Il testo del documento:
Egregi onorevoli ed autorità,
sono trascorsi 11 mesi, da quando il 29 dicembre 2007 è crollato il paramento murario ovest della Chiesa dell’Itria, risalente al XVI secolo, ostruendo totalmente l’omonima via, e causando danni ad alcune abitazioni limitrofe.
L’edilizia del quartiere Canali presenta una evidente stratificazione di tipo storico a cui si associa, nel tempo, un notevole incremento volumetrico e questo pone in rilievo il mai risolto interrogativo in merito agli usi ed abusi dei suoli nelle città storiche (e non).
Nei giorni seguenti al 29 dicembre furono accertati numerosi casi di abitazioni che presentavano evidenti segni di dissesto. Più di 20 famiglie furono evacuate dalle loro abitazioni e ricoverate in un albergo cittadino, e molte di queste, a distanza di 11 mesi dal crollo, vivono in abitazioni in affitto delle cui spese si fa carico il comune.
Nonostante la Regione Sicilia abbia riconosciuto immediatamente lo stato di calamità e richiesto lo stato di emergenza al governo nazionale, quest’ultimo ha respinto la richiesta invitando il Presidente della Regione ad intervenire con le risorse disponibili sul Fondo regionale di Protezione Civile.
Il crollo della chiesa e le numerose segnalazioni di edifici privati e pubblici pericolanti costituiscono un vero e proprio campanello di allarme per lo stato di conservazione del centro storico di Piazza, e riaprono il dibattito sulla necessità di dotare la città di una Legge speciale al fine di risanare gli storici quartieri abbandonati, qualificandoli dal punto di vista della funzionalità, nell’ottica di coniugare economia, turismo e beni culturali.
Ma, nonostante gli impegni assunti dalla Regione ed il reale stato di collasso dell’intera area, sembra che tutto taccia.
Il Comune di Piazza Armerina si è fatto carico di tutti i costi relativi all’emergenza, facendo gravare sul proprio bilancio circa 500 mila euro per i lavori di messa in sicurezza della chiesa, per le demolizioni, per le indagini geologiche sull’area del crollo, per l’assistenza alle famiglie le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili e per il supporto alla protezione civile.
Gli aiuti finanziari, richiesti e promessi, per il sostegno alla popolazione non sono mai arrivati.
Oggi la via Itria è chiusa al traffico all’altezza del crollo della chiesa, perché interamente occupata dalla struttura di puntellamento che è stata realizzata; 27 abitazioni sono state dichiarate inagibili, 13 famiglie sono state evacuate, una comunità religiosa è stata costretta ad abbandonare la propria parrocchia, ma tutto sembra dimenticato.
Per questo chiediamo che venga posta immediatamente fine alla condizione di degrado strutturale e sociale dell’area colpita dal crollo, individuando l’iter di finanziamento per la ricostruzione della chiesa e per il ripristino delle condizioni di sicurezza e di decoro, presupposti indispensabili per il vivere civile.
E’ opportuno, di conseguenza, che tutti gli attori della vicenda si confrontino, ognuno per le specifiche competenze, al fine di definire un percorso tecnico ed amministrativo per la soluzione del caso Itria, senza ulteriori indugi.
Il Rappresentante Legale del Circolo Piazzambiente Onlus
Riccardo Calamaio
Il dossier di Legambiente sulla vicenda D'Itria
SALVALARTE SICILIA 2008
CHIESE CROLLATE E FAMIGLIE SFOLLATE:
il caso della Chiesa di Santa Maria dell’Itria Alba del 29 dicembre 2007. Ore 05.45. Gli abitanti del popolare quartiere Canali vengono improvvisamente svegliati dal rumore causato dal crollo del paramento murario ovest della Chiesa dell’Itria, loro chiesa parrocchiale risalente al XVI secolo, sull’omonima via. Il crollo parziale della chiesa aveva di fatto ostruito la via Itria, attraversamento principale per lo storico quartiere, e causato danni ad alcune abitazioni limitrofe. L’edilizia del quartiere Canali presenta una evidente stratificazione di tipostorico a cui si associa, nel tempo, unnotevole incremento volumetrico; le abitazioni mostrano chiaramente superfetazioni che hanno certamente inciso nel tempo sulla debole portanza del sottosuolo e questo pone in rilievo il mai risolto interrogativo in merito agli usi ed abusi dei suoli nelle città storiche (e non).
Durante i giorni dell’emergenza molti anziani residenti hanno inoltre raccontato che la via Itria, sino agli anni ‘50-60 non era carrabile e presentava una lunga sequenza di gradonate.
Il boom dell’automobile determinò quasi sicuramente la modifica della sede stradale e nei decenni a seguire il passaggio quotidiano delle automobili avrà sicuramente determinato vibrazioni che si saranno propagate in un terreno geologicamente non ad altissima
portanza e su una strada (la via Itria per l’appunto) che nel sottosuolo si presenta cava, perché occupata da canalizzazioni idrauliche di notevoli dimensioni, elemento questo che diminuisce ulteriormente la stabilità globale del complesso strada-terreno. Vennero immediatamente allertate le forze dell’ordine ed i soccorritori, al fine di verificare, prioritariamente, che non vi fossero vittime o feriti al di sotto dell’enorme cumulo di macerie. Mentre i volontari e le forze dell’ordine lavoravano sotto la pioggia battente veniva immediatamente attivato, come previsto dalla legge, il C.O.C., il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile, una vera e propria task force, presieduto dal sindaco, al quale, in casi simili, viene demandato il coordinamento di tutte le attività di soccorso, di monitoraggio e di verifica sul luogo del disastro. La chiesa presentava il prospetto laterale completamente squarciato in corrispondenza di una stretta navata laterale e l’enorme breccia lasciava intravedere, dall’esterno, l’altare e parte del presbiterio. Molto presto u accertata la non presenza di vittime e feriti e l’interesse del C.O.C. si rivolse alla chiesa che minacciava di crollare completamente da un momento all’altro.
Fu emessa immediatamente un’ordinanza per garantire il puntellamento della navata e del tetto
della chiesa. Salvalarte Sicilia 2008.I lavori ebbero inizio lo stesso giorno e andarono avanti, per circa 15 giorni, ininterrottamente, in condizioni di notevole rischio, sino a quando i tecnici non dichiararono la provvisoria condizione di sicurezza della chiesa.
Per accertare le cause del crollo e predisporre la struttura di puntellamento più idonea per la chiesa furono nominati degli esperti, 2 ingegneri ed 1 geologo.
Tutto sotto la supervisione del Dipartimento di Protezione Civile Regionale e del Genio Civile di Enna. Nel frattempo i tecnici del comune, coadiuvati da quelli del Genio Civile di Enna, del Dipartimento di Protezione Civile Regionale e della Protezione Civile Provinciale avviavano una verifica a tappeto di tutte le abitazioni intorno la chiesa per verificarne le condizioni di
stabilità.
La zona dell’Itria era già stata in passato interessata da fenomeni di smottamento sotterraneo ed alcune case risultano ancor oggi puntellate. Nel giugno del 2004 l’amministrazione comunale aveva chiesto l’inserimento della zona dell’Itria, in quanto ad alto rischio, nel P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico) ma la richiesta non era stata accolta negando di fatto all’amministrazione la possibilità di ricevere finanziamenti specifici per la zona in questione.
Nei giorni seguenti al 29 dicembre furono accertati numerosi casi di abitazioni che presentavano evidenti segni di dissesto. Per i loro proprietari fu emessa immediatamente ordinanza di sgombero a scopo cautelativo, sino al completamento delle verifiche tecniche. Più di 20 famiglie furono evacuate dalle loro abitazioni e ricoverate in un albergo cittadino.
Alcune di esse, eliminate alcune condizioni di pericolo immediato, hanno avuto la possibilità di rientrare nelle loro
abitazioni ma la maggior parte di esse, a
distanza di 11 mesi dal crollo, vive in
abitazioni in affitto delle cui spese si fa
carico il comune.
Se questa è la breve cronaca dei fatti,
alcuni aspetti della vicenda sono degni di
una beffa.
La chiesa appartiene alla Diocesi di
Piazza Armerina.
Nel marzo del 2000 era stato presentato
alla Soprintendenza di Enna, per
l’espressione del parere di competenza,
un progetto di massima per il restauro
ed adeguamento impianti della chiesa
dell’importo di circa € 1.900.000,00,
finalizzato alla richiesta di finanziamento
da parte della Regione con i fondi POR
2000-2006.
Il progetto fu esitato favorevolmente nel
giugno dello stesso anno e di
conseguenza si poté procedere alla
redazione del progetto esecutivo che
però fu sottoposto ad un iter burocratico
lunghissimo (circa 200 giorni come ebbe
a dichiarare il vescovo di Piazza
Armerina alla V Commissione Cultura
ARS) e fu esitato solamente nel marzo
del 2001.
Ma ritardi burocratici, richieste di
integrazione ed altro, comportarono
l’esclusione del progetto dall’elenco di
quelli finanziati dall’Assessorato
regionale Beni Culturali.
Nell’agosto del 2002 il parrocco, di fatto
legale rappresentante, della chiesa,
propose ricorso al T.A.R. e
successivamente al C.G.A. contro
l’esclusione dal finanziamento.
Il 28 dicembre 2007, 1 giorno prima del
disastroso crollo, il C.G.A. esitò
l’accoglimento del ricorso.
Ma c’è dell’altro.
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L’amministrazione comunale avviò
immediatamente (31 dicembre 2007) le
procedure per il riconoscimento dello
stato di calamità e di emergenza, istanze
accolte dalla giunta regionale il 7
febbraio 2008 con la dichiarazione dello
stato di calamità e la richiesta dello stato
di emergenza alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri.
I giorni successivi al 29 dicembre videro
a Piazza Armerina una vera e propria
passerella di illustri politici e tecnici, tutti
apparentemente impegnati su un fronte
comune: risolvere in breve tempo e
definitivamente l’emergenza della chiesa
e del quartiere che, ubicato a valle del
centro storico, si presenta caratterizzato
da condizioni idrogeomorfologiche
definite dallo studio sul P.R.G. “a rischio
molto elevato”, a causa sia dall’alta
escursione topografica (pendenza media
superiore al 50%) che alla litologia
presente costituita da sabbie e sabbie
limose a volte ricoperte da materiale
eterogeneo di riporto, di notevole
spessore, all’interno del quale è stata
registrata la presenza di acque circolanti
di diversa provenienza.
Nel frattempo le condizioni atmosferiche
non davano tregua alla cittadina e tra gli
abitanti del centro storico si diffondeva il
panico.
Numerose furono infatti, in quei giorni, le
segnalazioni, e di conseguenza gli
interventi della task force tecnica del
C.O.C., in merito a crolli, caduta di
calcinacci ed altro relative a palazzi
nobiliari ed ad altre chiese.
Segnalazioni ed interventi che riaprirono
il dibattito sulla necessità di dotare la
città di una Legge speciale per il centro
storico al fine di risanare gli storici
quartieri abbandonati, qualificandoli dal
punto di vista della funzionalità, ed al
fine di contrastare il diffuso stato di
degrado dell’edilizia monumentale
pubblica e privata di uno dei centri storici
più interessanti di Sicilia, nell’ottica di
coniugare finalmente economia, turismo
e beni culturali.
Il 10 gennaio 2008 la V Commissione
Cultura dell’ARS già coinvolta,
precedentemente al crollo della chiesa,
sul problema della Legge speciale, si
recò in visita a Piazza Armerina e
constatò lo stato di rischio in cui si
trovava la zona dell’Itria e la ricchezza
del patrimonio architettonico ed artistico
della città.
Il 15 gennaio successivo il sindaco ed il
vescovo furono invitati in audizione a
Palermo, presso la V Commissione ARS,
alla presenza del Dirigente Generale
dell’Assessorato regionale BB.CC.AA. per
approfondire la vicenda ed individuare un
percorso condiviso per la soluzione
definitiva del problema del centro storico
di Piazza.
In quella sede il Dirigente Generale
dell’Assessorato, prese atto del parere
del C.G.A. in merito al finanziamento del
progetto della chiesa dell’Itria e dichiarò
la disponibilità dell’assessorato a
legittimare finanziariamente il parere del
C.G.A., anche se ovviamente il progetto
andava completamente modificato con la
previsione non più del restauro ma della
ricostruzione.
Nelle settimane successive al crollo della
chiesa seguirono però crolli e terremoti
politici di notevole entità che
determinarono una lunga e silenziosa
fase di standby.
A Piazza Armerina arrivò, in sostituzione
del sindaco dimissionario, un
commissario regionale la cui priorità non
sembrò certamente essere l’emergenza
di via Itria.
Dal governo centrale, a metà aprile
2008, arrivò la comunicazione che la
richiesta di dichiarazione di stato di
emergenza da parte della Regione Sicilia
non era stata accolta, perché dalla
relazione di accompagnamento alla
richiesta stessa sembrava discendere che
il crollo era stato causato dall’assenza di
ordinaria manutenzione su una struttura già vetusta, pur sottolineando una generale situazione di degrado della chiesa e del versante su cui insiste. E le condizioni di rischio geomorfologico e di degrado strutturale dell’intera area? Nella stessa comunicazione però si faceva presente, al Presidente della Regione Sicilia, che l’evento era da ritenersi fronteggiabile, da parte della Regione Sicilia, attivando le risorse Salvalarte Sicilia 2008 disponibili sul Fondo Regionale di Protezione Civile. Il 19 giugno 2008 l’on. Giambrone rivolse un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri in merito al caso della via Itria. Successivamente, il 28 luglio 2008, il nuovo sindaco di Piazza dichiarò cessato lo stato di emergenza.
Da allora sembra che tutto taccia. L’amministrazione comunale di Piazza Armerina si è fatta carico di tutte le spese relative all’emergenza legata al crollo: circa 500 mila euro utilizzati per i lavori di messa in sicurezza del paramento murario crollato, per le demolizioni che sono state effettuate, per le operazioni di monitoraggio e di verifica delle condizioni geologiche dell’area, per vitto e alloggio delle famiglie le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili, per il supporto ai volontari di protezione civile. Gli aiuti finanziari per il sostegno alle famiglie promessi dall’ex presidente della Regione e dall’ex presidente della Provincia non sono mai arrivati, nonostante le richieste ufficiali. Oggi la via Itria è chiusa al traffico all’altezza del crollo della chiesa, perché interamente occupata dalla struttura di puntellamento che è stata realizzata; 27 abitazioni sono state dichiarate inagibili, 13 famiglie sono state evacuate, una comunità religiosa è stata costretta ad abbandonare la propria parrocchia, ma tutto sembra dimenticato. Così è se vi pare, come molte delle cose
di Sicilia.