di Roberto Palermo
Il presidente Giuseppe Venezia |
Piazza Armerina. Rapporti sempre più deteriorati quelli tra gli esponenti del centrodestra e il presidene dell'aula Giuseppe Venezia, esponente dell'ala più intransigente del Pd. La guida dei banchi di via Cavour ha dovuto ingoiare il rospo dell'aventino dei capigruppo dell'opposizione. I responsabili dei gruppi consiliari del centrodestra, infatti, da tempo lasciano deserta la conferenza dei capigruppo presieduta da Venezia. Lui per ora non parla, preferisce non replicare, anche se a quanto pare vorrebbe convocare presto una conferenza stampa per togliersi diversi sassolini dalle scarpe.
Insomma per dirne quattro ai suoi colleghi che non lo amano tanto. Ma cosa rimproverano le opposizioni all'esponente democratico? A quanto pare lo accusano di non essere sempre superpartes, di avere un atteggiamento troppo rigido e fare da sponda alle esigenze di Sala delle Luci. Anche la conduzione delle sedute è sotto accusa e non pare soddisfare troppo il centrodestra. In realtà si tratta di una presa di posizione passata in qualche modo sottotraccia. Venezia non ha mancato di provocare mugugni anche tra i suoi "compagni". La sua elezione ha acuito le divisioni con l'ex Capizzi, ma sono innumerevoli i battibecchi con il consigliere del Pd Fabio Monasteri per formalismi non condivisi durante i lavori consiliari. Il 21 novembre c'è anche il ricorso davanti al Tar fatto partire da Capizzi che gli contende, carte bollate alla mano, la titolarità della sua poltrona. Anche se il primo round è andato allo stesso Venezia, con i giudici amministrativi che non hanno sospeso l'efficacia della sua elezione a presidente.
Insomma per dirne quattro ai suoi colleghi che non lo amano tanto. Ma cosa rimproverano le opposizioni all'esponente democratico? A quanto pare lo accusano di non essere sempre superpartes, di avere un atteggiamento troppo rigido e fare da sponda alle esigenze di Sala delle Luci. Anche la conduzione delle sedute è sotto accusa e non pare soddisfare troppo il centrodestra. In realtà si tratta di una presa di posizione passata in qualche modo sottotraccia. Venezia non ha mancato di provocare mugugni anche tra i suoi "compagni". La sua elezione ha acuito le divisioni con l'ex Capizzi, ma sono innumerevoli i battibecchi con il consigliere del Pd Fabio Monasteri per formalismi non condivisi durante i lavori consiliari. Il 21 novembre c'è anche il ricorso davanti al Tar fatto partire da Capizzi che gli contende, carte bollate alla mano, la titolarità della sua poltrona. Anche se il primo round è andato allo stesso Venezia, con i giudici amministrativi che non hanno sospeso l'efficacia della sua elezione a presidente.