martedì 30 settembre 2008

Chiello, amaro destino segnato. "Ormai occorre la mobilitazione generale".

Partite da questo dato sotto:

Indice di attrazione
La tabella illustra l’andamento dell’indice di attrazione delle strutture sanitarie della Provincia di
Enna. E’ l’inverso dell’indice di fuga e rappresenta il rapporto tra i ricoverati che provengono da
fuori della Provincia rispetto al totale dei ricoveri effettuati nel Presidio considerato.


Struttura e Indice di Attrazione:

OSPEDALE “MICHELE CHIELLO” - PIAZZA ARMERINA 20.7 %
OSPEDALE “CARLO BASILOTTA” - NICOSIA 17.6 %
DATO MEDIO REGIONALE 14.6%
AZIENDA OSPEDALIERA UMBERTO I - ENNA 11.4 %
OSPEDALE “FERRO CAPRA BRANCIFORTE” - LEONFORTE 4.8 %

Fonte dati: "Note sulla sanità nell'ennese: i numeri, i problemi. E le soluzioni? - Ausl 4 di Enna"

Siamo l'ospedale che porta nei propri reparti più ricoverati provenienti da fuori provincia di ogni altro ospedale ennese e per questo vogliono farci fuori (Roberto Palermo)

Di seguito il resoconto del medico del Chiello Sebastiano Arena su un incontro di ieri pomeriggio:

PIAZZA ARMERINA. Stamane sono andato, in qualità di Coordinatore provinciale del sindacato medico ANAAO, all’Ordine dei Medici di Enna dove era stata indetta una riunione con molti addetti ai lavori della sanità ennese circa l’argomento del giorno “Rimodulazione della Rete Ospedaliera e riordino della Rete Territoriale”.
Erano presenti, oltre al promotore presidente dell’Ordine dei Medici Mancuso, il Direttore della USL 4 dott. Judica, il suo Direttore sanitario Calaciura, lo staff dell’Ufficio Controllo di Gestione, il Presidente della provincia Monaco, i Sindaci dei quattro distretti di Enna, Leonforte, Nicosia e Piazza Armerina (per Piazza l’assessore Innocenzo Di Carlo), svariati politici come Grimaldi, Colianni, Termine, Galvagno, ecc. ed inoltre una notevole presenza del mondo sindacale della sanità.
Il dott. La Tona dell’Ufficio Controllo di Gestione, per conto della USL 4, ha “fotografato” la situazione della sanità ennese dipanando una serie di dati numerici e statistici come i tassi di occupazione dei posti-letto, gl’indici di fuga, di mobilità attiva e passiva, gl’indici di attrazione, gl’indici di case mix, etc. In definitiva ha lasciato intendere quanto difficoltosa è la condizione della sanità pubblica ennese mettendo in evidenza che i posti-letto dei quattro ospedali della nostra provincia sono troppi e usati male con alti indici di inappropriatezza. Per dirla in breve, sembra che molti dei ricoveri effettuati nell’anno dai quattro ospedali ennesi siano marchiati da scarsa complessità, basso peso medio, scarso turnover e inappropriatezza. Inoltre molti cittadini preferiscono farsi curare fuori provincia e addirittura fuori regione specialmente in Lombardia, Toscana, Emilia e Lazio. Purtroppo, il dott. La Tona, si è limitato ad una sterile elencazione di dati senza approfondire (ma non era il suo compito) le motivazioni che stanno dietro a quei dati e cioè principalmente che una provincia come la nostra che è agli ultimi posti nazionali quasi su tutto ciò che rappresenta il benessere, pure in campo sanitario è più bisognevole di attenzioni rispetto alle altre e, invece, subisce il taglio della scure nella stessa misura delle altre. Con la differenza che, se in una provincia come Palermo vengono soppressi 1053 posti-letto, i cittadini non avranno da soffrire perché comunque sono fatti salvi tutti gli ospedali e le cliniche private, mentre la nostra provincia perderà il 40% dei posti-letto e cioè 353 posti, tali da far scomparire almeno due ospedali.
Altri personaggi dell’intellighentia politica hanno detto la loro a cominciare da Paolo Colianni, il quale si è profuso in discorsi di vacua retorica tendente a dimostrare che la miglior cosa da fare per il governo regionale è l’innovazione e dunque il taglio della spesa starebbe a significare la base di partenza per la medicina di domani. Ha detto che non verranno chiusi gli ospedali della provincia, ma ha detto chiaramente che per lui (lo sanno pure i bambini) se c’è un ospedale da chiudere è proprio quello di Piazza Armerina. L’ha detto candidamente, come una cosa lapalissiana, poiché nella sua visione di geografia sanitaria Piazza Armerina ha la ventura di trovarsi dentro un triangolo i cui vertici sono rappresentati da Gela Caltagirone ed Enna. Non lo turba minimamente che l’Ospedale di Piazza presenta il miglior indice di attrazione rispetto a tutti gli altri ospedali ennesi (Piazza 20,7%; Nicosia 17,6%; Enna 11,4; Leonforte 4,8%) e rispetto al dato medio regionale del 14.6% . Questo dato significherà qualcosa a tutti tranne che a lui. Ma il problema non è il perfetto allineamento di Colianni alla politica regionale del suo partito, quanto piuttosto il fatto che è stato assessore regionale alla famiglia e non si è minimante preoccupato di affrontare il problema dell’assistenza sanitaria proprio partendo dai bisogni della famiglia e della gente della provincia più disastrata e povera d’Italia e ha preferito sposare la semplice equazione riduzione della spesa = tagli indiscriminati. Quanto sarebbe più giusto, per rendere uguaglianza ai cittadini siciliani, operare tagli, ma pure aiutare e potenziare le condizioni più disagiate e disastrate!
Ad ogni buon conto la ricetta di Colianni per la provincia di Enna è: 1 ospedale per acuti, 2 luoghi di lungodegenza, 1 di fisioterapia. Dunque, sic stantibus rebus, la provincia avrà un ospedale a Enna e tre dèpendences a Leoforte, Nicosia, Piazza, che ope legis non potranno avere neppure la dignità di ospedali poiché non avranno il numero di posti-letto sufficienti per dirsi tali. Infatti secondo la bozza del decreto Russo, solo 356 posti-letto saranno previsti in provincia e vien da chiedersi quanti ospedali si potranno alimentare con un tal numero.
Fortunatamente tra le voci di pedissequo consenso (per la verità poche) al piano di rientro, ve ne sono state tante di aperto dissenso e, per giunta, bipartisan come quelle intelligenti e chiare dell’On. Grimaldi, dell’on. Galvagno tendenti a bocciare la modalità di governement delle cose sanitarie da parte dell’assessorato regionale che non ha tenuto minimamente conto della voce di tutte le parti sociali interessate al problema preferendo invece la blindatura delle decisioni calate dall’alto come una mannaia. In questo senso i due personaggi si sono detti disposti uno a parlamentare e collaborare a tutti i livelli per trovare soluzioni eque e l’altro addirittura, se ce ne fosse bisogno, perfino a erigere barricate affinché le iniquità nei confronti della nostra realtà abbiano a cadere.
Infine il Direttore Iudica con una filosofia fine, ma essenzialmente pragmatica ha difeso l’operato del governo ritenendolo la base di partenza per una sanità futura migliore, ma tuttavia poco convincente per un uditorio che ha conosciuto da decenni le varie riforme sanitarie tutte apparentemente innovative e tutte regolarmente fallimentari per credere che stavolta possa essere miracolosa.
Da parte nostra e cioè dalla parte di Piazza Armerina, ormai crediamo necessaria la mobilitazione generale per difendere, se non è già troppo tardi, quel che resta della struttura ospedaliera. Infatti crediamo fermamente che, poiché il territorio non dà alcuna garanzia diagnostica e terapeutica né alcuna valida risposta al bisogno sanitario e assistenziale della popolazione di un bacino che comprende Piazza, Barrafranca, Aidone, Valguarnera, Mirabella, Raddusa, S. Cono, ecc., l’ospedale eserciti una funzione essenziale. Per rendersene conto basta telefonare in questi giorni al centro di prenotazione e constatare come si sono allungate a dismisura le liste d’attesa in pressoché tutti i settori e come ormai sia al collasso l’assistenza dei medici di famiglia. Non credo che abbiamo bisogno di tagli, ma di potenziamento. Sebastiano Arena http://robertpalermo.blogspot.com/

Credo che il tempo delle parole sia finito, se il pericolo di annientamento della sanità ennese è così reale è necessario organizzare una dirompente e dura mobilitazione generale provinciale a Palermo, sotto l'assemblea generale siciliana e il palazzo del governo regionale.
Basterebbe prendere 20 pullman in provincia, riempirli di gente comune, medici, infermieri, politici, sindaci, consiglieri comunali, partire alla volta di Palermo e bloccare tutto, ponendo la questione a livello regionale
(Roberto Palermo)

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo