Nel decennio 1994-2003 sarebbero sfuggiti alla riscossione da parte delle casse comunali quasi 1 milione e 800 mila euro di crediti per le utenze dell’acqua. Il dato è stato reso noto dal consigliere comunale Giuseppe Falcone e dall’associazione “Emanuele e Leopoldo Notarbartolo” dopo l’acquisizione degli atti dagli uffici comunali. “Devo sottolineare il fatto che gran parte di questi crediti non possono essere più esatti, appurato che oltre i cinque anni, e quindi per i crediti antecedenti al 2003, nessun cittadino è più tenuto a pagare”, spiega Falcone. “Chiedo ufficialmente che venga istituita una commissione speciale di indagine, ai sensi dell’articolo 32 bis del vigente statuto comunale, al fine di acclarare se sia stato, così come sembrerebbe da questo carteggio, cagionato un danno contabile all’ente, ed anche al fine di capire chi ne sia, eventualmente, l’autore”, aggiunge Filippo Andrea Di Giorgio per l’associazione Notarbartolo. “Adesso sottoporrò tutta la questione al centrodestra, poi assumeremo le azioni opportune per portare in aula la vicenda, tra le possibilità vi è anche quella di proporre la commissione di indagine, con quelle somme non riscosse avremmo potuto far aggiustare tutte le strade colabrodo della città”, aggiunge Falcone. Con due distinte delibere nel 1999 e nel 2003 il Comune aveva dato incarico all’avvocato Antonino Minacapilli di recuperare i canoni di acqua potabile non riscossi. L’incarico scade il 31 dicembre. Giornale di Sicilia - Edizione del 14 luglio
A seguire la nota dell'associazione Notarbartolo con le tabelle riassuntive...
di Filippo Andrea Di Giorgio - 1° puntata
LA RISCOSSIONE DELL’ACQUA …. CHE HA FATTO ACQUA DA TUTTE LE PARTI!!!
Che ci fosse stato del marcio nella riscossione delle tariffe dell’acqua fornita durante la gestione comunale ce ne eravamo accorti da tempo, fin da quando erano arrivate ai cittadini delle strane richieste di pagamento relative ad anni assai risalenti.
Ora che però finalmente siamo riusciti ad avere i dati di questa incredibile vicenda, dopo fatiche inenarrabili (sulle quali preferiamo stendere un velo pietoso per non ridicolizzare ulteriormente il Sindaco, che non ne ha peraltro bisogno, riuscendoci perfettamente da solo), ci sembra giusto informare di questi fatti l’opinione pubblica che ha diritto di sapere, di capire e, ovviamente, anche di giudicare autonomamente.
Per comprendere tuttavia quanto questa attività gestionale sia stata perniciosa per le casse comunali, ci sembra necessario, per correttezza, richiamare alcuni degli atti amministrativi che sono alla base di questo scatafascio contabile.
E segnatamente:
- la delibera di Giunta Municipale n. 83 del 22/03/1999, con la quale veniva conferito all’Avv. Antonino Minacapilli, che, come è noto, è il cognato dell’attuale Sindaco Nigrelli, un incarico per la riscossione delle tariffe dell’acqua potabile;
- il disciplinare di incarico del 23/03/1999, stipulato fra il Dirigente del Servizio dei Lavori Pubblici e l’Avv. Minacapilli, dal quale si evincono degli obblighi precisi e sul quale avremo modo di ritornare brevemente;
- la delibera di Giunta Municipale avente n. 168 del 12/09/2003, con la quale veniva confermato ancora all’Avv. Minacapilli l’incarico per la riscossione delle tariffe dell’acqua;
- il nuovo disciplinare di incarico, stipulato tardivamente (ed inutilmente) in data 27/04/2007 fra il Comune ed il professionista armerino.
Questo, in sintesi estrema, il complesso delle attività compiute dal Comune per recuperare le tariffe dai cittadini morosi.
A seguito di una istanza di accesso avanzata dal Consigliere comunale Giuseppe Falcone, il Servizio Lavori Pubblici, con nota prot. 12809 del 17/06/2009, ha comunicato che per gli anni compresi fra il 1994 e il 1997 l’importo delle tariffe riscosse dagli utenti è il seguente:
anno di riferimento
Credito verso utenti (primo dato)
Crediti recuperati (secondo dato)
1994
54.038,56
20.108,28
1995
133.254,35
48.794,04
1996
160.352,02
31.731,79
1997
245.467,56
80.372,52
Totale
593.112,49
181.006,63
Come si evince dal superiore quadro, non credo di potere essere tacciato di pedanteria nel definire l’attività di riscossione un sostanziale fallimento, dal momento che la differenza fra i due totali, pari alla cifra di €. 412.105,86, testimonia da sola che qualcosa non ha funzionato a dovere.
Certo, per correttezza voglio avvertire il lettore che questi importi possono essere oggetto di rettifica per effetto di qualche rateazione ancora in corso ovvero di qualche riconoscimento di debito; pur tuttavia, è da ritenere realisticamente che questa cifra non sarà ritoccata in maniera da ridurne significativamente la consistenza... segue