Seminterrati, semisotterrati e interrati.
Per costruire il “Green Point Stadium” di Città del Capo, in Sudafrica, capienza 66 mila spettatori, ci sono voluti tre anni e mezzo. Per il “Nelson Mandela Bay” di Port Elizabeth, sempre in Sudafrica, 46 mila spettatori, impianto alto 40 metri e diviso in sei livelli con un costo di 360 milioni di euro, sono bastati due anni e mezzo. Per i parcheggi seminterrati di piazza Falcone Borsellino, costo iniziale inferiore ai 2 milioni di euro, per la sosta di qualche centinaio di auto, 10 anni non sono bastati neanche per l’inizio della gara d’appalto. La conclusione è semplice e inevitabile. La nostra classe dirigente è incapace. Almeno su questa vicenda ha dimostrato di esserlo. E non ha nessuna importanza la puerile divisione di comodo del mondo in destra e sinistra. Si sono succedute diverse amministrazioni di ogni colore politico, ma il risultato è sempre stato lo stesso. La nuova infrastruttura non c’è. Si tratta di un dato di fatto. E mentre nelle terre di Mandela suonano la “vuvuzela”, la fastidiosa e rumorosa trombetta che in questi giorni imperversa sugli spalti sudafricani e nelle case degli italiani, in piazza Falcone Borsellino la silente lentezza dei politici sta rompendo i timpani già da qualche anno. I parcheggi seminterrati sono diventati semisotterrati. Una sorta di grande tomba virtuale sotterranea nella quale tumulare la politica locale, incapace di cogliere le opportunità di una società in divenire. Personalmente ritengo l’infrastruttura “un’offesa urbanistica”, priva di utilità concreta per la città, un’ulteriore “baracca” pubblica in grado solo di generare ulteriori problemi di gestione all’ente. Una parte della città, poi sarà pronta fin dall’inizio a “somatizzare” i disagi realizzativi provocati dai lavori. Le immagino già petizioni, polemiche, interrogazioni, proteste dei residenti e delle categorie produttive in fase di esecuzione lavori per le ovvie conseguenze prodotte dal cantiere e per i puntuali ritardi che anche qui arriveranno. Del resto i lavori a Sant’Anna, “I luoghi della Cultura” o la Villa Romana, dimostrano la lentezza del “sistema Sicilia”. Ma il problema non è quello che penso io, ma quello che da dieci anni pensano e dicono pubblicamente coloro che governano questa città, non mettendolo poi in pratica. Il problema è che chiunque sta al governo non ha il coraggio di dire no a quei parcheggi, per le rischiose conseguenze che potrebbero scattare alla Corte dei Conti in caso di un passo indietro sul futuro di piazza Falcone Borsellino. Occorre pagare progettisti e consulenti. Comunque vada. Insomma le istituzioni si sono incartate. In pratica occorre fare i seminterrati per non rimanere interrati. Roberto Palermo (Settimanale Arai News di venerdì 18 giugno)