lunedì 8 dicembre 2008

Regolamento antenne telefonia. Si cambia. Le società telefoniche avranno maggiore mano libera. Incarico ad un legale per un nuovo testo comunale.

Città destinata a dover ospitare sempre più antenne della telefonia mobile. Per evitare nuovi contenziosi davanti ai giudici amministrativi con le società telefoniche, infatti, la giunta ha con propria delibera dato incarico all’avvocato Paolo Li Rosi di modificare il regolamento comunale per l’insediamento urbanistico e territoriale degli impianti di telefonia mobile. Un testo da aggiornare alla luce del complesso quadro normativo, scientifico e giurisprudenziale favorevole alle installazioni dei gestori della rete mobile. E questo non può che significare il ritorno delle piccole stazioni radio base sui tetti degli immobili armerini. L’attuale regolamento, infatti, è stato più volte bocciato dal tribunale amministrativo regionale etneo “per il suo carattere sostanzialmente preclusivo all’installazione delle antenne telefoniche in larga parte del territorio comunale”. E intanto continuano a piovere nuove istanze da parte delle compagnie con le quali viene richiesta l’autorizzazione all’installazione di nuove antenne nella zona centrale della città. “E con l’attuale regolamento si darebbe causa a ulteriore contenzioso, con esito favorevole alle compagnie”, si legge nelle premesse della proposta di deliberazione inviata dall’ufficio tecnico alla Sala delle Luci del palazzo comunale. L’avvocato Li Rosi ha già difeso il Comune nel contenzioso pendente fino a qualche anno fa con la società H3G, il gestore Tre con il quale lo stesso legale riuscì a definire per conto dell’ente una transazione diventata per un certo periodo una sorta di accordo-pilota sperimentabile nei rapporti con le società telefoniche. Il nuovo schema di regolamento, una volta definito, dovrà essere trasmesso poi al consiglio comunale per la successiva approvazione. Le opportunità per i gestori della telefonia mobile, quindi, saranno più ampie e favorevoli. La legislazione in materia si è evoluta in senso sempre più favorevole alle installazioni delle apparecchiature al servizio degli impianti Umts. Sentenze della Consulta e il Codice delle Comunicazioni elettroniche vanno in questa direzione. Il Tar di Catania, proprio nel giudizio con Vodafone, aveva pronunciato “l’illegittimità del testo comunale”. Ma aprendo le maglie normative locali il rischio di un incremento esponenziale delle polemiche e delle iniziative di carattere popolare è concreto. Si preannunciano possibili battaglie da parte delle associazioni ambientaliste. Due diverse petizioni popolari sono state presentate da gruppi di cittadini, negli ultimi anni, con riferimento ad altrettanti impianti collocati in due diversi punti della città, sopra il tetto di palazzi condominiali. Sottoscrizioni rimaste, però, senza conseguenze concrete. Le antenne sono sempre rimaste al loro posto, anche vicino a scuole elementari. La guerra delle antenne non ha trovato pace negli ultimi anni. Il Comune è entrato in conflitto con le società telefoniche Siemens Wind, Vodafone Omnitel e H3G. Tutte hanno dichiarano battaglia giudiziaria al Comune davanti al Tar. Ottenendo quasi sempre ragione. Vodafone ha vinto il primo round giudiziario per l’installazione di una Srb, una Stazione Radio Base, in via Pascoli. I giudici, infatti, hanno accolto la richiesta del gestore di telefonia di sospendere il provvedimento dell’ufficio tecnico del giugno 2006, con cui veniva negata l’autorizzazione a realizzare l’impianto. Siemens, il gruppo milanese succeduto a Wind-Italtel, nell’aprile 2006 inoltrò la richiesta per una Srb a Piano Cannata. E di fronte al diniego si è rivolta ai giudici etnei. Il gestore Tre, invece, dopo una precedente fase giudiziaria, chiuse un accordo con l’amministrazione. Dal Giornale di Sicilia - Edizione dell'8 dicembre http://robertpalermo.blogspot.com/

Il patto del giugno 2006 tra Comunee e H3G, una vera e propria transazione che metteva fine alle pendenze giudiziarie tra il comune piazzese e la società, rimane non del tutto attuato. Prevedeva l’impegno dell’operatore “Tre” a rinunciare all’impianto di via Remigio Roccella, sistemato sul tetto di un condomino in pieno centro abitato, attualmente pienamente attivo, e a quello di piazza Alcide De Gasperi. Le due stazioni radio dovevano essere smantellate entro 60 giorni dalla realizzazione ed attivazione di altre due antenne radio, la cui collocazione veniva individuata nello stesso accordo. Una in contrada Cicciona, a poca distanza dall’attuale ripetitore di Rai Way, l’altra proprio a Piano Marino. Entrambi i siti sono stati autorizzati dagli uffici comunali. Ma l’attivazione dell’impianto a Piano Marino finora non è stata possibile perché per ben tre volte gli impianti in fase di realizzazione da parte dell’H3G sono stati danneggiati da ignoti. L’antenna di via Roccella, quindi, rimane attiva per garantire la copertura del segnale nella zona nord, e questo fino a quando la stazione radio base di Piano Marino, fuori città, non entrerà in funzione. Solo in quel momento l’impianto in città verrà smantellato. Per la stazione di Piano Marino verrà stipulato un vero e proprio contratto di locazione. Per il primo anno di locazione, però, le casse comunali dovranno rinunciare al canone “a titolo di rimborso di parte dei costi che H3G ha sostenuto e sosterrà per lo smantellamento dei due impianti cittadini”. Il canone verrà pagato a cominciare dal secondo anno di contratto. L’antenna di via Roccella era stata oggetto anche di una petizione popolare e di una dura presa di posizione da parte degli ambientalisti. Tanto che l’allora sindaco Ivan Velardita, siamo nell’agosto del 2003, sospese con propria ordinanza le autorizzazioni e ingiunse la rimozione dell’impianto. Da allora lo scontro a colpi di carta bollata è proseguito fino al 2006. La transazione raggiunta sui due ricorsi al Tar aveva evitato un lungo e rischioso contenzioso. L’H3G aveva chiesto 1 milione e 600 mila euro di danni. Adesso petizioni, polemiche e preoccupazioni sono destinate a tornare.
Prg. Che fine farà il voto unanime del consiglio comunale dello scorso marzo?
Le stazioni radio base della telefonia mobile potranno essere installate solo nelle zone agricole, non all’interno del centro abitato. A stabilirlo con voto unanime era stato lo scorso marzo il consiglio comunale, inserendo nel nuovo Piano regolatore generale la norma già stabilita con una delibera del consiglio comunale nell’aprile del 2004. I consiglieri comunali avevano in pratica integrato il regolamento edilizio comunale del Prg con quello sulla telefonia mobile già esistente, prevedendo di fatto che gli impianti potranno essere realizzati solo in tutte le zone definite "E" dallo strumento urbanistico, cioè nelle aree agricole, a prescindere dal fatto che un terreno agricolo si trovi a qualche metro o a qualche chilometro dal centro abitato. La decisione è stata presa in aula in sede di esame delle osservazioni al nuovo Prg. I consiglieri hanno accolto l’osservazione numero 123, a firma dell’ingegner Mario Duminuco, responsabile del IV settore Collettività e territorio. “L’integrazione serve a regolarizzare tutta la vicenda, impedendo le installazioni nelle zone A, B e C del Prg”, ha spiegato Duminuco, intervenendo in aula durante il dibattito. Lo stesso progettista del Piano, Giuseppe Dato, nelle sue controdeduzioni alle osservazioni, si era espresso per l’accoglimento della richiesta. “L’osservazione è meritevole di accoglimento per la tutela della salute pubblica”, aveva scritto Dato, suggerendo di introdurre un nuovo articolo, il 64bis, al Rec, il regolamento edilizio comunale, in materia di minimizzazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo