martedì 19 ottobre 2010

Piazza Armerina. La mozione congressuale di Ranieri Ferrara

La mozione congressuale di Ranieri Ferrara


La linea politica che dobbiamo seguire deve essere caratterizzata da scelte strategiche forti e nette, punti focali di una innovativa concezione del modus operandi nella quotidiana gestione della cosa pubblica della nostra città. Piazza Armerina ha bisogno di lasciarsi alle spalle quella cattiva politica che in quest’ultimo scorcio di tempo, ha prodotto danni incalcolabili, spezzando la condivisione di idee e progetti comuni che hanno contribuito alla vittoria del Partito Democratico alle ultime elezioni cittadine.
Vogliamo creare una frattura dirompente nella società piazzese.
Partire dalla politica vera ed autentica, quella che si occupa dei problemi reali dei nostri concittadini.
Stella cometa nella rotta di un’azione amministrativa trasparente e legale, che deve:
Liberare la macchina amministrativa comunale dalla burocrazia per esaltare il merito. Bisogna capovolgere lo status quo del nostro comune. Dirigenti che hanno accumulato un potere arbitrario e vantaggi economici senza precedenti. Occorre rimettere il merito al primo posto ed i più competenti e onesti devono guidare i servizi della Pubblica Amministrazione. La politica deve evitare di alimentare quel girone infernale che dai bisogni dei cittadini, anche i più elementari, sposta tutto sui privilegi e dai privilegi dell’amico, del parente e del cittadino in stato di necessità o bisogno impone lo scambio burocratico, clientelare, affaristico e potenzialmente, anche mafioso.
Programmazione, verifica dei risultati e degli obiettivi, controllo di gestione, standard di qualità, professionalità d’eccellenza ai posti di comando e controllo, sono le parole chiave che devono orientare una moderna politica riformista nella nostra comunità.
Con coraggio bisogna liberare la nostra comunità ed il nostro modo di agire amministrativo di ogni giorno dai privilegi della politica e promuovere una classe dirigente capace, colta e popolare, figlia della migliore selezione democratica e non dei circuiti della cooptazione e della collusione. Cancellare i costi pletorici di una spesa pubblica cresciuta a dismisura, limitare la presa sociale della spesa clientelare, liberare le nostre istituzioni dai molti consulenti senza professionalità, sfrattare il principio consolidato ed asfissiante di una politica invasiva che condiziona la gestione e le scelte amministrative, al di fuori di ogni criterio di merito e competenza.
La pubblica Amministrazione locale, deve subire un profondo cambiamento nei modelli organizzativi, nel rigore gestionale, nel controllo della spesa e nell’analisi dei bisogni, con un’attenta programmazione e verifica dei risultati raggiunti.
Legalità & Sviluppo sono le coordinate dentro le quali deve scorrere un concreto e progettuale impegno politico e di buon governo che sappia farla finita contro tutti i vecchi metodi della gestione nepotistica, familistica, clientelare e spesso illegale che caratterizzano e inquinano le relazioni amministrative locali. Un coordinamento del Partito Democratico autorevole può a testa alta e con credibilità istituzionale, forte e libera, imporre una moderna strategia di governo e buona prassi pubblica, misurando l’azione dei consiglieri e degli amministratori lungo questo percorso virtuoso.
A tal proposito suggeriamo l’istituzione di una delega assessoriale ad hoc denominata “ Sviluppo nella Legalità ” che sovrintenda alle relazione collettive ed alle competenze proprie e comuni di ogni singola branca dell’amministrazione municipale, affinché ogni processo decisionale sia ricondotto ai principi sistemici di legalità, buona amministrazione e trasparenza nella gestione della pubbliche risorse, con l’elaborazione condivisa di un Codice etico di buon governo e di autodisciplina al quale dovrà attenersi ogni amministratore, consigliere e dirigente comunale.
L’identità del Partito Democratico di Piazza Armerina sarà la funzione democratica che saprà esercitare nella nostra società, nel rapporto con le donne e gli uomini liberi, antagonisti del sistema di potere che umilia e mortifica da decenni la nostra provincia, uomini e donne liberi, protagonisti di un’alternativa reale all’esistente, ad un sistema bloccato e depresso che impedisce di pensare, agire e sognare. Perché nella nostra città per troppo tempo, la politica ha galleggiato su una zattera alla deriva, senza meta e senza rotta.
Vive tra tutti noi la speranza, mai doma, di un cambiamento, tra i nostri giovani ed i nostri anziani, tra le donne e gli uomini, vive nelle nostre scuole e nelle nostre imprese, nel commercio e nell’artigianato, nell’arte e nel turismo, nello sport e nel volontariato, nell’agricoltura e nell’impresa sociale, e soprattutto in ognuno di noi.
Dobbiamo sapere cogliere la sfida che il riformismo ci richiede, gettiamo le basi per un ampio consenso e una cultura di governo adeguata, attualizzata alle rinnovate richieste ed esigenze della gente, superando con estrema chiarezza le vecchie appartenenze DS e Margherita e costruendo la nuova identità del PD, scevra dai condizionamenti, dalle logiche arcaiche, dalle prevenzioni mentali del passato, con uno sguardo rivolto al futuro.
Innovazione strutturale e nuove alleanze, serie e credibili, fondate sulle priorità del programma di governo, rivedute e corrette, secondo la cultura dei valori e dei criteri generali improntati all’unità del partito, alla sua tenuta sul territorio, alla credibilità del progetto politico, alla reale vicinanza ai bisogni reali della gente e, ultimo ma non per questo meno importante, al canone generale della Legalità e della Trasparenza dell’azione amministrativa. Anche all’interno del partito sarà necessaria una presa di posizione netta su tutti quei modi di fare politica che in questi anni hanno appannato e compromesso la credibilità e la forza del centrosinistra e dello stesso PD. Dobbiamo lottare contro le collusioni clientelari e criminali, promuovendo una vasta condivisione ed un largo consenso sul nostro progetto di partito, al di là dei confini della nostra città, assurgendo a punto di riferimento democratico provinciale e regionale, attorno al binomio Legalità & Sviluppo. Bisogna che ognuno si assuma le proprie responsabilità e faccia una scelta di appartenenza chiara e limpida per costruire una classe dirigente onesta, concorde, prudente, virtuosa, responsabile, attenta partecipazione reale dei cittadini. Le alleanze dovranno forgiarsi sul fuoco dell’innovazione, contro ogni consociativismo e trasformismo.
Nessuna contrapposizione tra l’esigenza di un partito forte e organizzato con la necessità di aprirsi alla discussione con la società. Nella nostra città dobbiamo rilanciare la speranza e l’entusiasmo dei giovani, lanciare loro un messaggio diretto, d’impegno e fiducia in un futuro con prospettive più rosee. Riacciuffarli, conquistarli, solleticare la loro curiosità, dimostrare con gesti semplici e quotidiani che questa città è il loro patrimonio, che qui hanno chance concrete di mettere sù le loro famiglie.
E’ vero che bisogna ricominciare daccapo. Testimoniare che il nostro Partito può assurgere al ruolo di protagonista delle scelte future per la nostra comunità, disarticolando le energie negative che per decenni hanno condizionato in peggio, le strategie di sviluppo comunali.
Lealtà, prudenza, onestà, rispetto, lungimiranza, coraggio, innovazione, sono alcune tra le parole d’ordine da utilizzare per questa nuova avventura politica. Forma e sostanza per un processo di rinnovamento vero e sincero, che deve essere portato avanti fino in fondo. Un partito federato, espressione autentica del nostro territorio, ove deve nascere, crescere e prosperare, a tutela e vantaggio della comunità che rappresenta, con processi decisionali virtuosi che prendano vita dal basso, senza schemi clientelari, senza istrionismi, senza alleanze sotterranee, tutto alla luce del sole. Spezzando i richiami ideologici, quando questi divengono paraventi comodi per non fare e non cambiare, alimentando lo status esistente.
Altresì solenne e formale deve essere l’impegno di chi governa a chiudere i rubinetti della spesa pubblica corrente, spesso e volentieri discrezionale e personalistica, in assenza di idonei ed opportuni controlli preventivi di merito e metodo, sulla qualità, necessità e bontà dei provvedimenti di spesa. Un segnale di trasparenza e legalità nella gestione delle pubbliche risorse che reputiamo indifferibile all’interno della piattaforma politica e programmatica che i circoli del PD sono chiamati ad allestire sul territorio.
Vogliamo anche un partito dinamico, snello, flessibile, che spalanca le porte a quelle persone che non appartenenze precedenti e che hanno scelto di cominciare il loro impegno politico con il PD. Quelli che vorrebbero entrare e spesso non sanno neppure a quale porta bussare. Un partito che spenda ed investa nella formazione politica, per spazzare via l’idea superficiale e demagogica della politica quel stipendificio pubblico, un partito composto da dirigenti preparati e pronti al sacrificio rispettosi dell’opportunità che viene loro concessa di far parte di un moderno strumento di rappresentanza popolare dei bisogni e degli interessi legittimi di una comunità democraticamente organizzata.
Mi pare e credo che tutti noi abbiamo la forza, la credibilità personale e sociale, la dirittura morale e le capacità culturali, i riferimenti autentici per rilanciare questo progetto politico. Da questa esperienza di oggi devono nascere gli eletti di domani e così via, senza isterismi e tornaconti personali, convinti che la politica sia la chiave per costruire il domani che viene.
La via giusta, secondo noi del PD, è quella di riflettere sugli errori, con una profonda auto analisi, assumendoci le nostre responsabilità, ognuno per la propria parte, adottando buone e sane abitudini, pronti a correggere la rotta e tenere dritta la barra della politica del nostro Partito Democratico.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo