martedì 22 giugno 2010

Piazza Armerina. Le istituzioni da dieci anni incartate su piazza Falcone Borsellino

Seminterrati, semisotterrati e interrati.
Per costruire il “Green Point Stadium” di Città del Capo, in Sudafrica, capienza 66 mila spettatori, ci sono voluti tre anni e mezzo. Per il “Nelson Mandela Bay” di Port Elizabeth, sempre in Sudafrica, 46 mila spettatori, impianto alto 40 metri e diviso in sei livelli con un costo di 360 milioni di euro, sono bastati due anni e mezzo. Per i parcheggi seminterrati di piazza Falcone Borsellino, costo iniziale inferiore ai 2 milioni di euro, per la sosta di qualche centinaio di auto, 10 anni non sono bastati neanche per l’inizio della gara d’appalto. La conclusione è semplice e inevitabile. La nostra classe dirigente è incapace. Almeno su questa vicenda ha dimostrato di esserlo. E non ha nessuna importanza la puerile divisione di comodo del mondo in destra e sinistra. Si sono succedute diverse amministrazioni di ogni colore politico, ma il risultato è sempre stato lo stesso. La nuova infrastruttura non c’è. Si tratta di un dato di fatto. E mentre nelle terre di Mandela suonano la “vuvuzela”, la fastidiosa e rumorosa trombetta che in questi giorni imperversa sugli spalti sudafricani e nelle case degli italiani, in piazza Falcone Borsellino la silente lentezza dei politici sta rompendo i timpani già da qualche anno. I parcheggi seminterrati sono diventati semisotterrati. Una sorta di grande tomba virtuale sotterranea nella quale tumulare la politica locale, incapace di cogliere le opportunità di una società in divenire. Personalmente ritengo l’infrastruttura “un’offesa urbanistica”, priva di utilità concreta per la città, un’ulteriore “baracca” pubblica in grado solo di generare ulteriori problemi di gestione all’ente. Una parte della città, poi sarà pronta fin dall’inizio a “somatizzare” i disagi realizzativi provocati dai lavori. Le immagino già petizioni, polemiche, interrogazioni, proteste dei residenti e delle categorie produttive in fase di esecuzione lavori per le ovvie conseguenze prodotte dal cantiere e per i puntuali ritardi che anche qui arriveranno. Del resto i lavori a Sant’Anna, “I luoghi della Cultura” o la Villa Romana, dimostrano la lentezza del “sistema Sicilia”. Ma il problema non è quello che penso io, ma quello che da dieci anni pensano e dicono pubblicamente coloro che governano questa città, non mettendolo poi in pratica. Il problema è che chiunque sta al governo non ha il coraggio di dire no a quei parcheggi, per le rischiose conseguenze che potrebbero scattare alla Corte dei Conti in caso di un passo indietro sul futuro di piazza Falcone Borsellino. Occorre pagare progettisti e consulenti. Comunque vada. Insomma le istituzioni si sono incartate. In pratica occorre fare i seminterrati per non rimanere interrati. Roberto Palermo (Settimanale Arai News di venerdì 18 giugno)

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo