Secondo l’accusa avrebbe provocato con la sua negligenza l’interruzione di gravidanza di una donna della città dei mosaici, provocando la morte del feto. Decreto di citazione diretta a giudizio per un medico davanti al tribunale di Catania, con l’udienza fissata al prossimo 3 ottobre. Persone offese del presunto reato due coniugi piazzesi, difesi dall'avvocato Francesco Alberghina, che due anni fa attendevano di diventare genitori e che adesso sono in attesa di conoscere se per quella tragedia ci siano state o meno responsabilità di natura penale. Secondo il pubblico ministero il medico ginecologo che aveva in cura la donna, gravida alla 38° settimana, avrebbe manifestato “imprudenza, negligenza e imperizia”, e questo per “non aver disposto un monitoraggio cardiotocografico” ed un’altra indagine diagnostica particolare pur in presenza di un esame ecografico che pare avesse evidenziato alcune anomalie. La mancanza di quel monitoraggio in pratica avrebbe causato, secondo il pm, la morte del feto all’interno dell’utero materno. Un delitto previsto e punito dalla legge numero 194 del 1978. Sarà la magistratura, adesso, attraverso i giudici della II sezione del Tribunale etneo a stabilire se...
nel giugno di due anni fa ci furono o meno responsabilità da parte del ginecologo che seguiva la gravidanza della donna in quei giorni. Acquisiti tutti i documenti sanitari e le cartelle relative al caso clinico finito sotto la lente di ingrandimento della Procura. Determinanti per l’esito finale del processo, come succede in questo tipo di giudizi nei quali al centro ci sono le ipotesi di negligenza di un camice bianco, le perizie messe nero su bianco dagli esperti, con la ricostruzione dell’intero quadro clinico nei giorni precedenti alla morte del feto e la verifica di un effettivo nesso di causalità.