PIAZZA ARMERINA. Il consiglio comunale abbia il coraggio e la forza politica bipartisan di istituire una commissione consiliare d'indagine, così come prevista dall'articolo 32 bis dello statuto comunale, con al centro lo stato dei pozzi ricadenti su territorio comunale, per verificare in modo puntuale se e in che modo sia possibile ottenere una emancipazione totale dalla diga Ancipa in materia di approvigonamento idrico. Il consiglio comunale, infatti, secondo quanto recita lo statuto comunale, "a maggioranza assoluta dei suoi componenti (11 consiglieri su 20), per effettuare accertamenti su fatti, atti, provvedimenti e comportamenti su materie attinenti l'amministrazione comunale, può deliberare l'istituzione di una commissione d'indagine, definendo nel contempo l'oggetto, l'ambito e il termine per riferire all'assemblea consiliare". La proposta di istituzione della commissione può essere avanzata dal presidente del consiglio o da un quinto dei consiglieri. La commissione può disporre audizioni e accedere a tutti gli atti, anche di natura riservata, relativi all'oggetto dell'indagine, potendo convocare ogni terzo soggetto interessato alla vicenda. Ipotizzabili sopralluoghi in ciascuno dei pozzi comunali e degli altri pozzi ricadenti sul territorio comunale e utilizzati da comuni vicini, con l'assistenza alla commissione di tecnici di fiducia dell'amministrazione comunale esperti ed esperienti in materia, in modo da verificare quanti pozzi funzionano, quale la portata attuale, quale la portata potenziale, quali le attività di manutenzione necessarie per aumentare la portata attuale (come nel caso di pozzi insabbiati...), (consentendo l'emancipazione definitiva dall'Ancipa), quali i costi necessari, quali i motivi di un mancato eventuale ammodernamento del sistema di approvigionamento dagli stessi pozzi e così via. Il consiglio comunale, poi, prende atto della relazione finale, adottando i provvedimenti opportuni o rinviando tutto ad altri organi competenti. Si tratterebbe dell'unica seria attività di controllo politico sulla gestione del sistema idrico in città. Vota il sondaggio.
Il dibattito in aula di venerdì 19 settembre
Ricchissimi di acqua nel sottosuolo, ma incapaci di sfruttarne le risorse. Il paradosso della crisi idrica attuale è emerso in tutta la sua drammaticità, venerdì pomeriggio, nel corso del consiglio comunale con all’ordine del giorno la carenza di acqua vissuta dalla popolazione. Un dibattito molto teso, “movimentato” dalla protesta vibrata e vibrante di una parte del pubblico, con numerose interruzioni, richiami al mantenimento dell’ordine in aula avanzati ai vigili urbani dalla presidenza del consiglio comunale. Ed una mozione d’ordine finale, proposta dal consigliere comunale Carmelo Gagliano e votata all’unanimità dall’aula consiliare. Tre i punti chiesti dal consiglio comunale in materia di emergenza idrica: 1) manutenzione straordinaria dei pozzi comunali per aumentarne la portata e rendere la città progressivamente autonoma dalla diga Ancipa; 2) apertura nel centro storico di un ufficio dell’acquedotto, evitando i disagi alla popolazione di doversi recare in contrada Bellia; 3) riduzione della tariffa, le somme previste in bolletta per la depurazione non hanno motivo di continuare ad essere fatte pagare, vista la già compiuta realizzazione del depuratore. Assente in aula il presidente dell’Ato Idrico, Giuseppe Monaco. “Non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione sulla sua partecipazione o meno”, ha spiegato ad inizio seduta il presidente del consiglio comunale, Calogero Centonze. “Che fine hanno fatto i pozzi comunali, quale è la loro portata attuale e il loro stato?”, ha chiesto in aula Vincenzo Filetti, esponente dell’Udc. “C’è un fiume che scorre sotto la città”, interrompono dai banchi del pubblico. Un cittadino si rivolge, urlando, ai politici locali, sventola in una mano un foglio con alcuni dati. “Ad Enna e in provincia l’acqua costa più che a Milano, siamo al secondo posto tra le 10 città più costose d’Italia”, afferma. “Quanti pozzi si sono arenati?”, domanda Basilio Fioriglio, consigliere indipendente dell’Mpa. “Sappiamo che alcune pompe dei pozzi non funzionano, sono insabbiate”, gli fa eco Carmelo Gagliano, capogruppo del Pdl. “Ci sono sorgenti d’acqua dappertutto, come in via Piave o sotto la delegazione comunale di via Generale Ciancio, sotto i locali dell’Itis, poi, l’acqua viene gettata ogni giorno nella fognatura da una pompa di raccolta”, aggiunge il collega di partito Rosario Paternicò. “I cittadini vogliono sapere perché pagano tanto e non hanno l’acqua a casa”, interviene Giuseppe Venezia, capogruppo del partito Democratico. “I pozzi comunali ci danno 38/40 litri al secondo di acqua, con una rete idrica efficiente si tratterebbe di una quantità sufficiente alle esigenze della città, per questo stiamo rifacendo l’intera rete idrica”, risponde in aula Alessandro Dottore, responsabile dell’ufficio tecnico di Acquaenna, la società che gestisce il servizio idrico. A causa delle perdite, però, bisogna acquistare altri 45/48 litri al secondo di acqua da Siciliacque, attraverso l’invaso dell’Ancipa. Una quantità in questo periodo più che dimezzata per il livello basso della diga. In tutto 80 litri al secondo. L’acqua sufficiente a dissetare una città di 60 mila abitanti. Piazza conta 20 mila anime, soltanto che le perdite d’acqua, a causa della vecchia rete idrica colabrodo, sono pari al 50 per cento.
Gli sprechi emersi
Ha una popolazione di 20 mila anime, ma per soddisfare le sue esigenze idriche la città dei mosaici ha bisogno dell’acqua di una città di 60 mila abitanti. E questo non perché ogni cittadino armerino ha tre volte più sete di un qualsiasi altro cittadino siciliano. Ma perché nella vecchia rete idrica urbana si perde il 50 per cento dell’acqua proveniente dai pozzi comunali e dalla diga Ancipa. A questo si aggiunga come 80 cittadini sono stati denunciati negli ultimi anni per allacciamento abusivo d’acqua. I dati sono emersi nel corso del consiglio comunale straordinario di venerdì sera, convocato proprio per affrontare la grave crisi idrica in atto. E sono stati forniti pubblicamente, nel corso del dibattito, dall’ingegnere Alessandro Dottore, responsabile dell’ufficio tecnico di Acquaenna, la società che gestisce il servizio idrico integrato. In pratica i pozzi comunali forniscono una portata quotidiana di circa 38/40 litri al secondo. Con una rete idrica efficiente basterebbero. Ed invece, per soddisfare il fabbisogno locale, occorre acquistarne altri 45/48 litri al secondo da Siciliacque, attraverso la diga Ancipa, l’invaso a nord della provincia di Enna. In tutto 80 litri al secondo. “Una quantità sufficiente a coprire una città da 60 mila abitanti”, dice Dottore. Ma nei rubinetti arriva solo il 50 per cento dell’acqua. Da qualche mese sono iniziati i lavori di rifacimento della rete idrica. In questi giorni dall’Ancipa arrivano in città solo 21/24 litri al secondo. L’invaso ha solo 4 milioni di metri cubi di acqua a fronte della sua portata di 12 milioni e mezzo. Livello rosso. Anche perché sotto una certa soglia l’invaso non pesca più acqua. Se non piove entro il 31 ottobre potrebbe essere vera e propria emergenza idrica. Dal Giornale di Sicilia Edizione del 21 settembre