Sala delle Luci "fulminate".
Da oggi Nigrelli, quando entrerà alla Sala delle Luci, pigiando l’interruttore, noterà cinque lampadine rimanere spente. Cinque dissidenti del Pd hanno deciso martedì pomeriggio in aula di passare dalla logica dello “Yes, we can” a quella dello “Yes, we go”. Dove andranno è ancora presto per dirlo. Di sicuro si sono allontanati da Sala delle Luci. La stanza del sindaco, adesso, è sicuramente più buia. Democratici si, ma “autonomi”. Così si sono dichiarati, infatti, Luca Failla, Giuseppe Capizzi, Franco Azzolina, Fabio Monasteri e il presidente del consiglio comunale, Calogero Centonze.
Il “Calcio a cinque”
Il capogruppo degli “autonomisti” sarà Giuseppe Capizzi. In realtà si tratta di un portavoce, ma la nascita della corrente di fatto trasforma il capogruppo consiliare ufficiale del partito, Giuseppe Venezia, in un mezzo capogruppo. Fino ad oggi, infatti, il gruppo consiliare “democratico”, dopo le posizioni defilate di Incardona (uscito da Pd e centrosinistra) e Vitali (uscito dal Pd ma non dal centrosinistra), poteva contare su 10 elementi. Da oggi in aula vi saranno i “lealisti” capeggiati da Venezia, e gli “autonomisti” capeggiati da Capizzi. E di fatto spesso finirà che ognuna delle due correnti farà da opposizione all’altra, in un gioco reciproco delle parti in cui la “riconoscibilità” politica sarà inevitabile. In pratica sempre più spesso la via Cavour si trasformerà in un campetto di Calcio a cinque in cui la squadra degli “autonomisti”, guidata dal capitano Capizzi, si scontrerà con quella dei “lealisti”, capitanata da mister Venezia.
Il capogruppo degli “autonomisti” sarà Giuseppe Capizzi. In realtà si tratta di un portavoce, ma la nascita della corrente di fatto trasforma il capogruppo consiliare ufficiale del partito, Giuseppe Venezia, in un mezzo capogruppo. Fino ad oggi, infatti, il gruppo consiliare “democratico”, dopo le posizioni defilate di Incardona (uscito da Pd e centrosinistra) e Vitali (uscito dal Pd ma non dal centrosinistra), poteva contare su 10 elementi. Da oggi in aula vi saranno i “lealisti” capeggiati da Venezia, e gli “autonomisti” capeggiati da Capizzi. E di fatto spesso finirà che ognuna delle due correnti farà da opposizione all’altra, in un gioco reciproco delle parti in cui la “riconoscibilità” politica sarà inevitabile. In pratica sempre più spesso la via Cavour si trasformerà in un campetto di Calcio a cinque in cui la squadra degli “autonomisti”, guidata dal capitano Capizzi, si scontrerà con quella dei “lealisti”, capitanata da mister Venezia.
“Yes, we can”, ma quando?
Sul bilancio Monasteri, Capizzi e company sono stati in aula molto espliciti. Lo slogan “Yes, we can” assomiglia ad una vecchia insegna arrugginita finita nel sottoscala. Almeno per i cinque “autonomisti”. Nella sostanza hanno detto al primo cittadino: il “possiamo”, di fronte alle nostre proposte, è rimasto sempre da parte dell’amministrazione un “non possiamo”. E dopo due anni di continui “No, we can not” si sono stancati ed hanno deciso di presentare un megaemendamento da 400 mila euro con il quale si assumono la responsabilità di decidere a modo proprio su precariato, servizi sociali e verde pubblico. Ma l’emendamento non è stato ancora approvato. Tutto è in discussione. Si deciderà lunedì sera. Nel frattempo nel Pd rimane solo un triste “Yes, we…”.
Sul bilancio Monasteri, Capizzi e company sono stati in aula molto espliciti. Lo slogan “Yes, we can” assomiglia ad una vecchia insegna arrugginita finita nel sottoscala. Almeno per i cinque “autonomisti”. Nella sostanza hanno detto al primo cittadino: il “possiamo”, di fronte alle nostre proposte, è rimasto sempre da parte dell’amministrazione un “non possiamo”. E dopo due anni di continui “No, we can not” si sono stancati ed hanno deciso di presentare un megaemendamento da 400 mila euro con il quale si assumono la responsabilità di decidere a modo proprio su precariato, servizi sociali e verde pubblico. Ma l’emendamento non è stato ancora approvato. Tutto è in discussione. Si deciderà lunedì sera. Nel frattempo nel Pd rimane solo un triste “Yes, we…”.