Con questo suggestivo titolo, la
giornalista Daniela Fuganti percorre e rivive il fascino che si sprigiona da luoghi
incantati e che pervade la “reverie du visiteur”. Lo fa nelle numerose pagine
della prestigiosa rivista francese “Archéologia”, che proprio quest’anno varca
la soglia dei 50 anni di pubblicazioni. Sulla copertina del numero di Febbraio,
campeggia un’immagine tratta dalla scena musiva della “Piccola caccia”, che introduce i lettori al cuore della
rivista, occupato dal bell’omaggio non solo ai siti della Villa del Casale e di
Morgantina, ma anche a Piazza Armerina. Città che rivela, nel suo patrimonio,
la lunga tradizione storica che ne fece, già ai tempi di Federico II, uno dei
luoghi più importanti dell’isola.
Come una viaggiatrice del “Grand
tour”, la giornalista, ospite del Comune di Piazza Armerina, comincia un
itinerario che la riporta al IV sec. d.C., come fosse una dei tanti invitati
alla “superba dimora” del Dominus del
Casale. Dimora che si adagia in un ambiente “paradisiaco”, in una valle “fresca
e verde”, sovrastata dal monte Mangone e lambita dalle acque del fiume Gela.
Dopo un dettagliato excursus sulla
probabile identità del padrone di casa e sugli ambienti ricreativi e termali
della Villa, che non conoscevano ancora le censure della Cristianità, la
Fuganti passa ad esaminare la vasta superficie musiva che, più di ogni altro...
elemento, dona “un’impressione di splendore” e testimonia “la potenza di Roma e
delle sue divinità”. Oltre la celebre scena delle “Ginnaste”, le cosiddette “Ragazze
in bikini”, il mosaico che più colpisce la visitatrice è quello ubicato nella Palestra,
con la rappresentazione di una gara al Circo Massimo. “Stupefacente”, viene definito,
“una memoria storica irripetibile, forse la più completa dell’Otium romano”. Otium che torna prepotente nel lusso del Triclinio, dove il
perfetto “Anfitrione” faceva servire sei serie di portate agli ospiti, i quali,
al termine del luculliano pasto, si ritiravano nei propri appartamenti, ornati
da scene confacenti ai diversi ruoli. Meraviglie di perizia artistica, i
mosaici sono giunti ai nostri giorni grazie alla “provvidenziale” frana, che ne
preservò intatto lo splendore, come uno scrigno.
Sorte “benevola” che non sfiorò
la più antica Morgantina, sita a pochi chilometri di distanza dal Casale,
“sotto gli ulivi e i mandorli”. Qui il tempo si è fermato al 30 a.C., quando
venne distrutta da Ottaviano, per essersi alleata con Sesto Pompeo, durante la
guerra civile. Dell’antica città fu cancellato persino il nome. La sua
localizzazione era “un enigma” per gli studiosi. Fino al 1955, quando, come
ricostruisce Fuganti, una missione dell’Università di Princeton riportò alla luce ambienti “straordinariamente
ben conservati”. Ma un’ulteriore offesa, la più grave, si abbatté sulle sue
vestigia. A questo punto, tra le righe,
la penna della giornalista diventa stiletto: coloro che avrebbero dovuto
preservare la “propria” Storia, ne furono
i più colpevoli predoni e i “tombaroli” ne trafugarono i tesori, disperdendoli in cambio
di ben misera prebenda. Come raccontano gli abitanti di Aidone alla stupita
viaggiatrice: -bastava scavare a 50 centimetri di profondità e tutto era a
portata di mano!-
Emblematico, dunque, agli occhi
della Fuganti, il caso della splendida Dea di Morgantina che, insieme agli
Acroliti e al corredo argenteo di Eupolemo, costituiscono il tesoro del Museo
archeologico di Aidone. Tesoro sparito “nei meandri del traffico
internazionale” negli anni ’70 e riapparso a dieci anni di distanza negli Stati
Uniti. Dea e Acroliti al Getty Museum di Malibu, Argenti al Metropolitan Museum
di New York: i pezzi più prestigiosi delle rispettive collezioni. Solo al
termine di numerose “peripezie e battaglie giuridiche [ …], la maestosa Dea, i
volti di Demetra e Kore e il fantastico tesoro d’argento sono tornati nella
loro patria" . Una restituzione dovuta, tanto da far esclamare alla
giornalista, come a tutti i visitatori del Museo archeologico, che “a volte, in
effetti, gli dei ritornano”. Affermazione che sembra affiancarsi a quelle di
quanti si battono perché la Dea rimanga nel luogo che la originò. Contro certo
giornalismo sensazionalista, che vorrebbe il manufatto sacrificato, se non
addirittura danneggiato, dalla collocazione nelle sale dell’antico Convento
Cappuccino.
Dopo il viaggio nelle due città,
greca e romana, un capitolo a sé costituisce l’appassionata descrizione della
medievale Piazza Armerina. “L’HISTOIRE DE LA SICILE EN UNE VILLE”: la
“splendida” città cela “tesori insospettabili”, per gli occhi e per … il
palato. Dalle testimonianze religiose, come il Gran Priorato di Sant’Andrea, al
Convento francescano di Santa Maria di
Gesù, purtroppo “attualmente abbandonato”, sebbene mantenga intatto il proprio
fascino. Dall’abside della Commenda dei Cavalieri di Malta, alla Chiesa di San
Giovanni Evangelista: tutto concorre a richiamare il visitatore. Non ultime le
ricorrenze dell’Assunta, con il Palio dei Normanni o di San Giuseppe, con le
sue “Tavolate”.
Se con il numero di
Dicembre-Gennaio del bimestrale “Aliante”, rivista distribuita in Aeroporto e
sugli aerei, un’importante vetrina era stata offerta ai luoghi in questione, un
vero e proprio biglietto da visita è rappresentato dal reportage di Daniela Fuganti. Un racconto denso e meravigliato di
un viaggio nel cuore della Sicilia, che rivela, a quanti ancora non li
conoscessero, percorsi di impagabile e insospettata bellezza. Dove tutto
concorre, in armonia, ad appagare i sensi: Natura, Arte, Storia, Tradizioni,
odori e sapori…
ANGELA MALVINA L’EPISCOPO
PRESIDENTE SICILIANTICA PIAZZA A
RMERINA