lunedì 6 aprile 2009
Un ospedale senza emergenze non è un ospedale
Quattro vite salvate giovedì pomeriggio tra personale sott’organico, problemi tecnici in sala operatoria e un solo anestesista in servizio. E lo spettro di un futuro vicino in cui le emergenze di questo tipo non potranno essere più trattate all’ospedale Chiello. Un ottantenne colpito da infarto con il peace maker andato in palla, un parto gemellare con il secondo nascituro per il quale è stato necessario un “cesareo” d’urgenza, ed un’appendicite quasi andata in peritonite per una dodicenne. Ed una constatazione amara e sconsolata da parte della direzione sanitaria, dopo un giovedì pomeriggio di passione con l’accavallarsi di tre emergenze in poche ore. “Certo devo constatare e confermare che se al Chiello non si fossero potute trattare le emergenze, come previsto dal cosiddetto Soien, forse queste quattro vite sarebbero state molto più a rischio e forse non facevamo in tempo a salvarle”, spiega con amarezza il direttore sanitario del presidio sanitario, Loredana Di Simone. “Operare in queste condizioni di sott’organico non è facile, abbiamo avuto un’anestesista che è rimasta in servizio per ore nonostante avesse terminato il suo turno, se fosse già andata via prima dell’arrivo dei tre casi di emergenza ci saremmo trovati in gravi difficoltà”, aggiunge. I medici del Chiello lo denunciano da tempo. Se le emergenze non faranno più parte dei compiti dell’ospedale a qualche paziente finirà male. “Mi sono arrivati due pazienti, di 12 e 25 anni, avevano una torsione del testicolo, bisognava intervenire immediatamente”, spiega il primario di Urologia, Salvatore Rinaldi. “La donna incinta di due gemelli è arrivata in ospedale con le doglie in corso, non avrebbe avuto certo il tempo di arrivare in altre strutture ospedaliere, dopo il parto del primo dei due gemelli si sono verificate complicazioni perché occorreva intervenire chirurgicamente per il secondo nascituro”, racconta l’anestesista Enzo Grassia. Tutti casi in cui prima si interviene e prima si scongiurano fatti tragici. Giovedì pomeriggio, durante la fase di trattamento della dodicenne colpita da un’appendicite, ormai diventata quasi peritonite, si è aggiunto anche il malfunzionamento di una centralina della sala operatoria che ha impedito l’uso del ventilatore automatico. I medici hanno dovuto provvedere con quello manuale per tutta la durata dell’intervento chirurgico. E poi quella che i medici piazzesi considerano una beffa. I piani di riorganizzazione in corso prevedono il potenziamento delle strutture ospedaliere di Enna e Nicosia. Ma negli ultimi giorni, come confermano dal reparto di Urologia e dall’Ortopedia, sono arrivati al Chiello pazienti provenienti dall’ospedale di Nicosia.