domenica 16 novembre 2008

Verifiche Protezione civile sulle case evacuate dell'Itria. Nessun peggioramento. A gennaio rientro famiglie? Da Roma e Palermo niente fondi.Il ghetto

Case di via d'Itria. Sopralluoghi. Vetrini a posto.
Nessun peggioramento statico. Questo quanto emerso dai sopralluoghi effettuati dalla Protezione civile comunale e dall’ufficio Tecnico su 12 immobili di via d’Itria, nel quartiere Canali, tutti dichiarati inagibili e sgomberati dalle rispettive famiglie nel gennaio di quest’anno in seguito al crollo di una parte della vicina chiesa di Santa Maria dell’Itria. I tecnici della Protezione civile hanno effettuato in ciascuna delle abitazioni una verifica dello stato di agibilità degli edifici, monitorando lo stato complessivo delle strutture e il loro quadro evolutivo. E questo a dieci mesi di distanza dall’abbandono forzato delle strutture da parte dei rispettivi nuclei familiari. Il controllo sui fessurimetri, i cosiddetti “vetrini” posizionati nelle fessure delle pareti per constatarne i movimenti, avrebbe dato esito positivo. Sono tutti rimasti a “zero”, come si dice in gergo. In pratica le fessure non si sarebbero aggravate di un solo millimetro in 300 giorni. I tecnici hanno messo nero su bianco i rilievi effettuati e adesso dovranno stilare una relazione sui sopralluoghi effettuati. Il controllo effettuato, quindi, potrebbe diventare propedeutico al ritorno a breve nelle proprie abitazioni della gran parte delle famiglie sgomberate quasi un anno fa, adesso residenti in appartamenti a spese delle casse comunali. Il risultato dei rilievi, inoltre, potrebbe confermare l’ipotesi della mancanza di correlazione diretta tra il crollo dell’Itria e il quadro statico complessivo delle abitazioni di via D’Itria. Ma ancora è troppo presto per trarre conclusioni definitive. Se l’esito dei controlli, come sembra, potrebbe far emergere la piena agibilità delle case sgomberate, l’ufficio Patrimonio del Comune potrebbe procedere alla presa d’atto della nuova situazione, attivando nei prossimi mesi la rescissione dei contratti di affitto attualmente a carico delle casse comunali.
Anni di scricchiolii
I cittadini della zona da anni chiedono interventi di consolidamento statico del sottosuolo e messa in sicurezza di questa parte del quartiere Canali. Tutti i fabbricati hanno visto nel tempo aggravarsi lo stato fessurativo della muratura portante, perché costruiti sulle pareti di impluvi laterali. Un’instabilità dell’area dovuta alla eterogeneità del terreno sottostante gli edifici della zona, con la presenza di terreno di riporto utilizzato nei decenni per rendere pianeggiante il piano di fondazione delle nuove abitazioni, originariamente inclinato. Le indagini del sottosuolo, inoltre, in passato hanno messo in evidenza la presenza di una falda acquifera sotterranea. A breve, invece, dovrebbe scattare una nuova fase di controlli all’interno della chiesa di Santa Maria d’Itria, attualmente ingabbiata sul lato della via d’Itria e da dieci mesi chiusa al traffico nel tratto per ragioni di sicurezza.
Quanto costa l'evacuazione
Il prospetto spese sul crollo della chiesa d’Itria prevede 165 mila euro da spendere in quattro anni, dal 2008 al 2011, per l’affitto delle abitazioni assegnate dal Comune alle 13 famiglie evacuate a gennaio. Sono stati già spesi 83 mila euro, invece, per il ricovero degli evacuati nell’hotel Villa Romana nel primo mese dell’emergenza.
Nessun centesimo arrivato dall'alto. La situazione vista da Roma
La Regione Siciliana a febbraio ha riconosciuto lo Stato di Calamità, chiedendo alla Protezione civile nazionale, poi, il ben più importante riconoscimento dello Stato di Emergenza, quello necessario per accedere a fondi speciali nazionali. Soltanto che il dipartimento nazionale di Protezione civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha risposto picche. La situazione non è così grave e non dipende da fenomeni climatici, ma dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questa nella sostanza la situazione vista da Roma. Insomma, ci devono pensare le casse regionali, non quelle statali. Ma finora ogni centesimo è stato cacciato solo dalle casse comunali.
Quanto finora speso
Il prospetto economico della Protezione civile conta finora 495 mila euro di spese sostenute, di cui 288 mila euro già liquidati fino allo scorso giugno. L’ultimo atto ufficiale è l’invio di una relazione al dipartimento regionale di Protezione civile, accompagnata dalla richiesta da parte del commissario Nunzio Crimi di finanziare gli sforzi economici già sostenuti dal Comune. Ma di soldi neanche l’ombra. Tutta la vicenda è finita anche al Senato della Repubblica. L’onorevole Fabio Giambrone, senatore dell’Italia dei Valori, ha presentato un’interrogazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri su tutta la vicenda. Dal Giornale di Sicilia - Edizione 13 novembre http://robertpalermo.blogspot.com/
L'Altra Piazza Dimenticata: il Ghetto
L'altra Piazza, quella tra via Angelo Golino e vico Licata. In mezzo la chiesa crollata dell'Itria, erbaccia, rifiuti, vie puntellate e case inagibili
Tubi, giunti, passerelle di legno, muri di sostegno puntellati, case demolite, numerose altre abbandonate, altre ancora a rischio, piccoli cortili inabitati invasi dalle erbacce e dalla spazzatura. È l’altra Piazza, quella tra il vico Licata e il vico Angelo Golino, con in mezzo la chiesa crollata di Santa Maria D’Itria, una via bloccata ed il quartiere Canali tagliato in due. I numeri ufficiali ed un giro a piedi sembrano far ricordare i postumi di un’area terremotata. Sono 22 gli immobili totalmente inagibili, 16 quelli inagibili per rischio esterno, 2 quelli parzialmente inagibili, 13 le famiglie evacuate, quattro le vie interne puntellate, solo alcune attraversabili da strette passerelle in legno. Il muro di sostegno della scalinata di vico Licata è a forte rischio. Metà della scalinata sottostante nel vico Scalo è stata occupata dai tubi e giunti utilizzati per il puntellamento. Stessa situazione in via Cannizzo e alla fine di vico Scalo. Il 29 dicembre il crollo del paramento murario della chiesa ha dato il colpo di grazia ad una situazione di dissesto idrogeologico già conosciuta da tempo dagli esperti. In dieci mesi, però, soldi pubblici regionali o nazionali non ne sono arrivati. Tante parole, indagini geotecniche, sopralluoghi istituzionali. Ma soldi niente. La Regione Siciliana ha anche riconosciuto lo Stato di Calamità, chiedendo alla Protezione civile nazionale il ben più importante riconoscimento dello Stato di Emergenza, necessario per accedere a fondi speciali nazionali. Soltanto che il dipartimento nazionale di Protezione civile, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha risposto picche. La situazione non è così grave e non dipende da fenomeni climatici, ma dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Insomma, ci devono pensare le casse regionali hanno fatto sapere da Roma. Ma finora ogni centesimo è stato cacciato solo dalle casse comunali. Il prospetto spese predisposto dagli uffici comunali di protezione civile conta finora 495 mila euro di spese sostenute, di cui 288 mila euro già liquidati. L’ultimo atto ufficiale è l’invio di una relazione al dipartimento regionale di Protezione civile, accompagnata dalla richiesta da parte del commissario Nunzio Crimi di finanziare gli sforzi economici già sostenuti dal Comune. Tutta la vicenda è finita anche al Senato della Repubblica. L’onorevole Fabio Giambrone, senatore dell’Italia dei Valori, si è rivolto con un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, ha chiesto di conoscere “quale sia lo stato attuale dell’iter per la deliberazione dello stato di emergenza e la relativa concessione dei fondi straordinari per il recupero dell’area”. La risposta pare arriverà in autunno.

Nella zona del crollo i bambini giocano a calcio sotto la chiesa dell'Itria, la rete del cancello di sicurezza è in parte divelta e mancante. Clicca qui:
L'interrogazione del senatore Fabio Giambrone (Italia dei Valori) sulla vicenda dell'Itria e del dissesto dei Canali:

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

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Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo