mercoledì 15 ottobre 2008

Chiusura Chiello. Assemblea straordinaria dell'Osp. Ricorso al Tar e sit in a Palermo per protesta.

1 Comunicato dell'Osp, l'osservatorio sanitario permanente
2 L'intervento del consigliere Eduardo Lotario in consiglio comunale

1 Assemblea straordinaria dell’Osservatorio Sanitario Permanente dell’Ospedale “M. Chiello” di Piazza Armerina.

Assemblea straordinaria all’Ospedaliero “Chiello” di Piazza Armerina sui gravi problemi suscitati dal “Piano di Rientro Regionale”. Il dibattito tra i numerosi intervenuti è stato oltremodo acceso viste le gravi conseguenze derivanti dalla caparbia volontà di rimodulare la sanità siciliana ai meri tagli aritmetici dei posti-letto. Infatti la percentuale di posti-lettodi di circa il 2 per mille assegnati alla nostra provincia mal si confanno alla effettiva richiesta sanitaria della popolazione.
Il coordinatore dell’OSP dott. Sebastiano Arena ha esplicato il piano di rientro e le ragioni che hanno messo in allarme gli operatori, ma ancor più larghe fasce di popolazione che si troverebbero esposte alla carenza di trattamento delle patologie acute ed emergenti col rischio reale di dover forzatamente rinunciare all’emergenza in tempo reale come avviene fino ad ora. Il dott. Arena ha chiarito, se ce fosse bisogno, che il metodo utilizzato dalla regione è palesemente iniquo in quanto non terrebbe conto della reale richiesta sanitaria della popolazione del bacino d’utenza provinciale e piazzese in particolare. Il dott. Arena ha fatto notare la chiara iniquità presente nel Piano di Rientro poiché il taglio dei posti-letto ospedalieri mortifica una provincia ormai agli ultimi posti nel reddito nazionale e quella che non possiede alcun centro sanitario privato né alcun centro sanitario di eccellenza. Ha fatto rilevare che una riforma della sanità è necessaria e anzi indispensabile, ma i tagli possono arrivare prima di averla programmata. Invece si verifica il contrario: prima i tagli aritmetici e poi i cosiddetti sogni … in una regione dove vige da sempre la sfiducia. D’altronde, dice Arena, risulta chiaro cosa è successo nei centri metropolitani di maggiore popolazione dove, a un’offerta sanitaria ottimale, sono stati salvati i Policlinici, gli IRCSS e quant’altro in modo che la popolazione non soffrirà affatto dalla rimodulazione della rete ospedaliera e dei servizi.
Ha preso la parola il dott. Roberto Pace che ha sottolineato che, data la decisione regionale di tagliare di oltre il 49% dei posti-letto in provincia si creerà la tragica situazione di non poter far fronte, nell’unico ospedale di Enna ipotizzato per acuti, alla richiesta di ricoveri, poiché già adesso l’ospedale di Enna è in difficoltà. Il dott. Roberto Pace ha evidenziato che ogni anno a Piazza vengono effettuati circa 9.000 ricoveri con bassissimo indice di inappropriatezza e con indice di occupazione di posti-letto superiori al 70%, evidenziando pure che se l’ospedale è altamente utilizzato più che altrove, la ragione sta nel fatto che i bassi redditi della popolazione uniti alla scarsa risposta dei servizi territoriali, lo fanno ergere a luogo della salute necessario e ideale.
Il consigliere comunale Gagliano, ha preso le distanze dalle decisioni dell’Assessore-magistrato Russo, il quale, non avrebbe le competenze per farlo e anzi, specialmente dopo il voto di Giunta regionale sul decreto stesso, passato per il rotto della cuffia, avrebbe dovuto dimettersi.
L’Assessore comunale alla Sanità dott. Innocenzo Di Carlo, chiudendo i lavori, ha comunicato agli intervenuti ciò che si sta facendo come lotta al decreto comunicando che il Consiglio comunale di Piazza, già riunito venerdì scorso con la partecipazione dei sindaci del Distretto e della Provincia, ha deciso di espletare riunione permanente e addirittura domani sera in seduta pubblica in Piazza falcone e Borsellino, dove saranno presenti in massa i camici bianchi. La lotta avrà come obiettivo di far alzare la percentuale dei posti-letto in provincia al 3,5 per mille che consentiranno di migliorare l’offerta sanitaria adeguandoli ai bisogni della popolazione. Il dott. Innocenzo Di Carlo ha fatto un cenno ai nuovi bisogni: entro i prossimi due-tre anni a Piazza Armerina e Aidone vi sarà un transito turistico enorme a causa dell’arrivo da Malibu della famosa Venere di Morgantina e della fruizione della Villa romana del Casale finalmente aperta e restaurata, per cui la richiesta sanitaria che tutt’ora è tendenzialmente alta sarà destinata a crescere. Ha preannunciato altre forme di lotta possibili come ad esempio un sit-in della popolazione a Palermo davanti ai palazzi della Regione. Sono stati stimolati dal pubblico presente altri interventi votati a coinvolgere istituzioni e uomini politici affinché all’Assemblea Regionale facciano valere le ragioni delle nostre popolazioni. Ipotesi future, non appena la legislazione del settore sarà certa, sono il ricorso della consulta dei sindaci al Tar o addirittura alla Corte costituzionale.

2 INTERVENTO AL CONSILGLIO COMUNALE DEL 14/10/2008 DEL CONSIGLIERE PD LOTARIO EDUARDO

Sig. Presidente, Signori consiglieri, Sig. Sindaco di Piazza Armerina, Sigg. Sindaci di Aidone, Leonforte, Valguarnera, Sigg. Sig. delegato del Comune di Pietraperzia, Sigg. Sindacalisti presenti siamo all’epilogo di una tragedia annunciata: il piano di rientro dal deficit sulla spesa sanitaria della Regione Siciliana è stato approvato con riserva dal Governo nazionale e già è stata manifestata grande soddisfazione dal Governo regionale.

Siamo soddisfatti anche noi per quanto riguarda il via libera alla prima trance di 800 mln di euro relativi al mutuo cui la Regione Siciliana dovrà attingere, che serve a soddisfare le esigenze di liquidità per chiudere il contenzioso in corso tra la Regione e i fornitori da una parte e tra la regione e le spese legali e gli interessi passivi maturati alla data di stipula dello stesso.

Sono pure sicuro della soddisfazione di coloro che nell’ultimo periodo hanno dato segnali di interesse sulle sorti del nostro ospedale attraverso le pagine provinciali della stampa e mi riferisco a formazioni politiche non presenti in Consiglio Comunale e ad associazioni cittadine, ormai presenti stabilmente nell’attento percorso praticato dal Comitato cittadino per la salute e dall’osservatorio permanente ospedaliero e dagli organi istituzionali comunali sulla problematica relativa al rientro dal deficit per la spesa sanitaria in Sicilia.

Fatta questa necessaria premessa per onore di cronaca, nutro invece più d’una perplessità sul piano di fattibilità, che in base alle direttive da emanare entro l’anno da parte dell’Assemblea regionale, saranno affidate ai Direttori generali o forse ai commissari ( quale sarà il male minore ? ) tutte quelle determinazioni che porteranno alla riduzione dei posti letto per acuti negli ospedali della provincia ed una contemporanea riduzione di quel Personale che - raggiunti i limiti di età - non saranno sostituiti, sia essi appartenenti al ruolo dirigente che del comparto.

Entrando nel merito del piano di rientro, lo studio della domanda di salute dei cittadini siciliani, fatto in via preliminare dalla Commissione di esperti ( oltre 50 ), guidati dalla Consulente dott.ssa Gabriella Paolocci e dall’Assessore Regionale alla Sanità in persona, ha messo in evidenza una peculiarità dei cittadini della provincia di Enna.
Noi non lo sapevamo - penso che neanche i cittadini della nostra provincia lo sapevano -.

Infatti pare che nella nostra provincia per particolari caratteristiche genetiche della popolazione ci si ammali di malattie in forma acuta con una incidenza di molto inferiore a quella per esempio delle aree metropolitane ed è per questo che la Commissione di esperti ha formulato una riduzione di circa il 50 % nella nostra provincia dei posti letto per acuti a fronte del 30% circa delle aree delle grandi città.

Sembra una battuta , ma invece è la cruda realtà!

In effetti con una lettura attenta del piano di rientro presentato al Governo nazionale dalla Regione appare evidente la sperequazione subita dalla Provincia di Enna ( ma debbo dire anche di Caltanissetta, Agrigento e Trapani ), che può trovare una spiegazione logica solo ipotizzando un errore di calcolo!

Quale sarà la ricaduta sui tre ospedali della ASL 4, che incorporerà l’Azienda ospedaliera di Enna?

Tralasciando di fare riferimento ai crudi numeri ripetutamente rappresentati anche sulle pagine della stampa provinciale dei due quotidiani più letti dalla nostra comunità, in pratica - se non interverranno variazioni sostanziali nel corso dell’approvazione all’Assemblea regionale e questo sarà il compito dei rappresentanti provinciali nella deputazione regionale ! ) rimarranno in vita solo due ospedali - di cui uno ridimensionato - probabilmente uno a nord e uno a sud della provincia con le caratteristiche dell’ospedale per acuti come siamo abituati a considerare, cioè di un ospedale che soddisfi le esigenze dell’urgenza e dell’emergenza, oltre le esigenze dell’ordinario appropriato.

E a proposito di non appropriatezza o rischio di non appropriatezza – mi scuso coi non addetti ai lavori - c’è da dire che il Governo regionale punta molto sulla riduzione dei ricoveri impropri, cioè di quei ricoveri che non vengono considerati strettamente necessari e che sono stati individuati nelle specifiche diagnosi dall’Assessorato e contestati ai vari ospedali della Regione, per giustificare in parte la riduzione dei posti letto per acuti nella nostra Provincia.
Il problema nasce se consideriamo il dato che presso l’Ospedale di Piazza Armerina non ci sono ricoveri inappropriati o se ci sono si possono contare in tutto sulle dita di una mano o al massimo di due mani.

Non ho notizie dirette sugli altri due ospedali della provincia, né conosco, neanche indirettamente, i dati dell’Azienda ospedaliera di Enna, dove pare che i ricoveri impropri di quest’ultima siano abbastanza elevati.

Quindi il piano prevede due ospedali per acuti - uno a nord e l’altro a sud della provincia - e gli altri due declassati a stabilimenti ( li chiama così il piano di rientro ) che si occuperanno uno di lungo-degenza ( e l’altro ?).

La riabilitazione sarà di competenza di una struttura privata presente nella nostra provincia e convenzionata col SSN che avrà una dote di oltre cento posti in più, rispetto agli attuali e rispondenti per il vero alle effettive esigenze di riabilitazione e di gestione dei portatori di handicap.

La riduzione dei posti letto, la contemporanea mancata sostituzione di personale che va in pensione, gli accorpamenti ecc. tutti insieme determinano un ridimensionamento dell’organizzazione e dell’offerta di salute dei nostri ospedali, che si traduce in una effettiva riduzione dei costi sulla rete ospedaliera che il piano di rientro ha quantificato fino al pareggio.

Questo è vero solo sulla carta, perché i costi di gestione dei servizi - dalle strutture architettoniche, alla pulizia, al riscaldamento, al personale - rimangono fissi, perché fortunatamente il personale a contratto a tempo indeterminato non può essere mandato a casa sic et simpliciter, ma caso mai convertito nelle competenze che dovrà acquisire e che hanno anche queste un costo.

Personalmente - ma penso anche dalla maggior parte di coloro i quali mi stanno ascoltando - ritengo questo un piano solo di rientro dal deficit accumulato in anni di scriteriata gestione clientelare della Sanità siciliana nelle aree metropolitane, dove ha potuto imperare anche la Sanità privata convenzionata, che ha contribuito pesantemente a determinare il buco finanziario nella spesa sanitaria della regione Siciliana.

Perché a fronte della riduzione dei posti letto e relativa riduzione dei costi scientificamente elaborata dalla commissione di esperti e atta a favorire ancora le aree metropolitane, non viene offerta alla nostra collettività un corrispettivo territoriale capace di soddisfare la domanda di salute , in atto garantita dalla organizzazione della rete ospedaliera della Provincia di Enna, mancando una adeguata organizzazione territoriale che è ferma alla fase di istituzione e non attivata.

Ci siamo chiesti come mai l’Assistenza Domiciliare Integrata non è mai partita nella nostra provincia?

E poi quali sono i servizi territoriali - per essere classificati tali dovrebbero avere una stratificazione capillare sul territorio - che si occupino veramente di prevenzione delle malattie, non solo quelle metaboliche e penso all’obesità, al diabete, ma anche all’ipertensione, o quali i servizi capaci di dare risposte ai soggetti affetti da Alzheimer, da Parkinson, da sclerosi a placche o multipla e che dire dei soggetti affetti da psicosi sulle spalle delle povere famiglie oppure ancora servizi capaci di attuare un vero percorso di educazione alla salute, affidata ancora solo alla buona volontà del singolo o di associazioni di volontariato.

Cosa fa il piano cosiddetto di riordino della rete ospedaliera e dei servizi territoriali?

Semplicemente istituisce sulla carta i Presidi Territoriali di Assistenza, naturalmente con una sigla la “PTA”, garantendo i Livelli Essenziali di Assistenza con un’altra sigla già vigente i “ LEA “ e i livelli Essenziali di Assistenza socio-sanitaria e sociale “ LIVEAS “, specificandone i compiti attraverso il ricorso alle:
1. UTAP ( Unità Territoriali di Assistenza Primaria) che consiste nella funzione di continuità assistenziale notturna e/o a chiamata e come supporto alla lungo assistenza, in cui sarà coinvolta la medicina di base.
2. ADI integrata (toh chi si rivede!) e di 2° livello ( malati terminali )
3. Diagnostica specialistica, con ambulatori attrezzati anche per la piccola chirurgia d’emergenza; ( in questo caso bisogna capire e definire il piccolo intervento d’urgenza )
4. L’istituzione - per conversione dei posti letto- di RSA ( residenze sanitarie assistite ), che si occuperebbero di riabilitazione, di patologie croniche, Alzheimer ecc.
Tutto bello nelle intenzioni, ma riflettiamo un attimo sul concetto di servizio territoriale sanitario.
Si tratta di un sistema organizzativo che dapprima deve essere istituito, poi deve essere individuata la struttura ospitante ( ma questo non è difficile, tanto ci sono due stabilimenti! ) e successivamente attivato e poi ancora gestito. Per la gestione è necessario il ricorso a risorse non solo strumentali, ma anche di personale che in atto ha una formazione ospedaliera e che deve necessariamente essere ri-formato a competenze di assistenza territoriale.
Ma per avere a disposizione le risorse per la gestione dei servizi è necessario il ricorso a risorse economiche che ne permettano il finanziamento e nel nostro piano non sono indicati i costi, né ci è dato sapere se esiste o è in preparazione un allegato.
Il tutto condito con l’assoluta mancanza di indizi o confidenze che possano permettere un presa di coscienza per lo meno da parte degli addetti ai lavori.
Alla luce di quanto detto, nella mia qualità di consigliere comunale del gruppo unico del PD, di componente del Comitato cittadino per la salute e dell’osservatorio permanente ospedaliero, condivido il documento di analisi e di proposte a firma dell’osservatorio permanente ospedaliero, che servirà nelle premesse alle azioni che questo Consiglio Comunale intraprenderà a difesa della struttura per garantire alla collettività il diritto alla salute nell’ordinario e nelle urgenze-emergenze.

Consegno questo documento scritto perché faccia parte integrante del verbale del Consiglio comunale odierno, nella consapevolezza che i cittadini della Provincia di Enna sicuramente non hanno avuto nel piano un trattamento uguale a quello delle aree metropolitane.

Piazza Armerina 14 ottobre 2008

Eduardo Lotario

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