Gli affreschi del Borremans a San Giovanni Evangelista |
Rischiano di subire danni
irreversibili gli affreschi maestosi del Borremans della chiesa di San
Giovanni. Denuncia allarme lanciato dal rettore della chiesa, don Antonio
Scarcione, il quale si appella a tutte le istituzioni e le associazioni, per
verificare di persona lo stato di degrado in atto e preservare le opere d’arte.
“Salviamo uno dei più importanti capolavori dell’artista fiammingo”, dice don
Scarcione. Infiltrazioni, umidità e collasso dei pigmenti minacciano la
conservazione degli affreschi. Il prete ha più volte chiesto un intervento alle
autorità competenti, ma ha sempre ricevuto come risposta che non ci sono i
fondi. Per questo ha deciso di inviare un invito a tutti, istituzioni
politiche, club service, associazioni archeologiche e ambientaliste, comitati
di quartiere, deputati regionali. E ha dato loro appuntamento alle 17 dell’8
novembre, per far vedere di persona il pessimo stato di conservazione e lanciare
una sorta di denuncia collettiva. “In particolare vedremo i due pannelli delle
pareti di destra e di sinistra, fissati dai tecnici con velinature, che, a loro
volta, si stanno, anch’esse, deteriorando, rischiamo di perdere queste opere in
modo definitivo”, spiega il parroco, invitando tutti a sollecitare la fase di
restauro: “Per scongiurare... il rischio lanceremo, insieme, l’allarme e
redigeremo un ulteriore documento-appello da recapitare alle competenti
autorità regionali, affinché vogliano assegnare i fondi indispensabili, per
salvare uno dei più importanti capolavori dell’artista fiammingo”. L’interno
della chiesa di San Giovanni Evangelista, volte del tetto e pareti laterali, le
cui strutture attuali sono settecentesche, furono totalmente affrescate dall’artista
olandese e dai suoi allievi nella prima metà del XVIII secolo, e rappresentano
la vita dei santi benedettini. Tra le principali scene, nella volta “L’Immacolata
tra le virtù”, nel presbiterio “L’Adorazione dei pastori” e alla destra
“L’Epifania”.
Stanco e deluso
nell’assistere al degrado della sua chiesa, uno degli edifici di culto più
importanti della città dei mosaici e dell’intera Diocesi dal punto di vista
artistico, don Antonio Scarcione ha già deciso di finanziare alcuni interventi
di restauro all’interno della chiesa con il suo Tfr, il trattamento di fine
rapporto che gli spetta per la sua lunga attività di dirigente scolastico in
diversi istituti superiori della provincia. Lo ha già fatto con un “pulpito”
del settecento, il cui restauro è stato assegnato ad un laboratorio di Enna, a
sue spese. Don Scarcione ha deciso di autofinanziarsi, ma ha fatto tutto nel
rigoroso rispetto delle normative di settore, con tanto di via libera chiesto e
ottenuto in via preventiva dagli uffici della Soprintendenza ai Beni culturali
di Enna. E non si ferma qui, avrebbe intenzione di fare lo stesso con un prossimo
intervento necessario alla sistemazione di un altare interno alla chiesa di San
Giovanni Evangelista, annessa all’ex convento dei Benedettini, oggi
appartenente alle Figlie di Maria Ausiliatrice. Una battaglia coraggiosa di
principio, la sua, a difesa di una chiesa unica nel suo genere a Piazza,
trasformata di fatto in una sorta di grande unico dipinto corale, tuttora non
reso fruibile ai grandi numeri del turismo organizzato e fai da te. Già in
passato lo stesso settore Beni culturali del Comune aveva più volte
sottolineato il potenziale pericolo cui andavano incontro gli affreschi senza un
articolato intervento di restauro. E si spera che a tendere una mano a don
Scarcione possa essere anche la Diocesi, magari attraverso i fondi messi a
disposizione nella misura del 50 per cento dalla Cei, la conferenza episcopale
italiana, il parlamento dei vescovi italiani. (Giornale di Sicilia - Edizione del 7 novembre 2013)
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