Potare i propri alberi di ulivo in campagna, accatastarli e bruciarli, oppure tagliare l’erbaccia secca sul proprio terreno e poi dargli fuoco potrebbe costare carissimo, da 3 mesi a un anno di reclusione ed una multa salatissima da 2 mila a 26 mila euro. Questo è quanto può accadere ad un comune cittadino che vive in campagna o ha un fondo agricolo dopo le modifiche introdotte al quadro normativo da un recente decreto legislativo. Il Corpo Forestale, dopo diverse riunioni in Prefettura, invita tutti a rispettare la nuova normativa che a molti sembrerà un eccesso di zelo. In pratica i rami tagliati da un albero in seguito ad una potatura, ad esempio, vengono equiparati a rifiuti e come tali devono essere smaltiti.
La loro combustione comporta un illecito penale a tutti gli effetti. “Raccomandiamo a tutti massimo scrupolo nell’osservanza di questa legge, noi saremo vigili e attenti a far rispettare la nuova normativa, collaboriamo insieme per prevenire il rischio incendi”, sottolinea Roberto Franchino, comandante del distaccamento del Corpo Forestale. Ed allora cosa deve fare il privato che vuole manutentare gli alberi del proprio fondo agricolo? Prefettura di Enna e Corpo Forestale in un depliant informativo spiegano le tre alternative da seguire per “smaltire i rifiuti” senza avere problemi con le legge: depositarli nei comuni cassonetti dell’immondizia se in piccole quantità, conferirli negli impianti di smaltimento, come quello esistente a Dittaino, o mettere le mani in tasca, acquistare un trituratore di scarti vegetali e spargere sul terreno i rami triturati come composto organico concimante.
E bisogna non scherzarci sopra, perché nelle nostre zone sono numerose le torrette di avvistamento utilizzate soprattutto nel periodo estivo dalle squadre antincendio del Corpo Forestale. Se viene avvistata una piccola colonna di fumo le squadre potrebbero subito partire e il privato proprietario di una piccola campagna si potrebbe ritrovare con le auto del Corpo Forestale dietro il cancello della propria casa di villeggiatura. Insomma un giro di vite pesante per gli agricoltori titolari di aziende e anche per il comune cittadino alle prese con la ordinaria manutenzione del proprio piccolo pezzo di terra. Roberto Palermo (Giornale di Sicilia - Edizione del 14 luglio 2011)