Si è dichiarato indipendente il consigliere comunale Filippo Vitali, fino ad ora appartenente al gruppo consiliare del partito Democratico. Il consigliere ha preso la parola in aula, venerdì pomeriggio, ad inizio seduta, manifestando la propria decisione. Ma senza dare alcuna motivazione ai gruppi politici presenti in via Cavour in quel momento. Una decisione a sorpresa. Tanto che il capogruppo del Pd, Giuseppe Venezia, ha preso subito la parola chiedendo di poter rinviare i lavori consiliari di un’ora. E subito riunione politica al palazzo comunale, all’Atrio Fundrò. Perché si è dichiarato indipendente? “Non c’è un motivo, ho deciso così”, ha risposto appena fuori l’ingresso laterale del Comune lo stesso Vitali, il quale non ha voluto fornire alcuna spiegazione alla sua scelta. L’esponente politico, 63 anni, eletto nel giugno 2008 con 88 voti nelle file della lista “Piazza Democratica”, in appoggio al candidato sindaco Carmelo Nigrelli, era poi transitato nel gruppone consiliare da 12 componenti del Pd, maggioranza nel consiglio comunale composto da venti consiglieri. Il gruppo consiliare del partito Democratico, adesso, conta non più 12, ma 10 consiglieri. Prima di Vitali, infatti, era stato il consigliere Renato Incardona, eletto nel Pd, a dichiararsi indipendente, ricoprendo, inoltre l’incarico di capogruppo di se stesso. Il gruppo del Pd, quindi, dopo aver perso due pezzi in meno di un anno, non è più maggioranza in aula, anche se il sindaco Nigrelli può ancora contare su una maggioranza di centrosinistra in consiglio. Sia Vitali che Incardona, infatti, assicurano il loro appoggio all’attuale amministrazione. Ma la loro scelta di dichiararsi indipendenti, a meno di un anno dalla vittoria elettorale, va in direzione opposta all’attività di aggregazione politica che aveva portato i consiglieri delle tre liste pro Nigrelli a fare gruppo unico in aula. Giornale di Sicilia - Edizione 7 giugno
Il consigliere Vitali ha il dovere civico e politico di spiegare pubblicamente perchè ha deciso di dichiararsi indipendente. La scelta del "mutismo politico", sia pur legittima, è istituzionalmente scorretta e poco trasparente.