lunedì 26 ottobre 2009

"Pechè le strisce blu si sono dipinte di giallo", di Filippo Andrea Di Giorgio

Dopo le interminabili diatribe dei mesi scorsi, l’Amministrazione comunale sta provvedendo ad attivare il servizio delle zone di parcheggio a pagamento, determinando a mio avviso un duplice ordine di gravissime problematiche, di tipo giuridico e di tipo politico.
Sotto il profilo giuridico è ragionevole pensare che la competenza a regolamentare le strisce blu fosse istituzionalmente rimessa al Consiglio comunale, il quale, pertanto, è stato palesemente spogliato da parte della Giunta di un potere proprio (e non è la prima volta che accade!).
Questo fatto, tuttavia, non è passato inosservato, come hanno giustamente evidenziato non solo i consiglieri dell’opposizione, ma anche alcuni consiglieri della stessa maggioranza, ai quali rivolgiamo l’accorato appello di esercitare il proprio ruolo con il massimo senso di responsabilità.
Sul versante politico – amministrativo, a me sembra che la delibera di Giunta “incriminata” abbia creato un assetto inefficiente dei parcheggi a pagamento.
In primo luogo, infatti, è da evidenziare che, a differenza di molti altri Comuni, non sono state istituite delle autorizzazioni speciali per i residenti vicini alle zone blu, i quali pertanto dovranno sopportare il pesante fardello di essere espropriati del parcheggio fin sotto la propria casa.
Ma anche la collocazione delle zone a pagamento lascia perplessi.
Non è un mistero, invero, che la corretta sistemazione delle strisce blu richiederebbe la loro ubicazione solo nelle c. d. “zone sensibili”, ossia nei punti della città dove ci sono delle istituzioni e delle situazioni di pesante congestione veicolare.
Non mi si accusi di pedanteria, ma francamente non vedo in che modo possa rivestire questo scopo la sistemazione delle strisce blu nella centralissima via Roma, o in Piazza Martiri d’Ungheria, ovvero nei pressi della Cattedrale, appurata l’assenza di uffici comunali o di altre sedi istituzionali nelle immediate vicinanze.
Ma ancora, non mi sembra nemmeno funzionale la mancata previsione di un abbonamento mensile intero e di un abbonamento mensile ridotto, i quali avrebbero permesso a coloro che si recano sul posto per ragioni di lavoro di alleviare la loro posizione economica.
A fronte di tutte queste osservazioni, diventa spontaneo affermare che, così come è stato disegnato, il servizio in questione abbia il fine unico ed esclusivo di fare cassa.
Forse sarebbe stato più giusto che il Sindaco, prima di avviare una riforma così invasiva, avesse provveduto a consultare l’elettorato, rispetto al quale questo sistema avrà delle ricadute di non poco conto, mediante l’istituto referendario.
Ma aldilà di questa mancata consultazione, che rappresenta sicuramente una lesione di quelle che potevano essere le legittime aspettative dei cittadini, e volendo riprendere quanto già enunciato in premessa, a me sembra anche che in tutta questa vicenda si stia consumando un fatto di una gravità politica senza precedenti nella storia di questa comunità.
Infatti, se è vera la tesi sostenuta dallo stesso Presidente Centonze, secondo cui il Consiglio comunale è stato espropriato di un potere che gli competeva, è quantomeno fuorviante che il civico consesso si riunisca, come vorrebbe il consigliere Lotario, per votare un atto regolamentare che disciplini la materia, senza l’adozione di un propedeutico intervento correttivo.
In altre, parole, così come saggiamente suggerito dal Consigliere Fioriglio, il Consiglio comunale, prima ancora di approvare qualunque atto normativo, dovrebbe chiedere l’annullamento in autotutela del bando di gara e della procedura di aggiudicazione, siccome viziati da atti propedeutici che si appalesano illegittimi.
Oltre alla esigenza di ripristinare la legalità violata, che già di per sé è un valore da tutelare, è forte la necessità di riaffermare anche il ruolo del Consiglio comunale, che non può essere ridotto ad organo di mera ratifica delle decisioni prese da altri.
Per non parlare poi delle conseguenze grottesche che potrebbero determinarsi in questo caso, con la possibile “convivenza” di due regolamenti disciplinanti la medesima materia (nemmeno Kafka avrebbe potuto fare di meglio!).
Per essere più chiari, cosa succederà se la tariffa stabilita dai consiglieri comunali non sarà pari a 60 centesimi l’ora, ma piuttosto a 20 centesimi? Cosa succederà se il regolamento consiliare, diversamente da quello di Giunta, stabilirà l’esenzione per tutti i residenti? Gli addetti alla sosta potranno verbalizzare questi veicoli oppure no?
Questa storia, quella cioè di un nuovo regolamento da approvare in termini brevissimi, mi ricorda la trama di un film giallo, dove chi ha ucciso crede sempre di avere compiuto il delitto perfetto, e poi invece si scopre che ha lasciato sul campo una serie innumerevole di prove che lo incastrano.
Ma in questa vicenda, e qui mi rivolgo direttamente a Calogero Centonze, c’è in ballo qualcosa di più dell’istituzione delle zone a pagamento, perché si gioca la stessa credibilità del mondo politico locale.
La posta in palio è alta anche per lo stesso Presidente del Consiglio, perché egli non solo non può fuggire dalle sue responsabilità, ma anzi deve assumere quel ruolo di garanzia e difesa del civico consesso che è il presupposto stesso della sua attribuzione istituzionale.
Se Centonze continuerà a ritenere di competenza del Consiglio comunale la regolamentazione delle strisce blu, allora è evidente che egli, prima ancora di tutti gli altri consiglieri, ha l’obbligo di chiedere alla Giunta di revocare in autotutela tutti gli atti già approvati.
Diversamente operando, egli delegittimerà pesantemente non solo l’istituzione che rappresenta, ma anche l’intero civico consesso.
I consiglieri comunali non sono delle pezze da piedi con le quali la Giunta Nigrelli può pulirsi le scarpe dopo una improvvida passeggiata.
Essi sono piuttosto la rappresentazione più completa e globale dell’intera comunità, e stavolta, viste le gravissime circostanze del caso concreto, hanno l’obbligo morale e politico di agire vigorosamente a difesa delle proprie prerogative, senza distinzioni di partiti o di coalizioni.
Quelli di loro che non lo faranno, e speriamo siano in pochi, si prenderanno la responsabilità di volere degradare l’organo consiliare da tempio della politica a mausoleo degli affari pubblici.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo