lunedì 12 luglio 2010

PIAZZA ARMERINA. Dopo Asi e Ceu, Comune esce anche da Multiservizi. "Enti inutili".

. Il Comune decide di uscire dalla società per azioni Multiservizi e mette in vendita le proprie 500 azioni per tirare la cinghia a causa della crisi economica. Dopo la parziale fuoriuscita dal Ceu, il consorzio ennese universitario, e la revoca dell’adesione all’Asi, il consorzio per l’Area di sviluppo industriale di Enna, continua il disimpegno della città dei mosaici dagli enti partecipati ritenuti non convenienti e utili per gli interessi comunali. Il Comune aveva aderito qualche anno fa alla Multiservizi, società che opera nel settore ambientale a prevalente partecipazione pubblica della Provincia di Enna, acquisendo dal Comune di Barrafranca 500 azioni dal valore ciascuna di 5,16 euro, per un importo complessivo di 2.580 euro, pari al 2,5 per cento dell’intero capitale sociale. Per l’amministrazione Nigrelli, però, continuare a stare nella Spa era inutile per gli interessi cittadini. “Le risorse finanziarie disponibili per l’ente subiscono di anno in anno considerevoli riduzioni a causa dei minori trasferimenti erariali dallo Stato e dalla Regione, la crisi internazionale ha colpito anche la città dei mosaici e si rende necessaria una rigorosa politica di risparmio della spesa pubblica”, spiega la giunta nella delibera con cui mette in vendita il proprio pacchetto azionario. Si tratta del terzo disimpegno del Comune in due settimane da enti e consorzi a cui partecipava. Prima della società per azioni Multiservizi era toccato al Ceu e all’Asi. Il Comune fino ad oggi era titolare di sei quote al consorzio universitario e ogni anno dal 2001 versava 150 mila euro, 25 mila euro a quota. Adesso la decisione di “dismettere” quattro quote, mantenendone di fatto solo due, con un risparmio annuale di spesa di 100 mila euro. I sempre minori trasferimenti statali alle casse comunali, ma anche gli inviti della Corte dei Conti ad “attenzionare” le partecipazioni a società e consorzi, sono all’origine della decisione, formalizzata con una delibera della giunta. I magistrati contabili, del resto, da alcuni anni vanno ripetendo gli inviti agli enti locali a valutare in modo oculato la propria partecipazione a enti e consorzi. Qualche giorno prima della parziale uscita dal Ceu era stata decisa, sempre con delibera della giunta, l’uscita totale dall’Asi, con la quota associativa annuale di 15.864 euro che non sarà più pagata e la revoca dell’adesione all’area di sviluppo. Secondo la linea di Sala delle Luci, sede del palazzo comunale, si tratterebbe nella sostanza di enti che si sarebbero rivelati inutili per la città. Ragioni economiche, quindi, ma anche e soprattutto valutazioni politiche ben precise. La decisione di assumere un ruolo più attivo all’interno dell’associazione siti Unesco o dell’associazione “Teatri di Pietra di Sicilia”, ad esempio, indica un cambiamento di strategia ben preciso.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo