martedì 16 dicembre 2008

Villa Romana. 100 mila visitatori in meno. Si torna ai numeri del 1996. Il cantiere in corso ha pesato sulla scelta dei Tour Operator

La Villa Romana del Casale in un anno ha perso più di 100 mila visitatori. Questo quanto emerge dal raffronto tra i dati della fruizione al 31 ottobre di quest’anno e quelli del 2007. Si è passati dai 415 mila visitatori dell’anno scorso ai 311 mila biglietti staccati nei primi dieci mesi di quest’anno. Questo quanto emerge dal rilevamento statistico fornito da Salvatore Generoso, responsabile dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del museo archeologico regionale Villa Imperiale del Casale. Dai primi giorni di novembre il sito Unesco ha chiuso i battenti per consentire il grosso dei lavori di sostituzione della copertura.
A spiegare il forte calo una fruizione ormai diventata scadente a causa dei lavori in corso
A spiegare il forte decremento registrato, però, non bastano i due mesi di chiusura di novembre e dicembre di quest’anno. In questo bimestre finale, infatti, i pavimenti musivi della Villa vengono visitati in media da circa 20 mila turisti. Un numero che sottratto ai dati del 2007 lascia ancora una differenza di 80 mila presenze in meno, spiegabili con i forti disagi conseguenti al cantiere di restauro in corso all’interno del sito archeologico. La qualità della visita del sito archeologico, con molti percorsi interrotti, parte dei pavimenti musivi coperti e aree inaccessibili, è diminuita fortemente nel corso del 2008. Tanto da portare molti tour operator ad “abbandonare” per quest’anno il sito piazzese. Meno ingressi e meno entrate anche per le casse regionali, alle quali sono andati quest’anno 520 mila euro. Ed anche qui occorre fare una precisazione. Il minor incasso si spiega non solo attraverso i 100 mila turisti in meno, ma anche a causa del biglietto dimezzato a 3.50 e a 1.50 dall’assessorato regionale ai Beni culturali proprio come diretta conseguenza delle difficoltà di fruizione incontrate dai turisti. Minori presenze e minori guadagni anche per i commercianti che ogni giorno operano all’esterno dell’area archeologica. Le rilevazioni statistiche dell’Urp del 2008 confermano aprile e maggio come i mesi con i picchi di presenze più alti, con 57.940 e 60.474 visitatori. Numeri di gran lunga inferiori rispetto ai 75.543 e 75.733 turisti dei due stessi mesi dell’anno scorso, quanto il calo delle presenze non si era ancora fatto sentire molto. Gennaio e febbraio i mesi “morti” per eccellenza, come accade ogni anno, con soli 3.870 e 6.109 biglietti staccati.
Più di 12 milioni di persone hanno visitato il sito in 20 anni
Sono stati 12 milioni e 866 mila gli euro incassati dalla Villa Romana del Casale negli ultimi 20 anni di apertura. Ad ammirare le “ragazze in bikini” dal 1989 ad oggi, invece, sono stati in tutto 6 milioni e 410 mila e 505 visitatori. Di questi quasi 2 milioni e mezzo è stato rappresentato da turisti non paganti perché aventi diritto al biglietto gratuito. Negli ultimi venti anni il numero dei visitatori è praticamente raddoppiato, passando dai 231 mila visitatori del 1989 ai 415 mila del 2007. E nei fatti la Villa ha mantenuto negli ultimi dieci anni, sia pure tra dati altalenanti, questo margine conquistato a partire dagli anni novanta. Il picco più alto di visitatori fatto registrare dal sito archeologico rimane quello del 2002, quando ad oltrepassare i cancelli d’ingresso dell’area archeologica furono 458 mila visitatori. L’anno nero in termini di presenze, invece, rimane il 1992, quando a calpestare le passerelle dell’area archeologica di contrada Casale furono solo 152 mila persone. Il dato dei 311 mila turisti fatto registrare quest’anno è il più basso da 15 anni. Per fare peggio bisogna andare al 1995, quando i visitatori furono 284 mila. Il 2009 viene considerato come l’anno del rilancio. Ma la prima condizione da rispettare, avvertita da tutti, è quella del rispetto dei tempi di riapertura, fissata per il primo marzo, e del completamento definitivo dei lavori.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo