venerdì 5 giugno 2009

Mostra della civiltà mineraria a rischio chiusura. Bollette per mille euro pagate dai soci. "Così non possiamo andare avanti, il Comune non paga".

A pochi mesi dalla sua inaugurazione rischia di chiudere per la mancanza di fondi sufficienti a coprire le spese di gestione. La Mostra permanente della Civiltà mineraria, allestita all’interno della sede di via Garibaldi della Lega Zolfatai e inaugurata appena lo scorso agosto, a meno di un anno dalla sua apertura rischia di entrare in crisi a causa delle bollette acqua e luce. “Abbiamo già anticipato circa mille euro di bollette, non possiamo certo andare avanti così, se le casse comunali e l’amministrazione non ci pagano annualmente almeno questi costi minimi, siamo costretti a chiudere”. A confermarlo Francesco Lo Monaco, ex minatore, uno dei responsabili della Lega Zolfatai, e insieme ai soci Mario La Mattina e Gaetano La Versa, protagonista per mesi della ristrutturazione dei locali, adibiti poi a museo grazie ad un protocollo d’intesa siglato con il Comune e l’Ente Parco minerario Grottacalda Floristella. I soci della Lega Zolfatai confidano nel bilancio in fase di approvazione per poter ricevere il contributo necessario a poter tirare avanti. “Siamo profondamente delusi”, dice Lo Monaco. Anche perché i soci sono ormai pochissimi e da soli non sarebbero in grado di provvedere alle spese ordinarie della mostra. Insomma l’unica esposizione permanente della città rischia di essere messa in crisi da pochi spiccioli mancanti, proprio mentre si parla del futuro grande museo Trigona. Cristalli di zolfo delle collezioni private, riproduzioni in miniatura dei calcheroni, forni e argani realizzati da alcuni soci ed una rassegna fotografica che raffigura le fasi estrattive e di trasformazione dello zolfo potrebbero rimanere chiuse a chiave.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo