Indiscrezioni danno l’amministrazione comunale molto attiva nei giorni scorsi nel raccattare voti per il capogruppo del Pd, Giuseppe Venezia, candidato alla carica di presidente del consiglio comunale. Un assessore comunale nei giorni scorsi avrebbe contattato un indipendente, un berlusconiano e un lombardiano. Obiettivo convincerli a votare per lo stesso Venezia. L’operazione sarebbe quasi riuscita il 28 aprile scorso, quando il capogruppo del Pd, contando sugli otto voti di partenza dei suoi fedelissimi del partito Democratico, tra cui anche alcuni autonomisti fino a qualche tempo fa a lui più ostili, riportò dieci voti in aula, mancando l’elezione per un voto. E quel voto dovrebbe essere quello dell’indipendente che a quanto pare non ha finora ceduto alle lusinghe dei diplomatici di Sala delle Luci. I due franchi tiratori che tanto starebbero facendo incazzare i vertici del Pdl e l’entourage di Giuseppe Capizzi, l’altro candidato del Pd sostenuto da Mpa, Udc e pezzi del Pd di Ranieri Ferrara, sarebbero secondo il berlusconiano e il lombardiano. Il secondo in aula, a microfoni spenti, avrebbe smentito seccamente. Voci danno il coordinatore del Popolo della Libertà, Fabrizio Tudisco, deluso e critico per il comportamento di Paternicò (il quale a sua volta sembra parlare di accordi rimangiati dagli stessi suoi amici di partito), pronto a proporre la candidatura di Basilio Fioriglio, indipendente, il quale per la sua esperienza e per aver già rivestito la carica, sembrerebbe adatto allo scranno più alto di via Cavour. La proposta non sarebbe piaciuta per niente a Strazzanti e Ferrara che non vogliono rinunciare al progetto della triade (Udc-Mpa-Pd) nata attorno alla candidatura di Capizzi, votato dallo stesso Fioriglio. E intanto domani sera, 4 maggio, alle 20, contro la “francotiratorite”, la triade avrebbe intenzione di proporre e studiare un voto pilotato, in modo da non consentire a nessuno di promettere Capizzi e votare sottobanco Venezia. Potremmo assistere a votazioni del tipo: “Giuseppe Capizzi”, “Capizzi Giuseppe”, “Consigliere Capizzi”, “Consigliere Capizzi Giuseppe”, “Consigliere Giuseppe Capizzi” “Capizzi” e così via? La cordata pro Capizzi, del resto, dopo l’episodio del franco tiratore, ha barcollato con evidente imbarazzo. Tanto da autoregolamentarsi nell’ultima votazione del 28 aprile, quella successiva all’episodio del franco tiratore, con un ordine di servizio interno: “Ognuno di noi voti per se stesso!”. E così è stato, con il franco tiratore rientrato ed un cerotto momentaneo appiccicato sulla falla della triade. Lo sgambetto di Venezia a Capizzi per ora non è riuscito. Riunioni, telefonate e incontri si susseguono da tutte le parti. La politica non la fanno più i partiti, ma i cellulari. Il popolo, il caricabatteria della politica, di tutto questo farebbe a meno. Ma non ha gli strumenti per tirare via la spina.