sabato 3 ottobre 2009

“Città ed inciviltà”
Riprendiamoci Piazza Armerina
di
Santo Pecoraro
Sociologo e Criminologo

Parte prima

Sustentat ne cadat!E’ una frase latina che fa mostra di sé in una delle più belle chiese di Piazza Armerina, ai curiosi il suggerimento di scoprire dove si trova la didascalia.
Quello, comunque, che più importa è l’immagine di sostegno alla quale la massima è legata.
E’ arrivato, infatti, il momento che le forze positive del paese riprendano in mano la situazione: che sostengano appunto l’impianto delle regole della convivenza civile che hanno sempre contraddistinto la nostra storica città normanna. Inciviltà e maleducazione imperversano?!
Questo sembra diventato il paese de “ Il mio diritto è mio e quello degli altri è pure mio!”; è questo quel filo rosso che collega in maniera poco apparente, ma sostanziale la mentalità balorda e criminogena di bulli, maleducati, delinquenti, incivili; tutte quelle persone, insomma, che credono di essere titolari solo di diritti e vedono gli altri titolari solo di doveri, quali altri? Gli altri: gli anziani, i disabili,i più deboli, le persone più educate, la brava gente, la società civile per l’appunto.
Da criminologo normocentrico ( La scuola criminologica del Prof. G.V. Pisapia n.d.r.) comincio ad allarmarmi dell’andazzo ir-regolare della convivenza sociale; tant’è che uno sparuto manipolo di devianti, una sparuta minoranza di gente problematica o vaistasa ( termine baariuoto n.d.a.) riescono a rendere fastidiosa la vita alla maggioranza dei cittadini.
Non ci si nasconda come gli struzzi poiché le cronache dei giornali non vanno dimenticate: l’attacco a luoghi e a persone simboliche dell’organizzazione sociale e a parti di essa non va sottovalutata, così come lo stato disordinato degli spazi collettivi della città.
Il senso della sregolatezza nel sistema della città tende ad aumentare il senso dell’insicurezza individuale e per conseguenza la temperatura dell’aggressività collettiva, e con questa frase abbiamo citato l’analisi sociologica sulle città di un grande antropologo come Corradini: sic!
La politica ed i politici li ho visti silenti,rispetto a questo subdolo sgretolarsi della convivenza civile, salvo che qualche nota mi sia sfuggita, essendo spesso per motivi di lavoro fuori sede, e in tale ipotesi mi scuso anticipatamente con cotali persone, associazioni, partiti, etc.
Ciò che non mi è sfuggito sicuramente è invece la grande sensibilità dimostrata, sul campo dell’ordine sociale, dagli uomini delle forze dell’ordine operanti nel territorio della città e dai loro Dirigenti, a questi va dato il merito di avere capito, forse più di altri deputati a farlo, il pericolo subdolo di questo modus vivendi che rischia di avvolgere la città in un bozzolo da cui non nascerà sicuramente una farfalla, ma un mostro collettivo. Il punto è che il loro impegno rischia di diventare quasi vano se li lasciamo soli, senza il grazie “espresso” della cosiddetta società civile e l’esercizio da parte di questa del controllo civico.
Grazie al Cielo sempre importante è il ruolo della Chiesa rispetto all’Etica della convivenza sociale,in forza della capillare presenza nel territorio con le Sue Parrocchie, gli oratori, i gruppi scouts, la Caritas, l’Azione Cattolica ed i suoi Catechisti, la presenza del Clero, ma è sforzo non bastevole, specie in questa fase della vita della città! Necessario diventa l’impegno sinergico di laici e di cristiani nel sociale.
Occorre un grande progetto educativo, collettivo, condiviso e sinergico che lavori per il recupero di condotte civili e comportamenti eterocentrici; non possiamo lasciare questo compito titanico solo sulle spalle della Chiesa, delle Forze dell’Ordine e della Stampa. Sveglia: Sustentat ne cadat!

Parte seconda

Avevamo concluso la parte prima con l’auspicio di un coinvolgimento della Società attorno al tema della convivenza civile: è successo! VIS UNITA FORTIOR, infatti nei giorni scorsi tante persone : Madri e Padri di famiglia, Appartenenti alle Forze dell’Ordine, Sacerdoti, Giovani Anziani, Operai e Commercianti, Professionisti..., mi hanno confermato come sia stato positivo e necessario mettere i riflettori sull’imbarbarimento dei comportamenti individuali e collettivi palpabili nella nostra cittadina.
Ho anche avuto il piacere di essere invitato, nelle vesti di Sociologo e redattore dell’appello ad una convivenza più civile, da Giuseppe Mattia il quale mi dato la possibilità di illustrare ai componenti il Laboratorio di politica sociale ( vicino al Movimento per l’Autonomia. n.d.a.) il senso dell’articolo “ Riprendiamoci la città!”.(Parte prima .Pubblicato su questo stesso sito.)
Devo confessare che ho accettato con piacere e che l’accoglienza è stata al livello delle persone che fanno parte di questo gruppo di lavoro composto da noti professionisti , studenti, lavoratori e dirigenti sportivi i quali hanno manifestato un grande interesse nei confronti del mio editoriale apparso sullo scorso numero e non solo lo hanno pienamente condiviso, ma lo hanno arricchito con considerazioni e note utilissime anche per chi scrive. Mi è stata data la possibilità, grazie alle loro domande, di chiarire come l’essenza dell’articolo pubblicato precedentemente non parlava dei grandi eventi, dei grandi crimini, ma di piccoli comportamenti devianti, di pillole di quotidiana inciviltà, di squarci nel tessuto ordinato della convivenza, di maleducazione la quale è molto più contagiosa dell’influenza A!
Gli squarci non vanno mai sottovalutati; lo squarcio nella vela va ricucito, lo squarcio nella chiglia può procurare un affondamento, uno squarcio nelle indagini può capovolgere il piano investigativo,insomma nel bene e nel male uno squarcio va sempre accuratamente valutato. Anche gli squarci nelle norme dei comportamenti collettivi non vanno sottovalutati, anzi, proprio questi, vanno attentamente tenuti sotto osservazione.
Gli squarci di cui mi voglio occupare in questo numero sono quelli provocati nella convivenza quotidiana del paese da quattro vastasi ( termine in uso nella città dò liotru) all’assalto delle regole della buona educazione e del rispetto del prossimo loro. In verità la categoria della vastaseria è diffusa su tutto il territorio nazionale, ma qui vogliamo occuparci dei vastasi autoctoni o d’importazione, che rischiano di diventare un modello di comportamenti, specie tra i giovani!!!
Chi sono i vastasiani?
Uno dei segnali di riconoscimento del vastasiano è il suo modo di parcheggiare, infatti per l’imbecille la sua auto è come una supposta: la deve avere sempre a portata di …., sicchè se la parcheggia sempre a portata, diciamo,…. di mano: dovunque a destra o a sinistra, anche nelle strade strette; per gli altri automobilisti difficoltà di manovra? Ma che gliene frega, il territorio è suo, è segnato come fanno i cani di cantunera, lui il vastaso parcheggia dove gli pare e come gli pare. E la Gente che aspetta l’ambulanza, il mezzo di soccorso? Si arrangino: troveranno loro una soluzione!
Diversa è la storia se un altro vastaso ha osato parcheggiare come lui fa normalmente, perché il vastaso 1 si ricorda immediatamente di essere titolare del diritto di passare con la sua supposta (.. pardon! Con la sua auto!) senza il rischio di aver danni o di faticare nella manovra a causa del vastaso 2.
Altro modo di parcheggio del vastaso 1/2 o della vastasa xx è quello di bloccare l’uscita di altre auto ferme in sosta, ma mossi sempre da motivi nobilissimi: come quello di comprare le sigarette, prendere un caffè “veloce” di venti minuti, comprare la scalora, salutare un amico che non vedeva da un sacco di tempo (.. almeno almeno da 2/3ore), comprare un gratta e vinci o ricaricare il telefonino per far buttare giù la pasta, e basta con gli esempi., anche perché chi legge potrebbe aggiungerne a iosa di motivazioni vastasiane udite con le proprie orecchie.
In sintesi il maleducato non parcheggia, ma… porcheggia! Tutti hanno presenti code interminabili di madri e padri di famiglia imbottigliati nelle auto a causa del maleducato/a di turno. Ma la cosa di sapore faunistico dei beoti 1 e 2 è il sorriso ebete e la voce garrula con i quali tornano sul luogo del misfatto, spinti da quel solo neurone che all’interno della scatola cranica si è attivato, e che grida sconsolato, come fa la particella di sodio della nota pubblicità dell’acqua minerale,:
“ Scùùsaaatiii……!”
A parte va analizzato il comportamento del/la supervastaso/a il/la quale non si degna neanche di scusarsi con una stupidaggine, ma ti guarda come a dire: “ MaTU non sai chi sono io? …e noi? Ne conosciamo la risposta: “Sì, lo so chi è LEI… un/a maleducato/a!” Certo per evitare il comportamento scorretto di questi pochissimi vastasi dal parcheggio selvaggio un grande aiuto sarebbero le strisce (..spero non solo di colore blu, ma anche tante bianche, e che non scompaiano dopo pochi mesi dalla messa in opera..),il prevedere zone di sosta consentite per il carico e lo scarico per chi ha delle attività,passi e zone di sosta per i residenti, le strisce per il passaggio pedonale non solo in centro, ma anche nelle periferie: un grande e non affrettato piano di mobilità cittadina.
Insomma, per mettere i parcheggiatori maleducati in riga, ci vogliono anche le strisce!!
Ah… dimenticavo, ci sono anche alcuni giovani già apprendisti vastasi che scorazzano o parcheggiano sui marciapiedi i loro motorini, costringendo anziani, signore con le carrozzine ed i loro bimbi a scendere con grave rischio per la pubblica incolumità; ma sìì!!! Loro possono: hanno imparato che in branco possono: sporcare, offendere gli adulti, schiamazzare a qualsiasi ora ed altro…!
A… proposito suggerisco di partire PRIMA con una campagna di sensibilizzazione civica e solo POI… con il rigore!!
E’ più efficace un’azione morbida, ma rigorosa e costante nel tempo che azioni episodiche e drastiche, anche perché l’influenza di tipo M…(…aleducazione) a quanto pare è stata molto contagiosa e non ha discriminato né l’età né la condizione sociale, purtroppo!!
Non sono Dottore in Medicina, ma dottore in Sociologia, eppure vi posso assicurare che UNA CITTA’ PIU’ SERENA, PIU’ ORDINATA, PIU’ EDUCATA E TRANQUILLA FAREBBE BENE ALLA SALUTE DELLA CITTA’ E DI TUTTI!!!

Parte terza

Circolare a Piazza Armerina è diventata un’impresa non facile: code, imbottigliamenti, transito difficoltoso, confuso e quant’altro; forse manca un piano efficace per la mobilità veicolare, ma altresì il ruolo dei maleducati al volante è decisivo.
Infatti, quando la squadraccia dei maleducati al volante si muove, la prima regola che seguono è quella che la precedenza è sempre la loro, comunque.
Quando il/la bullo/a è al volante,ed ha fretta per le ragioni più diverse, guai a chi si frappone tra lui e la sua destinazione: bambini che attraversano la strada, anziani che si attardano sulla carreggiata, turisti rompiscatole che ammirano la città, gente che si attarda nella manovra di parcheggio, guai a loro perché, come minimo, il bullo si attacca al clacson come le mosche si attaccano sulla m….armellata.
Quando ad un incrocio, gentilmente, cedi la precedenza al/alla vastasiano/a questi non ti ringrazia mai, insomma per lui/lei hai fatto il tuo dovere, perché al/alla vastasiano/a gli tocca e basta, sempre!
L’altro giorno ho assistito ad una scena singolare!
Siamo in esterno giorno, in una delle vie del centro, primo pomeriggio; un gruppo di turisti spagnoli ammirano i segni della nostra città normanna, dall’altra parte della via si sente un rumore assordante che la testa vuota che era alla guida dell’auto, probabilmente, riteneva “musica”, degna di essere ascoltata da tutto il paese, così da spararla a non so quante centinaia di Watt dentro la sua auto e le sue orecchie, sicuramente protette da un robusto strato di cerume. Quando Testa Vacante, alias Testa Léggia, si è avvicinato al gruppo dei Turisti, è successo un mezzo miracolo, poiché il conduttore della discoteca ambulante, vista l’espressione sbigottita degli ospiti spagnoli, ha abbassato di colpo il volume!! Ma il mezzo miracolo è durato poco, infatti poco dopo l’assordante defecata pentagrammata ha ripreso vigore, accompagnata dall’espressione pensierosa di Testa Vacante che si sarà chiesto, senza,peraltro, riuscire a darsi una risposta: “ Ma perché ho abbassato il volume? Perché questi stranieri mi guardavano? Come si sono permessi a farmi quella taliata di rimprovero? Loro che sono di fuori… a me…un paesano: il paese è mio non è loro!”.
Non oso riportare i commenti fatti dal gruppo dei turisti spagnoli: non farebbero piacere a nessun cittadino sentirli. Insomma, una grandissima malafiura!
Un “Bravoo!!” a Testa Vacante da parte di tutti i cittadini della Città dei Mosaici!

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo