venerdì 9 gennaio 2009

Chiello in balia degli intrusi e senza vigilanza. L'ultimo espisodio due computer portatili portati via. Dossier di denuncia.

Chiello senza vigilanza
“All’ospedale Chiello non è attivo nessun sistema di sicurezza, allarme e vigilanza, chiunque è libero di accedere alla struttura, tanto che il personale del turno di notte per proteggersi è costretto a barricarsi dentro i reparti”. A lanciare l’allarme sui potenziali rischi notturni del presidio sanitario armerino Aldo Murella, segretario provinciale dell’Italia dei Valori, preoccupato per il sabotaggio delle apparecchiature di diagnostica avvenuto all’ospedale Umberto I di Enna qualche giorno fa. “In un ospedale privo delle più elementari norme di sicurezza, come quello piazzese, non è legittimo imputare le responsabilità di eventuali furti o attentati all’imprevedibilità dell’evento criminale”, aggiunge in una nota Murella. “Occorre potenziare i sistemi di sicurezza di tutti gli ospedali”, chiede il leader dell’Idv. L’istituto di vigilanza privata interna non è più operativo nella struttura armerina dalla primavera del 2007. La nuova gara per affidare il servizio di vigilanza non c’è mai stata. E questo nell’ambito di politiche di risparmio dei costi.
La videosorveglianza smontata
La società per questo ha lasciato la sua postazione interna all’ospedale, smontando e portando via le decine di telecamere a circuito chiuso con le quali veniva assicurato il sistema di videosorveglianza interno ed esterno alla struttura ospedaliera. In tutto almeno una trentina di occhi puntati sugli ingressi principali, sul Pronto Soccorso, sulle uscite dagli ascensori dei vari reparti del presidio sanitario. Ai muri sono rimasti, adesso, solo i fili penzolanti. Uscire ed entrare indisturbati all’interno del Chiello, ma soprattutto percorrere i lunghi corridoi seminterrati che portano a cucina, farmacia e depositi, da quasi un paio d’anni è più facile.
Il dossier di Idv
L’Italia dei Valori, “per tutelare la sicurezza degli operatori sanitari e degli ammalati”, ha preparato un dossier da presentare alla magistratura su tutta la materia della sicurezza negli ospedali. “Il Chiello è dotato di un impianto di tele sorveglianza e in passato aveva assicurata anche la vigilanza armata da parte delle guardie giurate, del mancato funzionamento dell’impianto e della cessazione della sorveglianza qualcuno è responsabile”, recita una nota del partito. “I dirigenti dell’Ausl percepiscono stipendi di centinaia di migliaia di euro l’anno e non sono in grado di garantire neanche il normale funzionamento dei sistemi di sicurezza”, conclude. Il sistema telecontrollato precedente era già di per sé insufficiente a garantire la struttura dai malintenzionati. L’ideale sarebbe poter contare su un sistema di Vigilantes interni, in grado di perlustrare i vari corpi dell’ospedale con giri di controllo. L’uscita di scena dell’impresa di vigilanza, con le telecamere smontate e portate via, ha acuito un problema già esistente da tempo, soprattutto nelle ore notturne e nei fine settimana, quando il presidio è ancora più vulnerabile. Di giorno il problema è meno sentito. Personale, ammalati e familiari in visita in qualche modo fungono da “sentinelle” contro i potenziali intrusi. Una struttura quella ospedaliera sovradimensionata rispetto al personale esistente e al numero dei reparti e delle specializzazioni presenti, con vere e proprie aree quasi fantasma, poco controllate, ed i cui costi di manutenzione ordinari sembrano essere un problema per un sistema sanitario alla continua ricerca di far quadrare i conti.
Le intrusioni notturne
Ed anche al Chiello negli ultimi anni si sono verificate intrusioni notturne ripetute. Le macchine automatiche per la somministrazione di snack e bevande sono state più volte nel mirino di ladri notturni che le hanno fortemente danneggiate per prelevare gli spiccioli dalla cassetta metallica interna. Gli occhi elettronici a circuito chiuso sugli ingressi avrebbero potuto essere uno strumento utile per gli inquirenti e un concreto deterrente per i malintenzionati. Dal Giornale di Sicilia - Edizione del 3 gennaio
Il furto dei due computer

Trafugati da ignoti due computer all’ospedale Chiello. I sanitari si sono accorti della sparizione dei due computer portatili dalle aule del Corpo F del presidio sanitario, quelle dove si trova da qualche anno la sede della facoltà di Infermieristica, frequentato da diverse decine di studenti. I due notebook erano normalmente utilizzati dal personale docente che insegna nel corso di laurea breve. Non è ancora noto in che modo sia stato compiuto il furto del materiale informatico. I due computer, tra l’altro, potrebbero contenere molti dati sensibili relativi al corso di laurea.
La denuncia
“Abbiamo presentato regolare denuncia ai carabinieri della Compagnia, ci siamo accorti della sparizione dei due portatili proprio ieri (venerdì per chi legge, ndr), non sappiamo quando sia avvenuto il furto con precisione”, spiega Gaetano Sproviero, direttore del presidio sanitario. “Per fortuna altro materiale presente nei locali dell’università, come il videoproiettore, non è stato toccato”, aggiunge Sproviero. Il furto ripropone ancora una volta il tema della vigilanza notturna interna alla struttura sanitaria, sollevato proprio in questi giorni dall’Italia dei Valori e già in passato più volte sottoposto ai vertici dell’Ausl 4 di Enna dai sindacati interni di settore. Da quasi due anni, infatti, non è più presente il sistema di videocontrollo a circuito chiuso interno. L’ospedale Chiello è già stato teatro di numerose intrusioni notturne, con i ladri che hanno danneggiato le macchine di distribuzione automatica di snack e bevande per prelevarne l’incasso. Dal Giornale di Sicilia - Edizione del 4 gennaio http://robertpalermo.blogspot.com/

Dai rovi al museo

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Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

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