martedì 12 agosto 2008

L'ultima parte del ricorso elettorale di Mattia: "Voti nulli attribuiti per errore al candidato Nigrelli".

PIAZZA ARMERINA. Continuando nell’esame del ricorso presentato al Tar da Giuseppe Mattia per l’annullamento delle elezioni di giugno, vediamo l’ultima parte del documento giudiziario, quella nella quale si parla di “voti nulli attribuiti per errore al candidato Nigrelli”. Diciamo fin da subito che si tratta solo di 14 voti che difficilmente potranno essere determinanti per sovvertire l’esito elettorale. Nel ricorso se ne chiede l’annullamento. “In quattro sezioni, la n. 13, 20, 24 e 26, voti contenuti in schede palesemente caratterizzate da segnali di riconoscimento, sono stati comunque attribuiti al candidato Nigrelli”, recita il ricorso. “Nella sezione 13 almeno tre schede riportavano un segno nel rettangolo con prestampato il nominativo del candidato Nigrelli con l’aggiunta attraverso la matita copiativa del cognome di un candidato al consiglio comunale”, prosegue il testo. “Nella sezione 20 almeno cinque schede riportavano un segno nel rettangolo con prestampato il nominativo del candidato Nigrelli con l’aggiunta attraverso la matita copiativa della dicitura “prof. Nigrelli”, aggiunge il legale di Mattia, l’avvocato Salvatore Virzì. “Nella sezione 24 almeno tre schede riportavano un segno nel rettangolo con prestampato il nominativo del candidato Nigrelli con l’aggiunta attraverso la matita copiativa del cognome di un candidato al consiglio comunale”. “Nella sezione 26 almeno tre schede riportavano un segno nel rettangolo con prestampato il nominativo del candidato Nigrelli con l’aggiunta attraverso la matita copiativa del cognome di un candidato al consiglio comunale”. Scrive l’avvocato Virzì: “Per quanto concerne in particolare i 5 voti di cui alla sezione n. 20, il segno di riconoscimento non è costituito tanto dal nominativo del candidato scritto con la matita copiativa, quanto dal titolo accademico che precede il nominativo”. E viene citata una sentenza del Tar Sicilia del 2005, secondo la quale “…l’indicazione del titolo accademico non è giustificata da alcuna indicazione nel manifesto elettorale e ne da alcuna necessità di individuazione del candidato, e pertanto si presta agevolmente ad essere ricondotta ad una volontà dell’elettore di determinare un segno di riconoscimento”. Se la ricostruzione fatta dallo studio legale e i dati in possesso sono quelli citati viene in mente una metafora calcistica: non ci sarebbe stata omogeneità nell’indirizzo arbitrale dei presidenti di sezione. E mi spiego meglio. Se non si considera segno di riconoscimento la presenza della frase “prof. Nigrelli” scritta a matita sulla scheda di voto, non può a rigor di logica considerarsi segno di riconoscimento la scheda che riporta un segno nel rettangolo nel quale è prestampato il nome ed il cognome di Giuseppe Mattia e un altro segno in uno o più simboli relativi alle liste collegate. Se sono validi i primi 5 devono essere validi anche i 111. Al contrario, se si sono annullati i 111 voti di quel tipo a Mattia a maggior ragione dovrebbero annullarsi i 5 voti riconosciuti validi a Nigrelli. Nel primo caso la spunterebbe Mattia, nel secondo caso Nigrelli. Come sempre accade il nostro diritto lascia lo spazio ad ampi margini di manovra da parte dei giudici. Il principio cardine in materia elettorale dice che “la validità dei voti contenuti nella scheda deve essere ammessa ogni qualvolta se ne possa desumere la volontà effettiva dell’elettore”. Ma questo stesso principio cade quando ci si trova di fronte, “in modo inoppugnabile”, ad una violazione della segretezza del voto, con la presenza nella scheda di “scritture e segni tali da far ritenere che l’elettore abbia voluto far riconoscere il proprio voto”. http://robertpalermo.blogspot.com

Dai rovi al museo

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Erano state arrotolate e gettate fuori dalla chiesa senza cornice, abbandonate tra i rovi. Adesso un restauro di 36 mila euro, durato ben 9 mesi, le ha riportate al loro originario splendore. Presentate dal settore Beni culturali della Diocesi quattro enormi tele appartenenti alla chiesa di Sant’Andrea, ritrovate cinque anni fa per caso dal parroco Enzo Ciulo. Si tratta di un “Sant’Andrea” del ‘600, “L’Immacolata”, datata 1603, e una “Deposizione”, anch’essa del XVII secolo, e un Sant’Andrea condotto al Martirio.

Sant'Andrea d'Avellino. Entro ottobre sarà restaurato con 10 mila euro delle casse comunali

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Sarà la società “Geraci Restauri” di Messina a procedere al restauro del quadro di Sant’Andrea di Avellino, la tela del XVIII secolo che presenta ai piedi del santo la raffigurazione della città, la prima vera fotografia storica del centro abitato piazzese, una sorta di mappa dell’originario agglomerato storico cittadino. La giunta ha affidato l’incarico per 10 mila euro, somma attinta dal fondo di riserva.

"Dio non è grande", il libro di Christopher Hitchens

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In nome della ragione, contro ogni intolleranza e fanatismo: un atto d’accusa, ma soprattutto un invito a riflettere.Hitchens affronta di petto le questioni e, analizzando lacune e incongruenze dei testi “sacri”, spiega ciò che è sotteso a norme e tabù, premi e castighi eterni, proponendo illuminanti esempi storici dai tempi più antichi a oggi. La sua è una serrata difesa della ragione e del laicismo contro la crudeltà resa legittima e “santa” in nome di una fede.

Corrado Augias e Vito Mancuso

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Credenti cattolici e atei razionalisti si sfidano a duello

"L'illusione di Dio", di Richard Dawkins

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Il biologo ed evoluzionista Richard Dawkins torna sul tema da sempre al centro dei propri studi: l’ateismo. E lo fa con un saggio dall’obiettivo esplicito: dimostrare l’inesistenza di quel Creatore a cui tutte le religioni, e in particolare i tre monoteismi, fanno riferimento. Già il provocatorio titolo, L’illusione di Dio, racchiude il nucleo delle argomentazioni di Dawkins: l’esistenza di un Creatore è un presupposto dogmatico, una verità indiscutibile in quanto “sacra”, ma non dimostrabile in alcun modo