 2008 e 29/30 giugno 2008, nonché del verbale delle operazioni elettorali e di proclamazione alla carica di Sindaco del Dr. Nigrelli Fausto Carmelo ed alla carica di Consiglieri comunali dei citati controinteressati, nella parte in cui al Nigrelli Fausto Carmelo sono stati attribuiti voti validi 5.326 anziché 5.312, nonché nella parte in cui sono stati attribuiti al ricorrente 5.253, voti validi anzicchè 5.396, che per effetto della maggiore cifra elettorale andava proclamato eletto alla carica di Sindaco al posto del primo, con conseguente attribuzione alle liste collegate al candidato Mattia di 12 consiglieri anzicchè 5;
-degli atti endoprocedimentali, preparatori e istruttori, nonché di ogni provvedimento successivo, connesso e/o consequenziale, sconosciuto.
Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Comune di piazza Armerina (En);
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ass.To Reg.Le Famiglia, Politiche Sociali, Autonomie Locali;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ufficio Centrale Elettorale;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Adamo Ilenia Maria Sarita;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Azzolina Francesco;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Calamaro Riccardo;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Capizzi Giuseppe;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Centonze Calogero;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Grillo Giuseppe;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Lotario Eduardo;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Nigrelli Fausto Carmelo;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Monasteri Fabio;
Visto l'atto di costituzione in giudizio di Venezia Giuseppe;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 03/12/2008 il dott. Alba Paola Puliatti e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue:
FATTO
In esito alle elezioni del 15/16 giugno, i candidati alla carica di Sindaco Fausto Carmelo NIGRELLI e Giuseppe MATTIA sono stati ammessi al turno di ballottaggio, che ha avuto luogo in data 29 e 30 giugno. Il ricorrente ha riportato 5.253 voti di preferenza con una differenza in meno rispetto al candidato risultato eletto di soli 73 voti.
Il ricorrente lamenta l’erroneo annullamento di numerosi voti validi in violazione e falsa applicazione dell’art. 49 del D. P. reg. 30.8.1960, n. 37 nonché dell’art. 3, 7° comma, della l.r. n. 35 del 15.9.1997 e successive modifiche e integrazioni.
In particolare, afferma che n. 111 voti dichiarati nulli, in quanto le schede riportavano un segno nel riquadro in cui era prestampato il nome e il cognome del ricorrente ma riportavano anche un segno in uno o più simboli relativi alle liste collegate posti sotto, avrebbero dovuto essere invece assegnati in suo favore in applicazione del principio del “favor”, potendosi desumere la volontà dell’elettore e non essendo in presenza di “segni di riconoscimento”, bensì della incolpevole ripetizione - ad opera di persone di basso profilo culturale o di una certa età-, anche al secondo turno, di un modo di esprimere il suffragio già adottato al primo turno elettorale.
Afferma ancora che altre 32 schede annullate nelle varie sezioni, recanti un segno nel rettangolo nel quale era prestampato il nome e cognome del ricorrente e anche il nominativo del medesimo scritto di pugno dall’elettore dentro lo stesso rettangolo, avrebbero dovuto essergli attribuite. In questi casi la massiccia ricorrenza di tale tipo di errore escluderebbe l’intrinseca possibilità che lo stesso possa costituire in modo inoppugnabile “segno di riconoscimento”.
Con ulteriore censura ( motivo sub 2.2) il ricorrente lamenta la violazione e falsa applicazione dell’art. 49 del D. P. Reg. 30.8.1960 n. 37, nonché dell’art. 3, comma 7, della l.r. 35 del 15.9.1997 e successive modifiche e integrazioni per l’attribuzione erronea al candidato NIGRELLI di 14 voti nelle sezioni 13, 20, 24 e 26, nonostante gli evidenti segni di riconoscimento, puntualmente descritti.
Resistono in giudizio il Comune intimato e i controinteressati, che propongono anche ricorso incidentale.
All’udienza del 3 dicembre 2008 il ricorso è stato trattenuto per la decisione.
DIRITTO
- Il ricorso è inammissibile per carenza di interesse, pur prescindendo da altri profili di inammissibilità, legati alla mancanza di elementi di prova idonei a concretizzare quel “principio di prova” che costituisce, anche nel processo elettorale, un ineliminabile presupposto della ammissibilità dell’azione.
Difatti, dall’esame nel merito delle censure, emerge, comunque, l’inammissibilità del ricorso per carenza di interesse a ricorrere per il fatto che, per effetto dell’unica censura che il Collegio ritiene “potenzialmente” fondata ( e che occorrerebbe comunque verificare attraverso attività istruttoria), non verrebbe meno un divario di voti in favore del candidato NIGRELLI che ne confermerebbe comunque l’elezione a Sindaco, con conseguente nessun vantaggio per il ricorrente. Il NIGRELLI è stato eletto con un vantaggio di 73 voti per cui l’eventuale accoglimento dell’unica censura (motivo sub 2.2, ove fondata, con conseguente sottrazione di soli 14 voti al controinterssato eletto) non determinerebbe l’elezione del ricorrente.
- Va rilevata l’inammissibilità e infondatezza della censura mossa col primo motivo di ricorso, attraverso il quale il candidato MATTIA mira a recuperare ben 111 voti in proprio favore.
Il ricorrente afferma che le schede recanti crocesegno sul suo nome e cognome prestampato, nonché crocesegno sul simbolo di una o più liste collegate, non dovevano essere annullate, essendo possibile desumere la volontà effettiva dell’elettore, che non era in ogni caso diretta a manifestare “qualcosa di ulteriore” rispetto alla scelta connessa alla votazione e, pertanto, non equivalente ad un segno di riconoscimento.
La censura è, innanzitutto, formulata in modo generico. Il ricorrente afferma che le schede annullate riportavano anche un segno “in uno o più simboli relativi alle liste collegate posti sotto” il suo nome e cognome prestampato, ma non specifica esattamente di quali liste si trattasse, ovvero non descrive minuziosamente le schede in questione.
E’ facile sospettare che il ricorrente abbia solo tentato di immaginare come dovessero essere le schede annullate nelle varie Sezioni, formulando “ mere ipotesi” e non disponendo di certezze o fondate e circostanziate notizie circa le modalità di votazione espresse nelle schede dichiarate nulle.
Sicché la censura mira in realtà a sollecitare un rinnovamento parziale da parte di questo Tribunale dell’esame delle schede annullate, nella speranza di rinvenire schede che presentino le caratteristiche descritte, così generiche da prestarsi al potenziale rinvenimento dell’errore denunciato.
Si è più volte affermato il consolidato principio che il giudizio elettorale non può prestarsi a strumentalizzazioni finalizzate al rifacimento delle operazioni elettorali e per tale ragione si esclude l’ammissibilità di censure generiche, che non descrivano in modo minuzioso la modalità di voto seguita dall’elettore e ritenuta erroneamente valutata dagli organi del procedimento elettorale.
Pertanto,“il riesame delle schede deve essere contenuto nei ristretti limiti di un puntuale e limitato accertamento di specifiche e limitate anomalie, di specifici e limitati errori, di specifiche e limitate illegittimità” ( TAR Sicilia, CT, I sez. 29.11.2005, n. 2199).
In punto di diritto la censura è infondata: la votazione al ballottaggio è evidentemente diretta alla scelta solo del Sindaco, sicché la norma ( art. 3, comma 7, l. r. 35/1997) prevede che l’elettore apponga il segno solo sul nome e cognome prestampato del candidato Sindaco. E’ intuitivo, anche per l’elettore meno acculturato, che al ballottaggio si vota per il Sindaco e, di conseguenza, che la preferenza sulla scheda va rivolta al nominativo del candidato alla carica di Sindaco prescelto, mentre la indicazione delle liste collegate a ciascun nominativo, figurante nella scheda elettorale, non è finalizzata ad alcuna espressione di voto, essendosi conclusa l’elezione del Consiglio comunale al primo turno, ma solo diretta a rammentare all’elettore quale schieramento di forze politiche sostenga quella candidatura a Sindaco.
E’ priva di pregio, secondo il Collegio, la tesi del ricorrente secondo cui la modalità censurata sarebbe stata frutto di incolpevole ripetizione, da parte dell’elettorato meno accorto, di modalità di voto seguite al primo turno. Anche il più “distratto” degli elettori sarà stato partecipe della comunicazione di fatti notori, all’indomani del primo turno elettorale, attraverso i mass media, dell’avvenuta vittoria dell’uno o dell’altro schieramento per quanto concerne l’elezione del Consiglio e della necessità di una ulteriore votazione, al turno di ballottaggio, concentrata solo sulle persone dei candidati alla carica di Sindaco. Sicché, la diversa modalità di voto al turno di ballottaggio appare ovvia e comprensibile per l’uomo medio e di comune cultura, e anche per l’uomo semplice e di “basso profilo culturale” o di una certa età, non confondibile con l’espressione di voto richiesta al primo turno. Anzi l’espressione del voto al turno di ballottaggio si caratterizza per la sua semplicità richiedendo l’apposizione di un croce segno sul solo nominativo del candidato Sindaco. Ogni altra indicazione non può non essere considerata quale segno di riconoscimento.
- Infondata è anche la censura con la quale il ricorrente ritiene erroneamente annullate le schede votate con segno nel rettangolo recante il nominativo prestampato del ricorrente e il medesimo scritto di pugno dall’elettore dentro lo stesso rettangolo. La giurisprudenza è costante nell’affermare che la citata modalità di votazione costituisce segno di riconoscimento, essendo la riscrittura del nome del candidato alla carica di sindaco segno grafico talmente inutile e superfluo da costituire espressione della volontà dell’elettore di farsi riconoscere ( C. G. A., 15.2.2005, n. 73).
- In conclusione, il ricorso principale è inammissibile per difetto di interesse.
- Ne consegue, l’inammissibilità del ricorso incidentale spiegato dai controinteressati.
- Va estromesso dal presente giudizio l’Ufficio Centrale Elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Piazza Armerina, che è solo organo straordinario a carattere temporaneo nominato per le operazioni elettorali ( C. G. A. 11.2.2000 n. 10 e C.d.S., V sez., n. 6185 del 16.10.2006), nonché l’Assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie locali, al quale non si imputano né gli atti impugnati né gli effetti di essi.
- Le spese di giudizio si compensano tra le parti per giusti motivi.
P.Q.M.
Il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia - sezione staccata di Catania (Sez.2) così decide:
1. Dichiara inammissibile, per le ragioni di cui in motivazione, il ricorso introduttivo del giudizio;
2. Estromette dal presente giudizio l’Ufficio Centrale Elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale di Piazza Armerina e l’Assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e delle Autonomie locali.
Compensa le spese processuali fra le parti costituite.
Manda alla Segreteria di trasmettere immediatamente copia della presente sentenza al Sindaco di Piazza Armerina ed al Prefetto della Provincia di Enna
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.
Così deciso in Catania nella camera di consiglio del giorno 03/12/2008 con l'intervento dei Magistrati:
Italo Vitellio, Presidente
Gabriella Guzzardi, Consigliere
Alba Paola Puliatti, Consigliere, Estensore

L'ESTENSORE
IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 11/12/2008
(Art. 55, L. 27/4/1982, n. 186)
IL SEGRETARIO
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sabato 20 dicembre 2008

La Camera dei Deputati dice no all'arresto del deputato del Pd a stragrande maggioranza dei voti. Destra e sinistra su questo fronte sempre compatti.

Ecco come si è conclusa la votazione alla Camera dei Deputati sulla proposta della Giunta per le autorizzazioni di negare l'arresto del deputato del Pd, Margiotta, chiesto dalla magistratura (così come da verbale della seduta del 18 dicembre che qui riporto tra virgolette):

"PRESIDENTE. (Castagnetti) Passiamo ai voti. Ricordo che la proposta della Giunta è nel senso di negare l'autorizzazione agli arresti domiciliari, pertanto chi è contrario alla concessione dell'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare deve votare «sì», chi è favorevole alla concessione dell'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelare deve votare «no».Passiamo ai voti.Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Margiotta.(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).(Presenti 454, Votanti 451, Astenuti 3, Maggioranza 226, Hanno votato sì 430, Hanno votato no 21).
Dovremmo ora sospendere brevemente la seduta"

Destra e sinistra compatti quando di tratta di salvare se stessi, rissosi quando si tratta di risolvere i problemi degli italiani. Solo il gruppo dell'Italia dei Valori ha votato per l'autorizzazione all'arresto.

Per chi volesse leggere tutto il verbale della seduta: http://robertpalermo.blogspot.com/2008/12/il-verbale-della-seduta-del-18-dicembre.html

venerdì 19 dicembre 2008

La magistratura chiede l'arresto di un deputato, Salvatore Margiotta (Pd). Ma i suoi colleghi parlamentari dicono no. Tranne l'Idv.

La Giunta per le Autorizzazioni, l'organo della Camera dei Deputati che valuta e decide sulle richieste di restrizione della libertà avanzate dell'autorità giudiziaria nei confronti di un parlamentare (ad esempio l'applicazione della custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari ecc.), ha detto no all'arresto del deputato del partito Democratico Salvatore Margiotta. La richiesta di arresti domiciliari per il parlamentare "democratico" era arrivato dalla procura della Repubblica di Potenza, nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti sugli appalti per l'estrazione del petrolio in Basilicata. Hanno detto no all'arresto tutti i gruppi parlamentari rappresentanti nella Giunta, tranne l'Idv. In pratica la Giunta ha proposto a maggioranza, esclusa l'Italia dei Valori che si è opposta, alla Camera di negare l'arresto chiesto dalla magistratura inquirente. ormai una prassi negare l'autorizzazione. Oggi il voto in aula. La legge è uguale per tutti? Neanche per sogno.


Di seguito, tratto dal sito della Camera dei Deputati, il verbale della seduta del 18 dicembre. Chi è interessato a leggerlo si accorgerà di come la cosiddetta questione Morale ai nostri politici di destra e sinistra interessa solo fino a quando non si tocca qualcuno di loro.

Giunta per le autorizzazioni - Resoconto di giovedì 18 dicembre 2008

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Giovedì 18 dicembre 2008. - Presidenza del presidente Pierluigi CASTAGNETTI.
La seduta comincia alle 8.35.
Esame della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Margiotta (Doc. IV, n. 3). (Seguito dell'esame e conclusione).
Maurizio PANIZ (PdL) afferma che la linea seguita dalla sua parte politica è stata e sarà costante, a prescindere dall'appartenenza dei deputati interessati. Egli e lo schieramento politico a cui si onora di appartenere staranno sempre a guardia delle garanzie di libertà che la Costituzione e la legge assicurano ai parlamentari e ai cittadini. La legge in questo caso prevede che la libertà personale possa essere limitata soltanto in caso di pericolo di fuga o di circostanze che possano mettere a repentaglio la genuinità delle prove. Nel caso dell'on. Margiotta, gli sembra evidente la carenza di entrambi questi presupposti. In particolare, gli sembra risibile il rilievo per cui la rete di relazioni e interlocuzioni che un deputato intrattiene sul territorio di per sé possa costituire elemento rilevante al fine del giudizio sul possibile inquinamento delle prove. Pur non intendendo entrare a fondo nel merito delle accuse, nondimeno rimarca la modesta qualità degli indizi di colpevolezza prospettati dall'autorità giudiziaria. Quanto infine al consueto tema del fumus persecutionis, non saprebbe affermare se questo sussista o meno: certo è però che Salvatore Margiotta è un cliente affezionato del dott. Woodcock e delle di lui labili iniziative penali. Il gruppo del Popolo della Libertà voterà per il diniego dell'autorizzazione.
Antonio LEONE (PdL), nell'associarsi alle considerazioni del deputato Paniz, definisce fantasiose le iniziative giudiziarie del dott. Woodcock, il quale già nel 2002 chiese l'arresto dei deputati Angelo Sanza e Antonio Luongo nell'ambito di un'inchiesta che si risolse in un nulla di fatto. Avanzò altresì domanda di utilizzo di intercettazioni telefoniche di conversazioni tra il medesimo Margiotta e la di lui moglie, in barba al motto popolare per cui «tra moglie e marito non mettere il dito». Anche la presente appare un'iniziativa strumentale e infondata, manifestazione di protagonismo di quella parte della magistratura che ha in animo la costante aggressione al Parlamento. Ritiene opportuno da parte della Giunta l'adozione di linee di condotta e di definizione degli ambiti applicativi dei poteri giurisdizionali idonee a respingere questo tentativo.
Pierluigi MANTINI (PD) esprime sconcerto per la domanda in titolo, caratterizzata da una disinvoltura sorprendente. Gli

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addebiti mossi al Margiotta sono connotati dall'assenza di qualsiasi concreto elemento e ritiene comunque, d'accordo col collega Paniz, totalmente insussistenti le esigenze cautelari, sia perché i fatti ipotizzati risalgono a un anno fa, sia perché manca un concreto riferimento a elementi specifici che spieghino il pericolo di inquinamento della prova. Agli atti manca l'indicazione di chi fossero i commissari di gara, né risultano acquisiti i relativi verbali. Circa le considerazioni di carattere generale svolte dal collega Leone, crede che la politica debba rimanere distante dallo svolgimento delle gare d'appalto, la cui correttezza è rimessa esclusivamente alla cura e alla vigilanza dei funzionari di carriera. Il ceto politico tuttavia, dovrà riflettere in senso critico e - per quel che riguarda la sua parte politica - anche autocritico sull'anomalia italiana per cui un avviso di garanzia si trasforma immediatamente in una condanna definitiva. Pur ritenendo che l'abolizione dell'autorizzazione a procedere del 1993 sia un punto fermo, crede opportuno un riequilibrio nell'esercizio dell'azione penale, tale per cui se sbaglia una personalità politica o amministrativa essa deve pagare. Ma nei casi di colpa grave devono pagare anche i magistrati.
Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) afferma, da quanto ha potuto leggere, che l'autorità giudiziaria ipotizza un sodalizio criminoso ben strutturato, di cui però non vengono offerti gli elementi costitutivi né soprattutto vengono tratteggiati i terminali che condurrebbero al Margiotta. Lo ha colpito l'incongruenza per cui viene chiesta oggi una misura cautelare per fatti avvenuti tra il dicembre 2007 e il gennaio 2008. Gli episodi, pur gravi, che vengono descritti avrebbero dovuto indurre gli inquirenti a bloccare immediatamente la progressio criminis, ciò che non è avvenuto e che toglie evidentemente plausibilità all'impianto del provvedimento cautelare. Voterà per il diniego.
Aniello FORMISANO (IdV) annuncia che voterà per la concessione dell'autorizzazione. L'articolo 68 della Costituzione non autorizza la Giunta a giudicare nel merito dei fatti: esso sta semplicemente a tutelare le assemblee elettive da interventi dell'autorità giudiziaria volti ad alterare la composizione delle Camere in violazione del responso elettorale. Crede inopportuna ogni altra considerazione.
Donatella FERRANTI (PD) auspica che la Giunta ritrovi oggettività e rigore di giudizio. In questo momento delicato commenti e generalizzazioni sono sommamente inopportuni. Non crede che i deputati debbano rispondere a comunicati stampa o al dibattito mediatico. Chi pensasse all'esistenza di un complotto o a trame eversive sarebbe in errore. Spera che i colleghi si vogliano astenere da affermazioni avventate che offenderebbero i parlamentari onesti.
Roberto GIACHETTI (PD) osserva che fino a prova contraria i parlamentari sono tutti onesti e hanno la medesima legittimazione.
Antonio LEONE (PdL) domanda alla collega Ferranti se stia parlando in qualità di deputato o di magistrato.
Donatella FERRANTI (PD), riprendendo il suo dire, prega i presenti di abbandonare una preconcetta avversione per la magistratura e di attenersi al compito che oggi è assegnato alla Giunta, vale a dire quello di esaminare la documentazione pervenuta e di cercarvi, se possibile, gli elementi giustificativi della misura cautelare della cui esecuzione oggi si tratta.
Antonino LO PRESTI (PdL) deve sottolineare che nessuno sinora ha parlato di complotti. Si dichiara tuttavia convinto che il Parlamento dovrà pur tutelarsi dalle iniziative estemporanee di un magistrato che non è nuovo all'imbastire inchieste che si sono rivelate bolle di sapone. Non è possibile consentire che la dignità dei parlamentari sia gettata così in pasto all'opinione pubblica. Considerata aberrante l'interpretazione data dal collega Formisano

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all'articolo 68 della Costituzione, crede in effetti che occorra astenersi dal giudizio sul merito del procedimento penale in corso. Nondimeno gli sembra palese l'insussistenza dei contatti tra il Margiotta e gli indagati che avrebbero alterato il risultato della gara. È solo nell'ottica e nell'impostazione culturale del leader dell'Italia dei valori che potrebbe concepirsi l'arresto oggi richiesto, inteso come strumento di pressione finalizzato a ottenere una confessione. Voterà secondo l'indicazione del collega Paniz.
Lorenzo RIA (PD) non vuole cadere nelle contraddizioni nelle quali a suo avviso sono caduti i colleghi Lo Presti e Mantini. L'uno, pur avendo dichiarato di non voler affrontare il merito delle fattispecie penali ipotizzate, si è poi fatalmente cimentato proprio con quel merito; l'altro ha invece deviato verso considerazioni di tipo generale che non pertengono alla sede della Giunta per le autorizzazioni e che rischiano di togliere limpidezza alla conclusione verso cui gli sembra la Giunta stessa si stia orientando. Proprio per scongiurare il pericolo di una commistione tra considerazioni politiche più generali e quelle attinenti al caso concreto, crede che la riunione debba essere sospesa e rinviata a domani in modo da consentire, quantomeno al suo gruppo, di pervenire a una posizione più nitida e coerente.
Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, sospende la seduta.
La seduta, sospesa alle 9.35, è ripresa alle 9.40.
Marilena SAMPERI (PD) rileva che non è sempre facile per i membri della Giunta separare questa specifica funzione dalla qualità generale di uomini e donne che fanno politica in Parlamento. Crede indifferibile una riflessione in Parlamento sull'etica pubblica, che non riguarda soltanto la sua parte politica. L'odierna discussione non è però la sede per queste considerazioni ma invece quella di un esame serio e oggettivo della documentazione trasmessa dall'autorità giudiziaria di Potenza. Le pare che allo stato non sussistano i presupposti per l'irrogazione della misura cautelare restrittiva.
Lorenzo RIA (PD) annuncia che il suo gruppo voterà contro l'autorizzazione agli arresti del deputato Margiotta ma auspica che l'odierno dibattito sia mondato da considerazioni ulteriori che porterebbero fuori strada.
Elio Vittorio BELCASTRO (Misto-MpA) crede invece frutto di un'ipocrisia separare con una sorta di sipario il ruolo di deputato e di politico da quello di membro della Giunta. La sua esperienza professionale di avvocato gli ha insegnato che ci si trova dinnanzi a una piaga nazionale, quella del protagonismo della giurisdizione penale, che quindici anni fa ha portato alla fine di un'era. Sa che qualsiasi personalità di pubblico rilievo in una collettività organizzata solletica la voglia di apparire della magistratura. Per questo non condivide la posizione dell'Italia dei valori. Una superficiale lettura degli atti lo porta a ritenere insussistenti le esigenze cautelari e quindi a votare per il diniego dell'autorizzazione.
Antonio LEONE (PdL), tornando a intervenire, afferma di essere stato frainteso. Non ha mai pronunziato la parola «complotto» ma - rispondendo al collega Ria - dubita che si possa intendere la Giunta come una sede impropria per affrontare i temi del rapporto politica-giustizia. La Giunta non è un luogo esterno al Parlamento ma è anzi, forse, il suo luogo privilegiato, tanto è vero che è qui che si amministrano le prerogative di cui all'articolo 68 della Costituzione.
Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, osserva che, pur a fronte dei dati oggettivi che l'autorità giudiziaria prospetta, il quadro indiziario concernente Salvatore Margiotta gli appare limitato e frammentario. Se è verosimile credere che egli conoscesse e frequentasse il Ferrara, mancano dalla documentazione trasmessa

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elementi consistenti tali da far ritenere accertata la circostanza del suo interessamento nell'appalto. Che egli abbia contattato il Presidente della Regione Vito Di Filippo per fargli cambiare idea sull'opportunità dell'aggiudicazione in capo all'Impresa Ferrara non è provato. Né è accennato in che cosa sarebbe consistita concretamente l'opera di intercessione del deputato Margiotta, né ancora si accenna minimamente a che cosa avrebbe fatto a sua volta il Di Filippo per consentire la vittoria dell'Impresa Ferrara, tanto ciò è vero che questi non è indagato. Non è privo di importanza, poi, che dal provvedimento del GIP di Potenza non si evinca chi siano stati i commissari di gara e se gli altri concorrenti abbiano impugnato gli atti della gara stessa innanzi al giudice amministrativo. È evidente poi che la sola affermazione del Ferrara fatta alla Zippo di aver promesso al Margiotta 200 mila euro è insufficiente a provare la circostanza. Ricorda fra l'altro che l'importo dell'appalto era nientemeno che di 35 milioni di euro. D'altronde, anche sotto lo specifico profilo delle condotte addebitate ai vari concorrenti, gli elementi addotti potrebbero in via del tutto ipotetica integrare l'associazione per delinquere e la corruzione ma non la turbativa d'asta, la quale invece appare realizzata interamente dagli esponenti della Total e dell'Impresa Ferrara. Quanto da ultimo alle esigenze cautelari, il solo fatto che Salvatore Margiotta - a dire del Bochicchio e del Ferrara - abbia adottato delle cautele telefoniche consente tutt'al più delle congetture ma non una convinzione circa il pericolo effettivo che la mancata limitazione della sua libertà personale possa incidere negativamente sul quadro indiziario e probatorio. Ricordato infine che nella prassi della Giunta per le autorizzazioni la concessione dell'autorizzazione all'arresto viene proposta generalmente di fronte a gravi reati di sangue o comunque in presenza di riscontri assai solidi, afferma che tali requisiti non sembrano sussistere e per questa ragione crede che la richiesta dell'autorità giudiziaria vada respinta. Ciò non in ragione di un privilegio di casta ma per la dirimente considerazione che su basi simili a quelle oggi prospettate dall'autorità giudiziaria nei confronti del deputato Margiotta nessun cittadino dovrebbe essere privato della libertà personale.
Pierluigi MANTINI (PD) dubita che si possa parlare di una promessa di danaro. Ci si dovrebbe limitare a riferire di un'intenzione del Ferrara di consegnare la somma al Margiotta.
La Giunta, a maggioranza, delibera di proporre all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione, conferendo al presidente Castagnetti il mandato di predisporre la relazione.
La seduta termina alle 10.05.

(Di seguito la seduta del giorno prima, il 17 dicembre, nella quale si difende lo stesso Margiotta, come da verbale della Camera - nota del blogger):

Giunta per le autorizzazioni - Resoconto di mercoledì 17 dicembre 2008

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Mercoledì 17 dicembre 2008. - Presidenza del presidente Pierluigi CASTAGNETTI.
La seduta comincia alle 9.20.
Esame della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Margiotta. Doc. IV, n. 3. (Esame e rinvio).
Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, precisa che la domanda è pervenuta ai sensi degli articoli 68, secondo comma, della Costituzione e 4, comma 1, della legge n. 140 del 2003. Dal deferimento da parte del Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 18, comma 1, del regolamento della Camera, decorre un termine di 30 giorni entro cui la Giunta deve riferire per iscritto all'Assemblea. Come anche prescritto dal regolamento, il deputato interessato è stato invitato a intervenire per offrire i chiarimenti ritenuti necessari. Rammenta altresì che lo stampato è disponibile da ieri sera ma l'originale della richiesta è stato reso disponibile immediatamente a tutti i componenti la Giunta fin da ieri in mattinata e risulta che diversi di essi ne abbiano già preso cognizione. L'inchiesta nell'ambito della quale la domanda è stata avanzata dal GIP di Potenza riguarda il settore dell'estrazione petrolifera in Basilicata. L'autorità giudiziaria al riguardo espone che lo Stato italiano ha già concesso a tre grandi compagnie petrolifere (la Total, la Shell e la Exxon Mobil) lo sfruttamento del giacimento petrolifero sito nei territori dei comuni di Corleto Perticara e Guardia Perticara (Potenza) e di Gorgoglione (Matera). In qualità di concessionarie, tali compagnie possono essere anche stazioni appaltanti di opere pubbliche collegate all'estrazione degli idrocarburi. Secondo l'ipotesi accusatoria, in questo caso, la Total Italia, filiale italiana della francese Total SA, avrebbe bandito (anche sulla base di un protocollo d'intesa con la Regione Basilicata e le altre due menzionate compagnie petrolifere) diverse gare d'appalto per la realizzazione di varie opere. Senza qui entrare nel dettaglio della disciplina giuridica (rinvenibile nel decreto legislativo n. 163 del 2001) e nei profili tecnici degli appalti, specificamente riferiti a ciascuna opera, ritiene sufficiente invece riferirsi a una sola delle predette opere per cui è stata bandita la gara, vale a dire l'appalto dei lavori di preparazione del sito destinato a ospitare il «Centro oli Tempa Rossa». Secondo l'ipotesi accusatoria, i dirigenti della Total Italia (in particolare Lionel Levha e Jean-Paul Juguet e i due italiani Roberto Pasi e Roberto Francini)

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avrebbero alterato dolosamente i risultati della gara in favore di un'associazione temporanea d'imprese chiamata «Impresa Ferrara» riconducibile a tale Francesco Rocco Ferrara. L'alterazione sarebbe avvenuta mediante lo scambio materiale delle buste con le varie offerte, in modo tale da far risultare quella dell'ATI Ferrara vincitrice in danno degli altri concorrenti (vedi pagina 40 dello stampato recante l'ordinanza di custodia cautelare). In pratica, il Levha avrebbe dato disposizioni ai suoi collaboratori di verificare, in un luogo appartato e in un momento anteriore alla loro formale e legittima apertura, il contenuto delle buste D (quelle recanti i documenti giustificativi della congruità delle offerte economiche, a loro volta contenute nelle buste C). Ciò sarebbe effettivamente avvenuto in presenza del Ferrara e del suo collaboratore Donnoli in modo da consentire a costoro la sostituzione della busta con una recante un'offerta vittoriosa (cfr. pagine 41 e 42 dello stampato). Da intercettazioni ambientali (pagina 40 dello stampato), gli inquirenti evincono che il Levha condividesse l'obiettivo di far vincere la gara a Ferrara quasi come se fosse uno scopo proprio. Essi ne deducono quindi la sussistenza di una vera e propria associazione a delinquere. Ulteriore riscontro a questa ipotesi, secondo l'ordinanza di custodia cautelare, sarebbe in un'intercettazione di una conversazione tra Francesco Ferrara e tale Nicola Montesano, nella quale il Ferrara sostiene di aver fatto una sorta di accordo generale con la Total anche a prescindere dalle decisioni dei competenti uffici della Regione Basilicata nel settore. Secondo gli inquirenti - e si viene così agli aspetti di più stretta competenza della Giunta - il Ferrara si avvaleva, nell'esercizio della sua attività imprenditoriale, di contatti e frequentazioni politiche, tra cui quelle con il Presidente della Regione Vito De Filippo e il deputato Margiotta. Precisa che nella presente vicenda il Presidente della Regione appare essere complessivamente contrario, se non addirittura ostile, all'affermazione imprenditoriale del Ferrara. Non così invece, secondo l'accusa, il deputato Margiotta, il quale, secondo le risultanze di un appostamento di polizia, avrebbe incontrato il Ferrara in una occasione, il 16 dicembre 2007, intrattenendo con lui una conversazione in strada di poco meno di un quarto d'ora. Tale incontro sarebbe stato chiesto e concordato tra il Margiotta e il Ferrara attraverso Donato Antonio Bochicchio. Quest'ultimo risulterebbe aver parlato con Ferrara almeno due volte il 15 dicembre 2007, senza però mai fare esplicitamente il nome di Salvatore Margiotta, limitandosi a far cenno a un comune «amico che era ancora a Roma» (pagina 102 dello stampato). Ancora: in una conversazione tra Bochicchio e Ferrara del 16 dicembre 2007, il Ferrara dichiara di temere o di sapere di essere intercettato e dichiara di essere incline ad assumere delle cautele al telefono. A tal punto il Bochicchio osserva trattarsi delle stesse cautele adottate da tale Salvatore (che l'accusa ipotizza essere proprio il collega Margiotta) (pagina 122 dello stampato). Altro elemento che la pubblica accusa adduce a carico del Margiotta è il riferimento a lui fatto in una conversazione del 21 dicembre 2007 intercettata tra il Ferrara e tale Elena Zippo, nel corso della quale il Ferrara non solo espone alla sua interlocutrice le modalità concrete dello svolgimento alterato della gara, ma le spiega anche che egli ha promesso a Margiotta una dazione di 200 mila euro in cambio dell'intermediazione (pagine 157-158 dello stampato). Questa conversazione, secondo l'ipotesi accusatoria, consentirebbe anche di conferire senso compiuto a una precedente intercettazione, quella della conversazione tra Ferrara e tale Antonio Bulfaro in data 18 dicembre 2007 (pagine 161-163 dello stampato). L'interlocutore del Ferrara in questo caso è il padre di Giuseppe Bulfaro, titolare dell'omonima impresa che partecipa all'ATI «Impresa Ferrara», cui Ferrara stesso spiega che un certo «capo-cantiere» gli avrebbe assicurato che «non c'erano problemi» e che egli aveva compiuto un «sopralluogo». Secondo la pubblica accusa, questa intercettazione, volutamente

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criptica, indicherebbe nel «capo-cantiere» Margiotta stesso, nel «sopralluogo» il suo intervento di mediazione e nella conclusione «non ci sono problemi» la soluzione desiderata dal Ferrara. Ancora: in data 7 gennaio 2008 un dirigente dell'area tecnica della provincia di Matera, Domenico Pietrocola, avrebbe contattato un'utenza in uso a una persona con voce femminile, chiedendo del deputato Margiotta (pagine 167-168 dello stampato). La voce femminile apparterrebbe in effetti alla sorella del deputato, la quale ha risposto che questi non era a Potenza. Da una successiva intercettazione tra Pietrocola e Ferrara si evince che il primo informò subito il secondo dell'assenza del deputato Margiotta. Da quel che si deduce dall'ordinanza, che è pervenuta alla Camera dei deputati senza allegati, inoltre, Ferrara avrebbe chiesto l'incontro con Margiotta del 16 dicembre 2007 proprio per superare la contrarietà inaspettata del Presidente della Regione Di Filippo (pagina 159 dello stampato). In una conversazione del 14 gennaio 2008 tra Ferrara e il Montesano, il primo invita il secondo a contattare Margiotta, ma il Montesano esita: allora Ferrara afferma di non poterlo chiamare personalmente. Nel prosieguo della conversazione Montesano sottolinea che il collega Margiotta avrebbe ricambiato in qualche maniera il Ferrara, il quale a sua volta sostiene di aver avuto da lui un servizio (pagina 175 dello stampato). Da questi elementi, l'accusa muove al deputato Margiotta non solo l'addebito di associazione per delinquere ma anche quella di concorso in turbativa d'asta e di corruzione (quest'ultima per la supposta accettazione della promessa di 200 mila euro). Per quanto riguarda le esigenze cautelari, il GIPdi Potenza ritiene che il deputato Margiotta possa inquinare le prove. In particolare, il fatto che egli, secondo l'ipotesi accusatoria, sappia adoperare cautele e accortezze nell'uso del telefono e nell'organizzazione degli incontri sarebbe indice della capacità di alterazione del quadro probatorio (pagine 442-444 dello stampato). Dispone l'audizione del deputato interessato.
(Viene introdotto il deputato Margiotta)
Salvatore MARGIOTTA (PD), nel precisare che quanto sta per esporre è contenuto in una memoria scritta che chiede di poter depositare, afferma di essere presente anzitutto per difendere il suo onore, la sua dignità ed il decoro del ruolo che riveste, con il massimo impegno, grazie al voto dei cittadini lucani. Potrebbe affrontare questa audizione invocando il fumus persecutionis: egli non è nuovo, come non lo è la sua famiglia, alle iniziative del dottor Woodcock. Già nella precedente legislatura la Giunta si è occupata di una richiesta di autorizzazione all'utilizzo di conversazioni telefoniche tra lui e sua moglie, avanzata su istanza del medesimo pubblico ministero. L'accusa era all'epoca di falso ideologico. Avendo dimostrato che ogni sua affermazione corrispondeva a verità, l'imputazione è stata successivamente trasformata in concorso in abuso d'ufficio, per il quale nel mese di luglio 2008 ha ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini. Successivamente, sempre il dottor Woodcock, in altro procedimento, avanzò richiesta al GIP di inoltrare alla Giunta, per l'autorizzazione all'utilizzo, altre conversazioni telefoniche riguardanti lui stesso, oltre ad un'altra decina di deputati. Il GIP rigettò la richiesta, motivandola con l'assoluta insussistenza dei reati. Ancora e sempre il dottor Woodcock ha per ben due volte sottoposto ad intercettazioni telefoniche sua moglie, dottoressa Luisa Fasano, la prima volta quando ella era il capo della Squadra Mobile di Potenza, ed in tale veste stretta collaboratrice dello stesso magistrato in inchieste importanti («Vallettopoli» o «Vittorio Emanuele»), ed ha formulato al suo riguardo ipotesi di reato. Potrebbe altresì utilizzare un altro punto di vista: non è un avvocato, ma le ipotesi di reato addebitatigli, a suo avviso, non sono configurabili, in quanto egli non riveste la qualifica di pubblico ufficiale in relazione alla vicenda appalti-Total, né ha

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alcuna competenza o potere decisionale, sicché non si capisce come e perché potrebbe essere stato corrotto. In aggiunta, potrebbe ricordare che la Total è una società privata che, ritiene, avrebbe potuto affidare i lavori a chiunque avesse voluto, anche senza effettuare una gara. Non si tratta infatti di opere pubbliche, o realizzate con i fondi dello Stato. Potrebbe, ancora, invocare l'insussistenza delle esigenze cautelari. Preferisce invece andare alla sostanza del problema: non è vero che l'Impresa Ferrara gli abbia promesso danaro nel caso di vittoria della gara di appalto. Non è vero: non ha mai permesso a nessuno di parlare con lui in tali termini. Inoltre non è intervenuto in alcun modo nella vicenda: fa notare che l'incontro tra lui e il Ferrara è avvenuto il 16 dicembre 2007 e l'aggiudicazione, come ha letto oggi, il 14 gennaio 2008. Dunque avrebbe dovuto contattare qualcuno della Total in questo lasso di tempo: ciò non è avvenuto ed infatti non ve ne è traccia nel provvedimento giudiziario. Peraltro per gran parte di quel periodo è stato in vacanza all'estero. Fa inoltre presente che in tutto il faldone non vi è mai una sua parola o una frase pronunciata direttamente da lui: ogni volta che si incontra il suo nome - ammesso che «Salvatò» sia lui, cosa di cui dubita fortemente - o un'espressione che secondo il pubblico ministero indica la sua persona, è sempre perché ne parlano, a sua totale insaputa, terze persone. Ritiene francamente strano che si subisca una richiesta di arresto sulla base di frasi, tra l'altro non chiare, spesso in codice, scambiate da altre persone. Questi sono i fatti che intende sottoporre alla Giunta, nel poco tempo che ha avuto a disposizione per studiare le carte; la preghiera che rivolge a ciascuno dei componenti è solo quella di leggerle con attenzione, prima di pronunciarsi. Si rimette poi totalmente alle determinazioni dei colleghi: non chiede alcun favoritismo o alcuna decisione in spirito di «casta»; chiede solo, se così riterranno, di impedire che egli sia vittima di un'ingiustizia.
Matteo BRIGANDÌ (LNP) domanda se ritenga effettivamente che la vicenda sia caratterizzata da un fumus persecutionis nei suoi confronti.
Salvatore MARGIOTTA (PD) risponde affermativamente.
Pierluigi MANTINI (PD) domanda chi fossero i membri della commissione aggiudicatrice.
Salvatore MARGIOTTA (PD) non saprebbe rispondere. (Il deputato Margiotta si allontana dall'aula).
Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, avverte che se vi sono interventi, ne consentirà lo svolgimento, con l'avvertenza - se non vi sono obiezioni - che riterrebbe opportuno non concludere l'esame oggi ma - dopo che la documentazione sia rimasta a disposizione di chi non l'avesse ancora consultata - proseguirlo ed eventualmente concluderlo nella seduta di domani. Raccolta l'iscrizione a parlare del deputato Leone per domani, avverte quindi che il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani la quale è però anticipata alle 8.30.
La seduta termina alle 9.50.

Sanità. Vinta una battaglia, ma la guerra rischia di continuare. Taglio posti letto dimezzato in tutta la Sicilia, 22 in meno nell'ennese

Notizie fresche da Palermo sulla sanità. Sono buone? Forse si, forse no. Ieri finalmente è giunta una notizia che farebbe sperare in meglio: l'assessore Russo ha firmato il decreto di rimodulazione della rete ospedaliera siciliana e l'ha passato alla commissione sanità dell'ARS per il necessario parere. La commissione si è riunita ieri mattina 17 dicembre per visionare e discutere i criteri da adottare per rendere operativo il piano. La commissione ha dato il via libero al decreto con alcune precisazioni. Si sa, dall’esame dei criteri in nostro possesso che il piano Russo è diventato un ibrido e potrebbe chiamarsi Russo-Lagalla poiché non prevede più quel taglio smisurato di posti-letto che tutti conoscevamo, ma la metà: da 5700 a 2574. Di buono c'è che la provincia di Enna verrà a perdere complessivamente appena 29 posti.
Appresa la notizia e acquisito il testo del decreto, si sono riuniti d’urgenza alla sala delle Luci l’Assessore alla Sanità Innocenzo Di Carlo, il Coordinatore dell’Osservatorio Ospedaliero Sebastiano Arena, i Consiglieri Edoardo Lotario e Carmelo Gagliano, tutti del tavolo tecnico, per esaminare il piano e valutare le conseguenze per il nostro ospedale. Non ci sarà da cantare vittoria troppo presto, ma da vigilare, poiché i colpi di coda saranno sempre in agguato. Pensiamo questo perché l’assessore Russo ha voluto mantenere nel piano una norma che gli dà la possibilità di tagliare in futuro altri posti-letto. Questa postilla mantiene acceso il dibattito politico in quanto Pdl e Udc pensano che vada contro le intese già siglate. Sappiamo che la norma è rimasta nel decreto, ma l’assessore non potrà attuarla in futuro se prima non passerà dall’ARS. Anche la mappa degli ospedali e dei reparti dovrà passare dall’ARS. Un’altra novità sta nel fatto che finalmente si è provveduto a distinguere tra piano di rientro e riforma della sanità. Di questa se ne dovrà parlare in commissione a partire dal 7 gennaio 2008.
Una delle cose positive è che l’assessore prevede nel piano l’attivazione, in ogni provincia, della conferenza dei sindaci per poter “calare” i numeri nelle realtà locali. Ci sarà tempo nella prossima primavera fino al massimo limite del 31 marzo, giorno in cui tutto il piano dovrà essere attivato. Per quanto riguarda la provincia di Enna, abbiamo visionato il decreto che l’assessore ha inviato alla Commissione Sanità ed abbiamo scoperto che il taglio si riduce a 22 posti-letti negli ospedali pubblici e 7 nel privato con un totale di riduzione di 29 p.l. Il numero complessivo di posti dunque dovrebbe attestarsi a 738 a cui si aggiungerebbero 303 posti per riabilitazione e lungodegenza. Troppa grazia se si considera che neppure prima di questa crisi in provincia erano stati attivati tutti questi posti. Ci sarà dunque, e finalmente, la possibilità di rivedere il maldigerito SOIEN di Iudica, anche se potremmo aspettarci - ecco i pericoli - la solita ostinatezza del manager che tenderà ad ammassare posti a Enna e Nicosia piuttosto che a Piazza Armerina e Leonforte. Da questo momento non ha alcuna ragione per farlo. Bisognerà tenere alto l’allarme su questo aspetto, specialmente quando il provvedimento sarà discusso dettagliatamente all’ARS. Per quanto ci riguarda bisognerà al più presto discutere un po’ più serenamente, col Direttore generale dell’Ausl, di queste ultime novità. Sebastiano Arena

giovedì 18 dicembre 2008

Suprema corte sull'ex Siace. Fioriglio muove l'accusa di un silenzio scandaloso. Sentenza da mesi ma il consiglio non messo al corrente

La Corte di Cassazione avrebbe aperto uno spiraglio sulla possibilità della città di tornare in possesso dell’ex Siace, i 46 ettari di area di contrada Bellia ceduti in modo gratuito alla società Siace negli anni sessanta per la realizzazione di una cartiera. L’ex presidente del consiglio comunale, Basilio Fioriglio, in un’interrogazione al sindaco Carmelo Nigrelli, denuncia “il silenzio sul fatto preoccupante”, lamentando il comportamento “censurabile di chi è incaricato di relazionare la città su fatti di così notevole interesse , per ottenere finalmente giustizia dello scippo che la città stava subendo”. Un provvedimento giudiziario tanto importante, risalente a molti mesi fa, ma mai arrivato a conoscenza della conferenza dei capigruppo e dell’aula. “Chiedo di conoscere se è vera la notizia che la Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata in merito al ricorso proposto dal sindaco nell’anno 2003, avverso la sentenza della Corte di Appello di Caltanissetta n. 266/2002”, afferma Fioriglio, il quale chiede la convocazione immediata di un consiglio comunale al presidente dell’aula Calogero Centonze. Al centro della vicenda giudiziaria la risoluzione dell’atto pubblico dell’8 maggio1963 con il quale il Comune cedette gratuitamente alla Siace la vasta area di terreno a fronte dell’impegno della società di assumere in forma stabile e permanente entro e non oltre tre anni non meno di 600 unità lavorative. Un fatto che non avvenne mai negli anni successivi all’accordo. E senza la realizzazione della condizione il Comune ha chiesto ai giudici la restituzione dell’area e l’annullamento del contratto di cessione. “Dalle notizie avute con la pronuncia della Suprema Corte si sono riaperti i termini per ottenere quella giustizia definitiva nella quale tutti crediamo, con la possibilità di proporre anche altre iniziative, e potere rientrare nella disponibilità del nostro ente dell’importante proprietà”, dice Fioriglio. La Cassazione avrebbe accolto una parte del ricorso e rinviato al giudice d’appello la vicenda. Intanto proprio sulla vicenda sembra sia in corso un tentativo di transazione con i liquidatori della Siace stessa, condotta da legali comunali per conto dell’amministrazione, per un riacquisto dell’area da parte del Comune con un esborso di 400 mila euro. Insomma notizie contrastanti sulle quali l’aula intende vederci chiaro. http://robertpalermo.blogspot.com

Strane "presenze" in consiglio comunale.

Consiglio comunale del 18 dicembre.
Critiche alla presidenza del consiglio comunale, Calogero Centonze, da parte del consigliere Rosario Paternicò: "Un ruolo che va esercitato a 360 gradi e al quale bisogna dedicare molto tempo". Poi sul finale si discutono in aula due interrogazioni su eternit negli edifici pubblici e sicurezza degli edifici scolastici, presentate e sottoscritte dagli otto consiglieri di centrodestra. Ma al momento della loro discussione in aula i consiglieri del centrodestra presenti sono solo due: Carmelo Gagliano e Ivan Picicuto. Un passo indietro per il centrodestra rispetto al recente passato. http://robertpalermo.blogspot.com

martedì 16 dicembre 2008

Villa Romana. 100 mila visitatori in meno. Si torna ai numeri del 1996. Il cantiere in corso ha pesato sulla scelta dei Tour Operator

La Villa Romana del Casale in un anno ha perso più di 100 mila visitatori. Questo quanto emerge dal raffronto tra i dati della fruizione al 31 ottobre di quest’anno e quelli del 2007. Si è passati dai 415 mila visitatori dell’anno scorso ai 311 mila biglietti staccati nei primi dieci mesi di quest’anno. Questo quanto emerge dal rilevamento statistico fornito da Salvatore Generoso, responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del museo archeologico regionale Villa Imperiale del Casale. Dai primi giorni di novembre il sito Unesco ha chiuso i battenti per consentire il grosso dei lavori di sostituzione della copertura.
A spiegare il forte calo una fruizione ormai diventata scadente a causa dei lavori in corso
A spiegare il forte decremento registrato, però, non bastano i due mesi di chiusura di novembre e dicembre di quest’anno. In questo bimestre finale, infatti, i pavimenti musivi della Villa vengono visitati in media da circa 20 mila turisti. Un numero che sottratto ai dati del 2007 lascia ancora una differenza di 80 mila presenze in meno, spiegabili con i forti disagi conseguenti al cantiere di restauro in corso all’interno del sito archeologico. La qualità della visita del sito archeologico, con molti percorsi interrotti, parte dei pavimenti musivi coperti e aree inaccessibili, è diminuita fortemente nel corso del 2008. Tanto da portare molti tour operator ad “abbandonare” per quest’anno il sito piazzese. Meno ingressi e meno entrate anche per le casse regionali, alle quali sono andati quest’anno 520 mila euro. Ed anche qui occorre fare una precisazione. Il minor incasso si spiega non solo attraverso i 100 mila turisti in meno, ma anche a causa del biglietto dimezzato a 3.50 e a 1.50 dall’assessorato regionale ai Beni culturali proprio come diretta conseguenza delle difficoltà di fruizione incontrate dai turisti. Minori presenze e minori guadagni anche per i commercianti che ogni giorno operano all’esterno dell’area archeologica. Le rilevazioni statistiche dell’Urp del 2008 confermano aprile e maggio come i mesi con i picchi di presenze più alti, con 57.940 e 60.474 visitatori. Numeri di gran lunga inferiori rispetto ai 75.543 e 75.733 turisti dei due stessi mesi dell’anno scorso, quanto il calo delle presenze non si era ancora fatto sentire molto. Gennaio e febbraio i mesi “morti” per eccellenza, come accade ogni anno, con soli 3.870 e 6.109 biglietti staccati.
Più di 12 milioni di persone hanno visitato il sito in 20 anni
Sono stati 12 milioni e 866 mila gli euro incassati dalla Villa Romana del Casale negli ultimi 20 anni di apertura. Ad ammirare le “ragazze in bikini” dal 1989 ad oggi, invece, sono stati in tutto 6 milioni e 410 mila e 505 visitatori. Di questi quasi 2 milioni e mezzo è stato rappresentato da turisti non paganti perché aventi diritto al biglietto gratuito. Negli ultimi venti anni il numero dei visitatori è praticamente raddoppiato, passando dai 231 mila visitatori del 1989 ai 415 mila del 2007. E nei fatti la Villa ha mantenuto negli ultimi dieci anni, sia pure tra dati altalenanti, questo margine conquistato a partire dagli anni novanta. Il picco più alto di visitatori fatto registrare dal sito archeologico rimane quello del 2002, quando ad oltrepassare i cancelli d’ingresso dell’area archeologica furono 458 mila visitatori. L’anno nero in termini di presenze, invece, rimane il 1992, quando a calpestare le passerelle dell’area archeologica di contrada Casale furono solo 152 mila persone. Il dato dei 311 mila turisti fatto registrare quest’anno è il più basso da 15 anni. Per fare peggio bisogna andare al 1995, quando i visitatori furono 284 mila. Il 2009 viene considerato come l’anno del rilancio. Ma la prima condizione da rispettare, avvertita da tutti, è quella del rispetto dei tempi di riapertura, fissata per il primo marzo, e del completamento definitivo dei lavori.

Il manager Iudica dice no ad assemblea dell'Idv al Chiello su Sanità. Idv:"Presenteremo il nostro libro bianco sulla sanità ennese e nostre proposte"

Su iniziativa dell’IDV giorno 13 dicembre 2008 alle ore 10.30, presso la sala conferenze dell’ospedale Chiello situata nel corpo “F”, si sarebbe dovuta svolgere un’assemblea del personale per discutere in anteprima un piano per il rilancio e il potenziamento dell’ospedale, piano che rispecchia quello concordato con l’amministrazione comunale, con l’aggiunta del reparto di terapia intensiva rianimatoria. Piano predisposto dalla commissione sanità di IDV, composta dalla dottoressa Tania Befumo e dai dottori Ettore Brighina, Domenico Cicala e Francesco Naro. Il Direttore Generale, invitato all’evento, ha fatto presente che tale riunione si poneva fuori da tutte le regole e che pertanto non poteva avvenire. Tali regole non hanno impedito, al contrario, una riunione politica tenutasi all’Umberto 1° di Enna, che parlamentari, esponenti politici tra cui anche il segretario IDV, sanitari, stampa e quant’altro, hanno tenuto senza nessun impedimento. IDV ha ritenuto non insistere e procederà con una riunione pubblica dove accompagnerà alla presentazione del piano anche quella di un libro bianco sulla sanità ennese. Il Segretario Regionale di IDV senatore Fabio Giambrone ha previsto un incontro con l’assessore Massimo Russo per presentare la nostra posizione. Una rappresentanza del partito composta, oltre che dal senatore, dal segretario provinciale Aldo Murella e dagli onorevoli Leoluca Orlando, Domenico Scilipoti e Ignazio Messina, consegnerà una copia del piano e del “libro bianco sulla sanità ennese”. L’Assessore regionale alla sanità Massimo Russo ha annunciato che per rendersi conto della situazione ha già iniziato ad ispezionare personalmente tutti gli ospedali, assicurando che nessuna struttura chiuderà; al massimo sarà convertita secondo esigenze di maggiore funzionalità e sicurezza. All’assessore chiederemo il perché della mancata attivazione del reparto di terapia intensiva, predisposto da tempo e con 4 posti letto in organico e lasciato marcire nei magazzini; una misura di sicurezza trascurata colpevolmente e anzi chiamata in causa da parte del Direttore Generale dell’AUSL 4 di Enna quale elemento di pericolosità per i pazienti. Poiché l’assessore Russo prende atto che i veri destinatari del piano sono i pazienti, gli sarà consegnata una copia della petizione sottoscritta da 10.000 cittadini che si oppongono alla chiusura, trasformazione o depotenziamento del Chiello; cittadini che hanno contribuito ad acquistare la TAC e che si stanno adoperando anche per l’acquisto della Risonanza Magnetica Nucleare, evitando il ricorso alle strutture private a pagamento. Il libro bianco elaborato dal partito, dopo la stampa sarà distribuito in migliaia di copie ai cittadini tutti. Il libro in premessa individua e analizza le fonti dello spreco che andrebbero eliminate, e il tipo di organizzazione privata che, se assunto a modello, provocherebbe disastri finanziari e non solo. Dove il privato dilaga, come nel caso della Sicilia, Campania e Calabria, si sono prodotti fenomeni di malasanità, corruzione e infiltrazioni criminali.
Segretario IDV - Aldo Murella

venerdì 12 dicembre 2008

Il verbale della seduta del 18 dicembre con gli interventi in aula sul caso Margiotta

Discussione di una domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Margiotta (Doc. IV, n. 3-A) (19,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame di una domanda di autorizzazionePag. 97a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Salvatore Margiotta (Doc. IV, n. 3-A).L'organizzazione dei tempi di esame è in distribuzione e sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
(Esame - Doc. IV, n. 3-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulla relazione della Giunta, che propone di negare l'autorizzazione.Ha facoltà parlare il relatore, presidente della Giunta per le autorizzazioni, onorevole Castagnetti.
PIERLUIGI CASTAGNETTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'inchiesta nell'ambito della quale la domanda è stata avanzata dal GIP di Potenza riguarda il settore dell'estrazione petrolifera in Basilicata. Stipulato un protocollo di intesa con la regione Basilicata e altre due compagnie petrolifere, la Total Italia, filiale italiana della francese Total SA, ha bandito (con avviso pubblicato sulla Gazzetta ufficiale) la gara d'appalto per la realizzazione di un centro di raccolta e stoccaggio di oli minerali, il centro oli «Tempa Rossa».Secondo l'autorità giudiziaria, i dirigenti della Total Italia avrebbero alterato illecitamente i risultati della gara in favore di un'associazione temporanea di imprese chiamata «Impresa Ferrara», facente capo a tale Francesco Rocco Ferrara. L'alterazione sarebbe avvenuta mediante lo scambio materiale delle buste con le varie offerte, in modo tale da far risultare quella dell'ATI Ferrara vincitrice in danno degli altri concorrenti. In pratica, l'amministratore di Total Italia, il signor Levha, avrebbe dato disposizioni ai suoi collaboratori di verificare in un luogo appartato, e in un momento anteriore alla loro formale legittima apertura, il contenuto delle buste dell'offerta.Secondo gli inquirenti - si arriva, così, agli aspetti di più stretta competenza della Camera - il Ferrara si avvaleva, nell'esercizio delle sue attività imprenditoriali, di contratti e frequentazioni anche con il deputato Margiotta. Questi avrebbe incontrato il Ferrara in un'occasione, il 16 dicembre 2007, intrattenendo con lui una conversazione in strada di poco meno di un quarto d'ora. Tale incontro sarebbe stato chiesto e concordato tra il Margiotta e il Ferrara attraverso Donato Antonio Bochicchio.Quest'ultimo risulterebbe aver parlato con Ferrara almeno due volte il 15 dicembre 2007, senza però mai fare esplicitamente il nome di Salvatore Margiotta, limitandosi a fare cenno a un comune amico che era a Roma. Altro elemento che la pubblica accusa adduce a carico di Margiotta è il riferimento a lui fatto in una conversazione del 21 dicembre 2007, intercettata tra il Ferrara e tale Elena Zippo, nel corso della quale il Ferrara non solo espone alla sua interlocutrice le modalità concrete dello svolgimento alterato della gara, ma le spiega anche che egli intende dare al Margiotta 200 mila euro. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, il GIP di Potenza ritiene che il deputato Margiotta possa inquinare le prove. In particolare, il fatto che egli, secondo l'ipotesi accusatoria, sappia adoperare cautele e accortezze nell'uso del telefono e nell'organizzazione degli incontri sarebbe indice della capacità di alterazione del quadro probatorio (pagine 442 e 444 dello stampato). In definitiva, secondo l'autorità giudiziaria, questi elementi (definiti «triangolazioni telefoniche»), unitamente alle relazioni con amici e conoscenti, attesterebbero l'esistenza di un network che il Margiotta potrebbe usare per danneggiare la genuinità delle prove.Il deputato Margiotta è stato sentito dalla Giunta nella seduta del 17 dicembre 2008. Egli ha sostanzialmente respinto l'addebito per cui l'impresa Ferrara gli avrebbe promesso denaro e ha sottolineato come lo spazio per l'intervento che lui avrebbe dovuto esperire sui soggetti che governavano la procedura (soggetti che appartenevano alla società Total, non ad un ente pubblico) fosse di meno di un mese (16 dicembre 2007-14 gennaio 2008)Pag. 98e che in parte di quel tempo egli era in vacanza all'estero. Egli ha anche sottolineato che, a suo avviso, sarebbe incongruo disporre e chiedere l'esecuzione di una misura cautelare solo sulla base di elementi raccolti de relato. Il dibattito presso la Giunta è poi proseguito e si è concluso nella seduta del 18 dicembre 2008, questa mattina.L'oggetto della proposta della Giunta all'Assemblea concerne unicamente, come diversamente non potrebbe essere, la posizione del deputato Margiotta. Non si vuole qui disconoscere la gravità dei fatti imputati ad altri indagati né la meritoria attività delle forze dell'ordine e della magistratura nella repressione di episodi di preoccupante corruttela, avvenuti attorno alle attività estrattive in Basilicata, strategiche per lo sviluppo economico di tale regione e di tutto il Mezzogiorno.Circa il collega Margiotta, mi rimetto alla relazione scritta per maggiore completezza, senza omettere di rilevare che quasi tutti i componenti hanno osservato che gli elementi a suo carico sono assai flebili e contraddittori. Il principale elemento su cui si basa la domanda è costituito da una conversazione tra il Ferrara e una tale Elena Zippo, in cui l'imputato dice all'interlocutrice che avrebbe intenzione di dare al deputato Margiotta 200 mila euro. Non vi sono altri elementi circostanziati. Quanto al profilo delle esigenze cautelari, il prevalente avviso della Giunta è che la sola osservazione che Salvatore Margiotta abbia adottato delle cautele telefoniche e sia stato molto prudente nell'organizzazione dei contatti con il Ferrara medesimo non consente il radicarsi di una convinzione circa il pericolo effettivo che la mancata limitazione della sua libertà personale possa incidere negativamente sul quadro indiziario e probatorio. In definitiva e in conclusione, onorevoli colleghi, l'indagine a carico del deputato Salvatore Margiotta sembra allo stato in una fase del tutto congetturale e ipotetica.Occorre anche sottolineare con forza che la carenza degli indizi per le esigenze cautelari non rileva per attivare una forma di privilegio in favore di un parlamentare, ma per l'esigenza - questo è stato rilevato dalla Giunta stamattina - di affermare il principio che nessun cittadino - non parlo dei parlamentari - dovrebbe essere privato della libertà personale sulla base di elementi privi della consistenza necessaria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania, Unione di Centro, Misto-Movimento per l'Autonomia, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).Per questi motivi, con un solo voto contrario, la Giunta propone all'Assemblea di negare l'autorizzazione richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania, Unione di Centro, Misto-Movimento per l'Autonomia, Misto-Minoranze linguistiche, Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, come abbiamo sentito dal relatore, l'inchiesta della procura di Potenza non è affatto futile, ma è necessaria, ed è stata condotta - sono parole del relatore e della relazione approvata dalla Giunta - con una meritoria attività della magistratura e delle forze dell'ordine; questo è il dato di fatto.Stiamo parlando cioè di un fatto per cui sta indagando un'autorità giudiziaria a cui questa Assemblea, nel riconoscere e nell'approvare la relazione del relatore, riconosce meritoria attività e ringrazia anche per ciò che sta facendo. Ebbene, quella procura di Potenza sta indagando su un gravissimo giro corruttivo in danno delle popolazioni locali. Voglio ricordare che il petrolio della Basilicata è il petrolio di tutto il Meridione, e anche dell'intera Italia, e che attorno alla sua estrazione si sono verificate, e si stiano verificando,Pag. 99episodi di inqualificabile mercimonio di funzioni pubbliche e private. Questo credo debba destare la preoccupazione di tutti, sia di noi in questa sede, sia di tutti coloro che hanno a cuore la legalità.L'alterazione di cui stiamo parlando, ovvero la turbativa d'asta, per stessa ammissione del relatore e della relazione che ci accingiamo ad approvare, sarebbe avvenuta mediante lo scambio materiale delle buste con le varie offerte, in modo tale da far risultare quella della ATI di Ferrara vincitrice in danno di altri concorrenti; questo è il fatto.Rispetto a questi fatti, si tratta di vedere non quali elementi di prova ci sono a carico dell'uno, o dell'altro, perché questo spetta alla magistratura, non spetta a noi. Se dovessimo accettare questo principio, l'affermazione fatta poc'anzi - nessun cittadino deve essere privato della libertà personale -, un principio sacrosanto, noi, oggi, per questa ragione, staremmo praticando una disparità di trattamento. Quel cittadino che è in mezzo a noi, può e non deve essere privato della libertà personale. Per gli stessi fatti, altri cittadini, su questa stessa inchiesta, vengono privati della libertà personale da una magistratura che voi stessi avete detto che sta conducendo, in questa indagine, una meritoria attività di cui gli va dato atto.
ANTONINO LO PRESTI. Ma che stai dicendo?
ANTONIO DI PIETRO. Innanzitutto, vorrei ricordare che, al di là della prassi di comodo che questo Parlamento sta portando avanti da diversi anni, l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, riserva la possibilità di non concedere l'autorizzazione alla limitazione della libertà personale solo quando vi è un fumus persecutionis, un intento persecutorio che va accertato, va dichiarato, va provato.È difficile davvero individuare in questa relazione un'attività persecutoria della magistratura, se quella stessa magistratura viene chiamata, per questo stesso fatto, una magistratura che sta portando avanti una meritoria attività, essa e le forze dell'ordine.La verità è molto semplice, signori colleghi, ed è che questo Parlamento, con riferimento ad alcuni cittadini italiani, sta applicando un principio diverso, vale a dire: per i parlamentari le valutazioni sugli elementi di prova non le fa soltanto il giudice ma le fa il Parlamento.
GIUSEPPE CONSOLO. C'è la Costituzione!
ANTONIO DI PIETRO. Vorrei ricordare che esiste un sistema endoprocessuale per far valere le proprie ragioni (il tribunale del riesame, il ricorso per Cassazione e quant'altro) e che in quella sede noi ci auguriamo che le istanze del deputato Margiotta possano essere prese in considerazione in modo positivo. Noi non dubitiamo che egli saprà difendere sé e il suo onore nelle sedi debite e competenti. Non accettiamo la regola per cui una sede diversa, soltanto perché un cittadino è parlamentare, possa stabilire una giurisprudenza diversa.Non accettiamo il principio per cui gli elementi di prova, così come descritti nella relazione, possano essere e debbano essere valutati da questa Aula, perché questo non lo dice la Costituzione, perché la Costituzione invece dice che dobbiamo valutare soltanto gli elementi persecutori. Per questa ragione crediamo che in questo momento noi ci stiamo ponendo di fronte al Paese, ancora una volta, come una casta che vuole difendere se stessa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).Noi non prendiamo a cuor leggero la decisione di votare per la concessione degli arresti domiciliari del collega. Sappiamo quali sono le prerogative del parlamentare, ma sappiamo che è ora di mettere un punto fermo a questo principio, a questa prassi, a questa brutta abitudine che questo Parlamento ha preso da molti anni, tanto è vero che, nonostante molte volte siano state avanzate richieste di misure cautelari, questo Parlamento, ad eccezione di quattro volte, non le ha mai concessePag. 100alimentando così quel principio di disparità di trattamento, di possibilità di eludere il corso della giustizia. Noi crediamo che sia giunto il tempo di riflettere in modo pacato ma responsabile su quale sia il ruolo del parlamentare, e su quale sia il limite delle sue guarentigie. Io non credo che questo Parlamento debba continuare a valutare le prove, e a valutarle una volta come conviene ad una coalizione, un'altra volta come conviene all'altra coalizione, e poi trovare un incontro perché quel che succede ad una parte può succedere un domani all'altra parte.
ELIO VITTORIO BELCASTRO. Anche a te può succedere!
ANTONIO DI PIETRO. È giusto che, in caso dovesse succedere ad ognuno di noi, si corra dal giudice a far valere le proprie ragioni. Crediamo che sia il tempo di assumersi le proprie responsabilità di fronte alla legge e di fronte al Paese, e di interrompere questo metodo che finisce per togliere ogni credibilità alla nostra azione, al nostro ruolo e alla nostra funzione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 20,10)
ANTONIO DI PIETRO. Per questo, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà per la concessione degli arresti domiciliari al deputato Margiotta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, caro onorevole Di Pietro, nessuno di noi, nessuno dei parlamentari del Popolo della Libertà si sogna di affermare che la magistratura non costituisca nel nostro Paese una realtà importante, una realtà da considerare, un ruolo assolutamente decisivo nella vita dei cittadini italiani.Ma per noi, prima di tutto, vengono i principi che la Costituzione indica. Questa è la nostra «stella polare» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del Partito Democratico). Fintanto che il popolo italiano non manderà in questa sede parlamentare o al Senato tanti parlamentari che possano cambiare la Carta costituzionale, a questa e soltanto a questa noi ispiriamo le nostre decisioni. È nella Carta costituzionale che c'è scritto in termini molto chiari quali sono i limiti attraverso i quali si deve passare per poter privare della libertà personale un parlamentare della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).La libertà non è un problema che riguarda l'una o l'altra forza politica. Se oggi si discutesse di un parlamentare dell'Italia dei Valori, noi la penseremmo nello stesso identico modo (Una voce: non è vero!). Io la penserei nello stesso identico modo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Infatti ritengo che il valore della libertà prescinda dall'appartenenza all'una o all'altra forza politica ed è quello che ci ha ispirato nella decisione che abbiamo assunto con riferimento alla richiesta di arresto dell'onorevole Margiotta.Mi sarebbe molto facile ricordare a quest'Aula le richieste che il dottor Woodcock ha già inoltrato in tempi molto recenti. Nel 2002 ha chiesto l'arresto dei parlamentari Luongo e Sanza e tutti noi sappiamo come è finita quell'inchiesta: nel nulla. Ha chiesto nel 2004 l'arresto dell'onorevole Blasi e tutti noi sappiamo com'è finita quell'inchiesta. Le persone non si arrestano per verificare se dall'arresto deriva una qualche eventuale responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania). Le persone si arrestano solo quando negli atti esistono già le prove che possono far sì che quella persona sia privata della libertà personale.Pag. 101A noi non compete in questa sede valutare il merito della vicenda. In questo concordiamo perfettamente. A noi compete però vedere se si possa ipotizzare un fumus persecutionis e la valutazione di questo passa certamente attraverso i due parametri fondamentali attraverso i quali la libertà può essere sottratta ad un individuo: pericolo di fuga o il pericolo di inquinamento delle prove.Da questo punto di vista la richiesta pervenuta a questa Camera non contiene alcun elemento, neanche il più banale, neanche il più piccolo ma sarebbe troppo facile ricordare che siamo di fronte a fatti lontani nel tempo ormai circa un anno, rispetto ai quali le esigenze cautelari, proprio per il decorso del tempo, dovrebbero essere provate in maniera assolutamente precisa.Il relatore ha ricordato, volendo entrare nel merito, quanto labili appaiano a prima vista gli indizi - sottolineo gli indizi - non le prove della colpevolezza. Ma la labilità degli indizi rimane comunque un elemento ultroneo rispetto ai due parametri fondamentali di riferimento. Oggi noi non abbiamo alcun elemento per dire che l'onorevole Margiotta possa violare il principio di rimanere in questo Paese e sottrarsi alle indagini giudiziarie o possa in qualche modo inquinare le prove, perché non è certo la disponibilità di un telefono, che tutti noi abbiamo, a costituire il punto di riferimento per valutare se una persona stia o non stia inquinando le prove.Potrei andare anche oltre nella valutazione del merito, discutere subito se siamo di fronte ad un'asta fatta da soggetti pubblici o da soggetti privati, perché vi è una grande differenza, quand'anche i valori siano importanti, nel considerare se la Total sia o non sia un soggetto privato o pubblico. La risposta è troppo scontata per essere commentata. Non è questo il tema sul quale mi voglio trattenere. Il tema, invece, è quello che ho affrontato all'inizio: la libertà si toglie solo quando vi sono prove che possono confermare che è opportuno privare il cittadino della libertà e da questo punto di vista la valutazione attenta che ha fatto la Giunta per le autorizzazioni, l'approfondimento nella valutazione di tutte le carte che sono arrivate, le cinquecento pagine circa che ci sono state mandate, non ci porta da nessuna parte, non c'è nulla.Allora, non si tratta di difendere un privilegio, non si tratta di decidere per proteggere una casta: si tratta di applicare un principio costituzionale e di rispettare una persona, un parlamentare, che è prima di tutto un cittadino e che ha diritto di vedere applicati nei suoi confronti i principi che un cittadino ha il diritto di reclamare ad alta voce.È giusto che l'onorevole Margiotta difenda la sua posizione in quella sede, ma è altrettanto giusto che noi parlamentari valutiamo se vi è stata o non vi è stata una violazione dei principi che la Carta costituzionale indica. I principi che in questo caso ci dà sono tutti assolutamente univoci: non c'è nessuna ragione per la quale possa essere disposto l'arresto dell'onorevole Margiotta.In questo senso, il Popolo della Libertà voterà convintamente a favore della decisione che la Giunta per le autorizzazioni ha già preso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, devo manifestare la mia convinta condivisione della relazione che qui ha fatto il presidente Castagnetti. Penso anche che su vicende così delicate il Parlamento non debba avere né una posizione di chiusura pregiudiziale, né tantomeno quella di un'automatica ed acritica accettazione delle richieste che vengono fatte. È in questa posizione intelligente del Parlamento che deve fare riferimento lo spirito e la lettera dell'articolo 68 della Costituzione. A me dispiace sinceramente che l'onorevole Di Pietro abbia oggi, questa sera, manifestato una conoscenza approssimativa della nostra Costituzione (ApplausiPag. 102dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro).Mi si consenta brevemente di leggerne il testo, come rinovellato, che tra l'altro è molto breve: «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza di reato».Nulla di tutto questo ha riferimento con le cose che lei ha detto: onorevole Di Pietro, quando lei avrà la maggioranza per cambiare la Costituzione in questo Parlamento la potrà cambiare. Oggi noi abbiamo il dovere di applicarla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro).Quando si fa una discussione di questo tipo, mi aspetto sempre che vi sia anche una valutazione molto attenta, perché parliamo delle libertà personali e, quindi, di persone in carne ed ossa. Penso che sia dovere del Parlamento lavorare e guardare con attenzione le carte che giungono dagli uffici giudiziari. Ritengo giusto che la Commissione ed il relatore abbiano detto con chiarezza che non vi è un problema che riguarda l'impianto complessivo delle indagini: si tratta di un impianto significativo che, sicuramente, è il risultato di un lavoro apprezzabile svolto dalle forze di polizia e dalla magistratura. Nessuno intende metterlo in discussione.In questa sede, siamo chiamati a pronunciarci su una questione specifica e sulla posizione personale dell'onorevole Salvatore Margiotta. È su questo che dobbiamo discutere.Penso che dobbiamo dirci con grande chiarezza, che il quadro accusatorio che emerge dalle carte trasmesse a questo Parlamento è fragilissimo. Direi, quasi, inesistente. E su questo il Parlamento non può e non deve discutere, onorevole Di Pietro, deve far finta di nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Possiamo pensare veramente che il Parlamento sia soltanto il passacarte di ciò che viene mandato delle procure? Discutiamo, entriamo nel merito.Mi si consenta di dire, con grande chiarezza, che tutto questo va affrontato con grande intelligenza e attenzione.Onorevoli colleghi, signor Presidente, tutto ruota su un incontro della durata di tredici minuti, avvenuto per strada, ai contenuti del quale non vi è alcun riferimento, né a ciò che avrebbe detto il signor Ferrara, né a ciò che avrebbe detto l'onorevole Margiotta. Vi è soltanto un presunto riscontro, in una successiva conversazione telefonica, che avviene tra altre persone, tra il signor Ferrara ed un'altra persona. Inoltre, lì l'individuazione del soggetto è abbastanza vaga: non si parla mai dell'onorevole Margiotta, si parla di tale «Salvatò». E noi pensiamo che «Salvatò» possa identificare l'onorevole Salvatore Margiotta? Stiamo parlando di cose serie, stiamo parlando della libertà individuale di un cittadino italiano.Mi si consenta anche di dire che si parla di passaggio e di impegno per una dazione di denaro. In quella telefonata si dice: «a Salvatò ho promesso che darò 200 mila euro». Bene, di quel passaggio di denaro non vi è alcuna traccia, nonostante l'appalto sia stato aggiudicato il 14 gennaio 2008 e la stipula della convenzione sia del 13 maggio 2008.Passano otto mesi e, nonostante le persone indagate siano attentamente controllate (al punto tale che vengono, finanche, pedinate), non vi è traccia, nemmeno lontana, di un passaggio di denaro. Questa è una prova? Posso permettermi di chiedervi, colleghi dell'Italia dei Valori: questo è un indizio? Lo dico con fraternità. In questa sede, dobbiamo parlare di cose serie e non fare propaganda tra di noi.Mi sarei aspettato che da parte vostra, su questi temi, non vi fosse solidarietàPag. 103astratta, ma la voglia di guardarsi le carte, non rifugiandosi dietro un principio astratto e, peraltro, non vero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Unione di Centro)!Se, poi, guardo alla ragione per la quale vengono richiesti gli arresti domiciliari, rimango assolutamente sbigottito. Penso che abbia fatto bene la Commissione, nella figura del presidente Castagnetti, a ricordarla testualmente.Vorrei qui ripeterla, perché mi ha molto colpito: saper adoperare anche per i suoi studi (è ingegnere) cautele ed accortezze nell'uso del telefono. Rimango senza parole!
OSVALDO NAPOLI. Anche noi!
MARCO MINNITI. Rimango sinceramente senza parole, e vorrei chiedere perché anche voi non vi interrogate su queste carte.Penso sinceramente e in tutta coscienza che un cittadino non può essere privato della libertà personale per queste motivazioni, e aggiungo un'altra cosa: non è vero, come si è detto in qualche dichiarazione fuori da qui (perché forse qui non si è avuto il coraggio di dirlo), che questo eventuale voto del Parlamento bloccherebbe le indagini: non si blocca nulla! Come voi sapete, colleghi dell'Italia dei Valori, le indagini possono e devono andare avanti. Qui si dà un parere negativo sulla limitazione della libertà personale, a meno che non si pensi che l'arresto sia uno strumento per fare le indagini, ma questo è fuori della civiltà giuridica del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Unione di Centro, Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati della Lega Nord Padania).Non si tratta di ribadire un privilegio, non si tratta di concedere alcun privilegio, ma di fare in questa sede una valutazione elementare e mirata di giustizia. Ecco perché, onorevoli colleghi, in tutta consapevolezza e con la coscienza serena voterò contro le richieste della procura di Potenza e a favore della proposta che è stata avanzata dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.Ha chiesto di parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, avrei tante cose da dire, da osservare, da eccepire. Vorrei entrare nel merito della vicenda, provare a dimostrarvi inoppugnabilmente la mia totale innocenza ed estraneità, oltre che esprimervi la mia sorpresa per esservi stato coinvolto. Non lo farò: l'Aula non è un tribunale. Sarà quella la sede in cui, spero in tempi brevissimi, otterrò piena giustizia. Voglio qui dire soltanto una cosa: sono in quest'Aula dall'aprile 2006. Ho cercato di farmi apprezzare per impegno e competenza; vorrei che non dubitiate della mia correttezza e della mia onestà.Quando su un uomo pubblico si abbatte un fulmine come questo, la preoccupazione, se si ha la coscienza a posto, non è sull'esito finale della vicenda giudiziaria, che non potrà che essere positivo. Il dolore, la sofferenza sono prodotti dall'onta che si subisce, dal discredito, dal disdoro e dallo sfregio alla propria immagine, che oggi mi appare irrimediabile. Io sono una persona onesta. Non è vero che un imprenditore mi abbia promesso soldi nel caso di vittoria di una gara d'appalto: non è vero, e non ho mai permesso ad alcuno anche solo di ipotizzare cose del genere. Comportamenti di questo tipo sono distanti dal mio modo di intendere la politica e la gestione della cosa pubblica. Mi fermo qui, è l'unica certezza che in questo momento così amaro vorrei riuscire a trasferirvi. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà, Unione di Centro, Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo