giovedì 21 maggio 2009

Un Luna Park rimasto chiuso a chiave per i cittadini

Un’intera piazza riempita dalle giostre, ma il Luna Park costretto a smontare perché sprovvisto del parere della commissione provinciale di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Scoppia la polemica e si minacciano richieste di risarcimento danni da parte dei giostrai arrivati tra il 15 e 16 maggio nella città dei mosaici per montare il Luna Park. Il commissariato ha chiesto ai titolari del Luna Park il parere della commissione provinciale, essendo presenti in piazza Falcone Borsellino delle tipologie di giostre che comportano una certa sollecitazione fisica, così come previsto dalla legge. “Abbiamo fatto il nostro collaudo con il nostro tecnico, avevamo l’autorizzazione comunale al suolo pubblico, adesso ci troviamo con questa richiesta di parere provinciale, e dobbiamo smontare tutto senza aver potuto lavorare”, spiegano le ditte dei giostrai. Tonnellate di macchinari e giostre montate, mai entrate in funzione e smontate di nuovo per un intoppo burocratico. Ieri mattina incredulità da parte di bambini, giovani ed adulti. Tutti si aspettavano di poter utilizzare il Luna Park, lo avevano visto interamente montato, pronto all’uso. Ed invece non solo tutto è rimasto fermo, ma gli operai hanno cominciato a smontare tutto, tra le domande e la sorpresa dei cittadini. Una situazione surreale e inaspettata. “Noi abbiamo concesso l’autorizzazione all’uso del suolo pubblico, ma il commissariato ha avanzato la richiesta del parere provinciale, noi non possiamo farci niente”, sottolinea il vice sindaco Teodoro Ribilotta. “Per quella tipologia di giostre per legge è obbligatorio il parere della commissione provinciale”, ha confermato il commissario Giancarlo Consoli, raggiunto telefonicamente. Atteso l’intervento del sindacato di categoria dei giostranti. Già la scorsa estate il sindacato era stato molto polemico e duro per il diniego a poter montare il Luna Park in piazza Falcone Borsellino.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo