giovedì 29 maggio 2014

Piazza. I "garage" del teatro, le saracinesche del Garibaldi e il sistema museale

Saracinesche da garage in un bene del Simpa, il sistema museale della città dei mosaici. Il teatro comunale Garibaldi non riesce a liberarsi della ferraglia all’entrata, ritenuta da tutti non in linea con il suo stile architettonico e il carattere storico. E si moltiplicano gli appelli a rimuovere quella che viene considerata un’offesa al centro storico. La sostituzione degli infissi dei tre ingressi principali, con l’eliminazione delle serrande installate negli anni sessanta, era stata inserita in un progetto rientrante tra quelli del Pist, il piano integrato di sviluppo territoriale della provincia di Enna. Un progetto di manutenzione generale della struttura di via Santo Stefano di circa 170 mila euro che era anche stato finanziato in un primo momento con decreto del dipartimento regionale dei Beni culturali. Poi i fondi erano stati girati verso il futuro museo del Palio di via Sturzo, non senza diverse polemiche. Insomma non se ne era fatto più niente e gli ingressi “garage” sono rimasti al loro posto. Da qui l’appello che arriva dalle associazioni culturali. “Non è possibile che ancora oggi un edificio storico dell’ottocento abbia all’ingresso le tre saracinesche tipo garage al posto... delle porte esterne in legno, lancio un appello a rendere più decorose le tre porte del teatro comunale Garibaldi, bastano poche migliaia di euro, mi rendo che il periodo di crisi non è propizio, ma dobbiamo sforzarci di dare soluzione alle piccole cose possibili della città, assicurando decoro ai nostri beni monumentali”. Ad affermarlo è Francesco Galati, presidente dell’associazione Mira 1163 ed ex dirigente responsabile dei Beni culturali del Comune. “Si tratta di una questione di priorità, se il teatro è stato inserito nel Simpa, il sistema museale comunale, un edificio di interesse storico e architettonico non può presentarsi ai turisti che lo visitano e agli utenti che lo utilizzano con quelle saracinesche all’ingresso, sono un pugno all’occhio”, aggiunge. Proprio l’associazione Mira 1163 qualche mese fa aveva promosso e avviato una tre giorni di workshop nel centro storico per 40 tour operator, professionisti del turismo siciliano che gestiscono i gruppi turistici provenienti da fuori Sicilia. Tra i “suggerimenti” arrivati in quell’occasione dagli specialisti del settore per spingere i turisti a rimanere in città anche la richiesta di un miglioramento del decoro architettonico e urbano del centro storico. E proprio accanto al teatro comunale, lungo la via Santo Stefano, altri due elementi dell’arredo urbano vengono presi di mira dall’associazione: “Ci sono due pali dell’illuminazione pubblica, due lampioni con quattro palle di plastica ciascuno che sono anti-estetici e non hanno nulla a che fare con il nostro centro storico, l’ho segnalato più volte, andrebbero subito eliminati e sostituiti”, aggiunge Galati.

Dai rovi al museo

Dai rovi al museo
Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali
Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens
In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

Corrado Augias e Vito Mancuso
Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins
Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo