La palificazione sotterranea in calcestruzzo
per mettere in sicurezza la via Itria dal rischio di dissesto idrogeologico
potrebbe saltare. Le vibrazioni provocate dagli scavi per decine di metri nel
sottosuolo potrebbero provocare un cedimento statico di un immobile che
attualmente è oggetto di un processo civile che vede l’uno contro l’altro un
privato e il Comune. Pare che indiscrezioni diano come possibile una perizia
processuale nella quale potrebbero emergere nuovi dati di carattere statico
sulle condizioni di debolezza dell’edificio. Nuovi dati di carattere tecnico
che non potrebbero non essere presi in considerazione dal cantiere in corso per
la riqualificazione della zona dell’Itria. Alcune abitazioni con cinque famiglie,
proprio lungo la strada, erano state sgomberate da oltre un anno per ragioni di
sicurezza. Il versante sul quale si trovano gli edifici da tempo è sottoposto
ad un forte rischio di dissesto idrogeologico. Il progetto già appaltato ed in
corso di realizzazione prevedeva l’installazione nel sottosuolo di consistenti pali
in cemento per imbrigliare e stabilizzare la zona. Ma adesso tutto potrebbe
saltare. Si trattava in pratica... di veri e propri cilindri in cemento da 60
centimetri di diametro ciascuno che dovevano essere conficcati nel sottosuolo
per una ventina di metri di profondità. Criteri di prudenza, adesso,
consiglierebbero di non procedere più a queste iniezioni di calcestruzzo
sottoterra a causa delle vibrazioni in fase di scavo e della debolezza statica
di un edificio. Pausa di riflessione per i responsabili del cantiere coordinato
dalla Protezione civile piazzese, nell’attesa che le perizie processuali diano
indicazioni chiare. Ma sembra possibile la necessità di una variante in corso
d’opera del progetto di riqualificazione urbana della zona.
Dai rovi al museo

Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.
Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.
"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.
Corrado Augias e Vito Mancuso

Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello
"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo