mercoledì 6 ottobre 2010

Piazza Armerina. La commissione dimenticata. Il consiglio così fallisce.

Da più di tre mesi è stata istituita all’unanimità dal consiglio comunale, ma la sua funzione è rimasta solo sulla carta perché i suoi componenti, nel frattempo, non sono mai stati eletti. Rimane sospesa nell’aria la commissione speciale sulla Villa Romana del Casale, promossa a gran voce e in modo trasversale la scorsa estate, da vari gruppi consiliari, sull’onda delle polemiche legate ai ritardi nell’esecuzione del cantiere di restauro in corso all’interno del sito archeologico. La recente empasse dei lavori consiliari, poi, ormai giunta alla terza settimana, legata alla mancata elezione del vice presidente, rischia di complicare ulteriormente la partenza dell’attività della commissione consiliare speciale. L’obiettivo dell’organo consiliare doveva essere quello di poter seguire più da vicino i lavori alla Villa Romana, anche attraverso l’ausilio di consulenti. La nascita della commissione risale allo scorso 2 luglio, appena qualche giorno dopo un vero e proprio consiglio “ispettivo” effettuato dai vari gruppi consiliari direttamente all’interno del sito Unesco, a tu per tu con il direttore dei lavori e progettista della nuova Villa, l’architetto Guido Meli, nel frattempo nominato dai vertici regionali direttore del nuovo “Parco Archeologico della Villa Romana del Casale e delle aree archeologiche di Piazza Armerina e dei comuni limitrofi”. I tre o cinque componenti della commissione devono essere designati dai gruppi consiliari, in seno alla conferenza dei capigruppo, e comunicati al presidente del consiglio, Calogero Centonze, il quale ne deve sottoporre l’approvazione all’aula. E potrebbero passare altre due o tre settimane.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo