giovedì 28 agosto 2008

Scheletro di un cavallo di oltre dieci secoli fa trovato alla Villa Romana. L'archeozoologo: "7 anni, maschio e soffriva di mal di schiena"


Foto di Roberto Palermo

PIAZZA ARMERINA. A poche decine di metri dai gruppi di turisti, impegnati sotto il sole cocente a visitare i pavimenti musivi della Villa, all’interno di una baracca prefabbricata, su un tavolino di lavoro, giacciono in questi giorni i resti ossei di un cavallo. Un esemplare morto più di dieci secoli fa. Un intero scheletro dell’equino “romano”, ritrovato all’interno di uno dei tanti pozzi d’acqua della Villa Romana del Casale. Come mai era stato gettato all’interno del pozzo e in quale contesto? Chino sul tavolo di lavoro, riempito dei resti dell’animale, un giovane archeozoologo, Sebastiano Pappalardo, catanese di 28 anni, sta cerando di strappare via al cavallo quante più informazioni possibili. “Per ora sappiamo che si tratta di un esemplare maschio di 7 o 8 anni d’età, morto a quanto sembra per cause naturali, il cavallo non è stato macellato, è integro e speriamo di poterne ricavare quante più notizie”, spiega Pappalardo. Informazioni che potrebbero contribuire a capire in quale contesto si viveva nella zona. Ma ogni valutazione, per ora, appare prematura. A terra, accanto al tavolo di lavoro, dentro ad altri contenitori, le due mandibole con i denti perfettamente conservati e il resto dello scheletro. In corso l’attività di pulitura e catalogazione di tutti i pezzi ossei, ritrovati mentre i tecnici stavano svuotando alcuni pozzi. Certo non un fatto usuale, quello di recuperare accanto ai pavimenti musivi lo scheletro di un cavallo. Più facile ritrovare reperti di ceramica o monete antiche. Forse l’animale, dopo essere morto in seguito ad una malattia, venne gettato nei canali della Villa Romana in una fase storica in cui era in corso il riempimento degli stessi. Insomma, una tomba improvvisata per caso nel corso di alcuni lavori. Giornale di Sicilia edizione del 21 agosto. http://robertpalermo.blogspot.com/

Dai rovi al museo

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Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

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Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

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Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo