La Lav sul randagismo:
"La LAV (Lega anti vivisezione) di Piazza Armerina, considerato il carattere d’urgenza e d’impellenza sociale che il fenomeno del randagismo ha assunto nella città dei Mosaici, sente il dovere, morale e legale, di comunicare alla cittadinanza quanto segue:
1) che, il responsabile dei cani randagi presenti all’interno del territorio comunale (e delle conseguenze delle loro azioni), cosi come previsto all’ordinamento giuridico, è solo ed esclusivamente il Sindaco, (affermarlo non è certo demagogia);
2) che, l’amministrazione comunale, a tutt’oggi, non ha percepito la gravità e la pericolosità del fenomeno, manifestando superficialità e scarsa volontà alla risoluzione del problema;
3) che, la stessa amministrazione, spesso ha strategicamente scaricato le proprie responsabilità sulle associazioni di volontariato;
4) che, la LAV, seppur contraria, in linea di principio, alla soluzione del canile quale unico rimedio al problema sociale del randagismo, non si opporrebbe al trasferimento in toto dei cani senza padrone, presenti nel territorio comunale, presso la struttura convenzionata del rifugio Mimiani di Caltanissetta (stima per difetto riconducibile ad un paio di centinaia);
5) che, se ciò non è accaduto e non accade, non è certo per il presunto ostracismo messo in essere dall’associazione in questione, di cui la stessa è immotivatamente accusata, ma per altre evidenti e fin troppo chiare ragioni;
6) che, l’amministrazione comunale (per sua stessa ammissione) non è nelle condizioni economiche di pagare la retta di mantenimento nella struttura convenzionata su citata di un solo cane (mille euro pro capite all’ anno);
7) che, al contrario, l’amministrazione dovrebbe essere nelle condizioni economiche, non solo di dotarsi di una propria struttura di ricovero, ma di provvedere ad una massiccia campagna di prevenzione dell’abbandono, di sterilizzazione dei cani, piuttosto che dei colombi (oltretutto il costo per la sterilizzazione dei primi sarebbe notevolmente inferiore alle somme già liquidate per la sterilizzazione degli ultimi. Sic!);
8) che, le uniche sterilizzazioni effettuate sono state possibili grazie alla buona volontà e al sacrificio economico di alcuni volontari;
9) che, per quanto su esposto, tutti i perbenisti, moralisti e igienisti, infastiditi dalla presenza dei randagi nel proprio quartiere, sono invitati a provvedere, a proprie spese, all’adozione e al conseguente mantenimento di almeno un paio di questi (appena qualche migliaio di euro all’anno !) presso la struttura convenzionata del già citato rifugio Mimiani, piuttosto che limitarsi a criticare sterilmente coloro i quali lo fanno da almeno un decennio;
10) che, tutti i moralisti, i perbenisti e gli igienisti, o coloro i quali pensano che un problema sociale non è più un problema se non è sotto i loro occhi (ma appena dietro l’angolo) che non volessero o potessero cogliere l’invito, o trovare altro rimedio al problema che non sia quello dell’avvelenamento sistematico di randagi in determinate parti del territorio comunale, abbiano almeno la decenza morale di tacere;
11) che, coloro i quali si preoccupano del mantenimento e della salute dei randagi non sono la causa del problema, ma le vittime consapevoli di esso (i randagi non hanno scelto di essere tali e non nascono dal nulla, ma sono cani abbandonati o figli di cani abbandonati, o discendenti di essi);
12) che, anche gli osservatori meno attenti e lucidi dovrebbero capire che un cane sfamato, dissetato, curato e vaccinato, seppur randagio, è di gran lunga meno pericoloso per l’ambiente di un cane affamato, assetato, e in cattiva salute;
13) che, coloro i quali si preoccupano del mantenimento e della salute dei cani randagi sono costretti, loro malgrado, a ingenti spese (diverse migliaia di euro all’anno), oltre al tempo dedicato e sottratto ad altre attività;
14) che, quanto espresso al punto dieci non è la conseguenza di una smisurata passione animalista, ma la percezione della gravità e dell’urgenza della piaga sociale del randagismo;
15) che, quindi, non può non essere (incontestabilmente) servizio di utilità sociale preoccuparsi della salute di animali abbandonati, attingendo, oltretutto, alle proprie risorse;
16) che, di certo non si può imporre l’amore per essi, ma il loro rispetto sì, così come impone la legge, perché maltrattare, abbandonare o uccidere volontariamente un cane è reato penale, che piaccia o no.
La Lav, in conseguenza di quanto esposto nel presente comunicato, si propone di avvisare periodicamente l’opinione pubblica, con il mezzo che riterrà più opportuno, sulle iniziative intraprese dall’amministrazione comunale atte alla risoluzione del problema". 19 agosto 2009
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