sabato 22 febbraio 2014

Piazza. La Villa Romana nella prima pagina della prestigiosa rivista francese Archeologia


Con questo suggestivo titolo, la giornalista Daniela Fuganti percorre e rivive  il fascino che si sprigiona da luoghi incantati e che pervade la “reverie du visiteur”. Lo fa nelle numerose pagine della prestigiosa rivista francese “Archéologia”, che proprio quest’anno varca la soglia dei 50 anni di pubblicazioni. Sulla copertina del numero di Febbraio, campeggia un’immagine tratta dalla scena musiva della “Piccola caccia”,  che introduce i lettori al cuore della rivista, occupato dal bell’omaggio non solo ai siti della Villa del Casale e di Morgantina, ma anche a Piazza Armerina. Città che rivela, nel suo patrimonio, la lunga tradizione storica che ne fece, già ai tempi di Federico II, uno dei luoghi più importanti dell’isola.  

Come una viaggiatrice del “Grand tour”, la giornalista, ospite del Comune di Piazza Armerina, comincia un itinerario che la riporta al IV sec. d.C., come fosse una dei tanti invitati alla “superba dimora” del Dominus del Casale. Dimora che si adagia in un ambiente “paradisiaco”, in una valle “fresca e verde”, sovrastata dal monte Mangone e lambita dalle acque del fiume Gela. Dopo un dettagliato excursus sulla probabile identità del padrone di casa e sugli ambienti ricreativi e termali della Villa, che non conoscevano ancora le censure della Cristianità, la Fuganti passa ad esaminare la vasta superficie musiva che, più di ogni altro... elemento, dona “un’impressione di splendore” e testimonia “la potenza di Roma e delle sue divinità”. Oltre la celebre scena delle “Ginnaste”, le cosiddette “Ragazze in bikini”, il mosaico che più colpisce la visitatrice è quello ubicato nella Palestra, con la rappresentazione di una gara al Circo Massimo. “Stupefacente”, viene definito, “una memoria storica irripetibile, forse la più completa dell’Otium romano”. Otium che torna prepotente nel lusso del Triclinio, dove il perfetto “Anfitrione” faceva servire sei serie di portate agli ospiti, i quali, al termine del luculliano pasto, si ritiravano nei propri appartamenti, ornati da scene confacenti ai diversi ruoli. Meraviglie di perizia artistica, i mosaici sono giunti ai nostri giorni grazie alla “provvidenziale” frana, che ne preservò intatto lo splendore, come uno scrigno.

Sorte “benevola” che non sfiorò la più antica Morgantina, sita a pochi chilometri di distanza dal Casale, “sotto gli ulivi e i mandorli”. Qui il tempo si è fermato al 30 a.C., quando venne distrutta da Ottaviano, per essersi alleata con Sesto Pompeo, durante la guerra civile. Dell’antica città fu cancellato persino il nome. La sua localizzazione era “un enigma” per gli studiosi. Fino al 1955, quando, come ricostruisce Fuganti, una missione dell’Università di Princeton  riportò alla luce ambienti “straordinariamente ben conservati”. Ma un’ulteriore offesa, la più grave, si abbatté sulle sue vestigia.  A questo punto, tra le righe, la penna della giornalista diventa stiletto: coloro che avrebbero dovuto preservare  la “propria” Storia, ne furono i più colpevoli predoni e i “tombaroli” ne  trafugarono i tesori, disperdendoli in cambio di ben misera prebenda. Come raccontano gli abitanti di Aidone alla stupita viaggiatrice: -bastava scavare a 50 centimetri di profondità e tutto era a portata di mano!-

Emblematico, dunque, agli occhi della Fuganti, il caso della splendida Dea di Morgantina che, insieme agli Acroliti e al corredo argenteo di Eupolemo, costituiscono il tesoro del Museo archeologico di Aidone. Tesoro sparito “nei meandri del traffico internazionale” negli anni ’70 e riapparso a dieci anni di distanza negli Stati Uniti. Dea e Acroliti al Getty Museum di Malibu, Argenti al Metropolitan Museum di New York: i pezzi più prestigiosi delle rispettive collezioni. Solo al termine di numerose “peripezie e battaglie giuridiche [ …], la maestosa Dea, i volti di Demetra e Kore e il fantastico tesoro d’argento sono tornati nella loro patria" . Una restituzione dovuta, tanto da far esclamare alla giornalista, come a tutti i visitatori del Museo archeologico, che “a volte, in effetti, gli dei ritornano”. Affermazione che sembra affiancarsi a quelle di quanti si battono perché la Dea rimanga nel luogo che la originò. Contro certo giornalismo sensazionalista, che vorrebbe il manufatto sacrificato, se non addirittura danneggiato, dalla collocazione nelle sale dell’antico Convento Cappuccino.

Dopo il viaggio nelle due città, greca e romana, un capitolo a sé costituisce l’appassionata descrizione della medievale Piazza Armerina. “L’HISTOIRE DE LA SICILE EN UNE VILLE”: la “splendida” città cela “tesori insospettabili”, per gli occhi e per … il palato. Dalle testimonianze religiose, come il Gran Priorato di Sant’Andrea, al Convento francescano di  Santa Maria di Gesù, purtroppo “attualmente abbandonato”, sebbene mantenga intatto il proprio fascino. Dall’abside della Commenda dei Cavalieri di Malta, alla Chiesa di San Giovanni Evangelista: tutto concorre a richiamare il visitatore. Non ultime le ricorrenze dell’Assunta, con il Palio dei Normanni o di San Giuseppe, con le sue “Tavolate”.

Se con il numero di Dicembre-Gennaio del bimestrale “Aliante”, rivista distribuita in Aeroporto e sugli aerei, un’importante vetrina era stata offerta ai luoghi in questione, un vero e proprio biglietto da visita è rappresentato dal reportage di Daniela Fuganti. Un racconto denso e meravigliato di un viaggio nel cuore della Sicilia, che rivela, a quanti ancora non li conoscessero, percorsi di impagabile e insospettata bellezza. Dove tutto concorre, in armonia, ad appagare i sensi: Natura, Arte, Storia, Tradizioni, odori e sapori…

 

ANGELA MALVINA L’EPISCOPO

PRESIDENTE SICILIANTICA PIAZZA A RMERINA

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