di Esmeralda Rizzo
Ethel Consiglio, componente della Direzione nazionale del Pd, interviene a proposito del Piano di rientro, che mette a rischio chiusura tre ospedali in provincia di Enna, penalizzando fortemente le aree interne della Sicilia e il diritto, costituzionalmente sancito, alla salute. “Invece che affrontare i veri nodi che hanno portato al deficit del sistema sanitario regionale, -dichiara Ethel Consiglio - il governo Lombardo pensa di far pagare ai cittadini e ai malati gli sprechi che si sono compiuti. La sanità siciliana dal 2001 ad oggi ha prodotto ingenti disavanzi senza crescere in termini di qualità diffusa, affermando un’idea di sanità che ha visto in questi anni l’ingerenza invasiva della politica, che invece dovrebbe stare fuori quando si tratta di servizi essenziali, come, appunto, quello sanitario”. Il Piano di rientro, per essere un’opportunità positiva, avrebbe dovuto offrire un complesso organico di criteri e di misure per il risanamento e la razionalizzazione della sanità siciliana, non un’arbitraria e irrazionale sfilza di tagli. “La scelta è stata invece di calare la scure sulla medicina ospedaliera senza aver prima creato le strutture di medicina del territorio - aggiunge ancora la Consiglio - e senza aver instaurato tavoli di concertazione”. Basti pensare che il Piano di Rientro che era stato concordato da Cuffaro con il Governo Prodi prevedeva un taglio di 2.400 posti letto. Il Piano concordato da Lombardo con Berlusconi ne prevede più del doppio: 5.700!
“Ritengo che la sanità siciliana vada cambiata profondamente e non semplicemente tagliata, - continua e va al cuore del problema - infatti occorre un Piano Sanitario serio, che in Sicilia non si approva dal 2000, che coniughi la riduzione della spesa con la tutela del diritto alla salute. Attuando strategie per un’efficace integrazione socio-sanitaria, preliminare a qualunque ipotesi di taglio dei presidi ospedalieri che, in realtà completamente prive di servizi territoriali, esproprierebbero i cittadini dei livelli essenziali di assistenza. Significa, ancora, riduzione delle liste d’attesa, che rendano i siciliani finalmente “Cittadini con la C maiuscola”, senza costringerli a ricorrere all’amicizia politica anche per effettuare un esame routinario o, peggio, richiesto per ragioni di patologia. O, ancora, potenziare e rendere veramente efficaci reparti essenziali come per esempio quello di oncologia, che inspiegabilmente continua a non essere dotato della radioterapia, ormai essenziale in quasi tutti i trattamenti oncologici”.
“Io credo – conclude Ethel Consiglio – che in materia di sanità parlare di “razionalizzazione e riordino” della spesa, non può e non deve significare tagli ai servizi, in una Regione in cui questi sono già carenti, ma piuttosto, riduzione degli sprechi veri e soprattutto l'avvio di una rivoluzione culturale di fondo che, ribadisco, porti fuori dalla sanità la politica, che in questi anni ha prodotto solo danni e disservizi”.
Difensore civico Pino Aloi
La vicenda che in questi mesi angoscia la Città di Piazza Armerina e di cui i giornali parlano è la chiusura dell’Ospedale “Chiello”.
Non è ammissibile che un piano ospedaliero piuttosto che rispondere alle esigenze del territorio e della salute dei cittadini, venga articolato su base ragionieristica. Anziché contenere, o meglio tagliare, gli sprechi della carta sanitaria vengano di contro penalizzati gli operatori del servizio socio-sanitario e quindi l’utenza.
Pensiamo a quanti che per usufruire di un servizio sanitario saranno costretti a spostarsi presso altre strutture con conseguenti disagi economici, logistici e difficoltà sia per il malato sia per coloro che dovranno assisterlo nell’iter ospedaliero.
E’ inaccettabile che si proceda a tagli indiscriminati operati ai danni delle comunità interne dell’isola dove già la desertificazione con l’emigrazione cresce ogni giorno. Purtroppo non siamo nuovi a situazioni simili cioè essere depauperati di una risorsa occupazionale, economica, finanziaria e sociale.
Il coro di protesta elevato dalle forze politiche, istituzionali e sindacali, con riunioni e dibattiti hanno portato a conoscenza tutti i cittadini della perdita della struttura ospedaliera invitandoli a mobilitarsi affinché il provvedimento di ridimensionamento ospedaliero non venga attuato dalla Regione Siciliana.
Per la salvaguardia dell’Ospedale, dopo quanto è stato manifestato e ribadito, nell’ambito della riorganizzazione della sanità, bisogna passare dalla protesta alla proposta suggerendo delle soluzioni che possano servire a migliorare la nostra struttura ospedaliera affinchè la stessa possa erogare servizi sanitari di qualità.