mercoledì 24 marzo 2010
Piazza Armerina. Crollo Itria. Il 30 marzo tavolo tecnico tra gli uffici competenti per un progetto di recupero.
Obiettivo urgente dare un progetto alla chiesa dell’Itria a due anni dal crollo per avviare la fase di recupero dell’edificio e riaprire al traffico la strada omonima adiacente. Vertice in programma il 30 marzo mattina, alla Sala delle Luci del palazzo comunale, con al centro il futuro dell’edificio di culto. Attorno allo stesso tavolo la Protezione civile comunale e provinciale, l’ufficio Tecnico comunale, il Genio civile, la soprintendenza di Enna e la Diocesi della città dei mosaici. Bisognerà stabilire chi dovrà mettere nero su bianco il progetto di recupero della struttura e quale percorso di finanziamento possibile avviare. Esiste un “tesoretto” di circa 1 milione e 600 mila euro che sulla carta potrebbe ancora essere in cassaforte alla Regione Siciliana. E questo sulla base di un progetto di restauro antecedente al crollo del 2007, quando tra la Diocesi e la Regione scattò un contenzioso su quei fondi, poi vinto dalla Curia armerina in seguito ad un parere del Cga, il consiglio di Giustizia amministrativa. Il muro laterale della chiesa crollò il 29 dicembre del 2007. Il paramento murario potrebbe essere collassato a causa delle perdite di un collettore fognario vecchio più di un secolo. L’ipotesi sembrerebbe emergere in una nota inviata nelle scorse settimane dal servizio di Protezione civile al settore Beni culturali della Diocesi. Le indagini sul sottosuolo hanno permesso di rilevare l’esistenza di un collettore fognario di 120x80 centimetri, costituito da un piano di scorrimento in “acciottolato arenario”, posto mediamente a circa due metri dall’attuale piano stradale di via Itria ed adiacente al muro perimetrale crollato della chiesa. Un collettore realizzato, probabilmente, alla fine del XIX secolo. L’ispezione di tale condotto fognario ha fatto emergere “una condizione generale della struttura da considerarsi mediocre”. Esclusa, quindi, l’ipotesi di uno scivolamento verso il basso del quartiere. (*ropa*) E questo in quanto, sebbene non si siano riscontrati crolli delle pareti, dicono i tecnici, “la funzionalità come collettore fognario impermeabile è risultata parziale a causa dello svellimento di tratti della pavimentazione di scorrimento e la mancanza di alcuni conci laterali”. Insomma un condotto con la presenza di vere e proprie falle, soprattutto nella parte superiore, da cui finiscono per fuoriuscire tanto le acque “nere” di fogna quanto quelle “bianche” piovane, entrambe raccolte dal collettore. Quando il condotto si riempie fino ad una certa altezza, in occasione di piogge intense e abbondanti, la quantità di acqua “persa” nel sottosuolo aumenterebbe. L’acqua “persa” dal collettore, poi, in virtù di una pendenza della zona di circa il 12 per cento, scivolando verso il basso, avrebbe trascinato con se nel tempo il terreno vicino. In pratica il paramento murario crollato potrebbe aver ceduto perché sarebbe venuta meno una parte del terreno su cui poggiava. L’ispezione venne fatta su un ampio tratto del collettore a monte e a valle della chiesa. come era stato ipotizzato in una prima fase, e nessuna correlazione tra il crollo del muro della chiesa e le condizioni strutturali degli altri edifici esistenti a monte e sgomberati nei giorni successivi al crollo.