lunedì 20 settembre 2010
Piazza Armerina. Il dubbio? Un sano esercizio mentale. Ma se si trasforma in ossessivo sospetto diventa solo inutile masturbante altalena di malignità
La morbosa e ossessionante curiosità della gente, scoppiata in città in seguito al possibile falso mito della sposa “violata” dal testimone nel giorno delle nozze, diventa essa stessa notizia sulla quale non è possibile non soffermarsi. Mentre da un mese la domanda più ricorrente continua ad essere “Chi sono i due protagonisti della vicenda?”, quella che più mi intriga è “Perché l’illazione, il gossip e la maldicenza riescano dopo secoli ad affascinare con tanto successo l’immaginario collettivo?”. Ci sono tre ingredienti in questa storia estiva (non importa a questo punto se i fatti siano veri o meno) ai quali va attribuita la paternità del successo dell’ormai leggendario e romanzato amplesso di nozze. Il primo è il sesso: raccontare storie a sfondo sessuale continua a rimanere uno dei passatempi meno noiosi per chiunque. Su questo non ci sono dubbi. Il secondo è il colpo di scena: spezzare la rituale routine di un avvenimento, percepito ancora come sacro nella sua solennità, con un evento improvviso, inaspettato e dirompente provoca uno shock di suggestioni e incredulità tale da provocare immedesimazione nei protagonisti. Il terzo è l’incertezza: quando un colpo di scena a sfondo sessuale è anche incerto, allora c’è spazio per la fantasia di tutti. A mio parere, però, manca un ingrediente fondamentale, senza il quale credo tanta curiosità rischia di offendere l’intelligenza di un uomo di media diligenza: la verosimiglianza della storia. Per quanto mi riguarda la storia, a prescindere dal fatto che possa essere vera o falsa, è inverosimile in quanto tale. Forse finora non vi siete concentrati tecnicamente sulla “scena del delitto”, presi come siete dal voler conoscerne i protagonisti. Immaginate 200/300 invitati nella sala di un ristorante, immaginate il via vai naturale in casi del genere dai bagni del locale da parte degli invitati, immaginate la ingombrante complessità di un abito da sposa di cui svestirsi, immaginate tutti i matrimoni a cui siete dovuti andare e al fatto che la sposa, quando decide di andare in bagno, non ci va mai da sola, accompagnata dalla sorella, la madre, la suocera, la testimone o da un amica ancella (anche perché sfido chiunque ad eseguire da sola e in modo perfetto un rendez-vous tra una sposa e la tavola di un water). Dopo aver immaginato tutto questo, siete ancora pronti a considerare verosimile la trombata delle trombate estive? Non correte, forse, il rischio di esservi fatti trombare il cervello dal superdotato vezzo della maldicenza? Naturalmente il dubbio è un sano esercizio mentale. Ma se si trasforma in ossessivo sospetto diventa solo un’inutile masturbante altalena di malignità. (Settimanale Arai)