di Vasily Lotario
Ieri pomeriggio 28 marzo alle ore 17,00 si è tenuta una seduta di Consiglio comunale con all’ordine del giorno “problematiche sanità Ospedale Chiello di Piazza Armerina”. Da riconoscere, il lavoro fatto dai comitati di quartiere con in testa Massimo Di Seri, teso proprio a sensibilizzare le coscienze dei cittadini in un momento così difficile per il Chiello. E così e finalmente la città risponde. La città, da molti indicata come perennemente assopita e rassegnata, in un moto di orgoglio, è accorsa numerosa ad assistere al Consiglio, con il saluto dell’Amministrazione comunale rappresentata dal Vicesindaco Ribilotta e con la presenza delle istituzioni regionali e di diversi Sindaci della provincia. Non sono mancati i momenti di tensione anche per via della decisione di Baldari di chiudere il centro nascite del Chiello di Piazza Armerina nonché quello di Leonforte (presente in aula e autore di un intervento anche il Sindaco di Leonforte Giuseppe Bonanno) lasciando attivi solo Enna e Nicosia, soprattutto ad inizio seduta, anche per i noti problemi di spazio della nostra aula consiliare, di certo non adatta a contenere pubblico oltremodo consistente. A chiusura del Consiglio, l’Assessore locale alla Sanità Innocenzo di Carlo ha detto che se ci fossero state davvero quelle esigenze di sicurezza addotte da Baldari a causa della mancanza della Rianimazione al Chiello dietro la sua decisione di chiusura del centro nascite, non si spiegherebbe come mai il centro nascite dell’Ospedale di Nicosia rimanga regolarmente aperto. In effetti, quindi, durante l’intera seduta si è respirata un’aria per certi versi inaspettata, con un manager come Baldari, incapace di offrire risposte convincenti, apparso in verità poco spregiudicato rispetto al suo noto predecessore. Tanto da fare concludere Massimo Di Seri con una battuta sul fatto che il manager debba togliersi dalla testa di potere prendere in giro i cittadini di Piazza Armerina. E così la mia mente è andata per un attimo all’epoca della gestione Iudica, tempi in cui il Direttore generale di allora, infarciva i suoi discorsi su ridimensionamenti/depauperamenti -o rifunzionalizzazioni, se preferite- con promesse di potenziamenti faraonici e fantomatici. Promesse mai mantenute e ridimensionamenti concretizzatisi purtroppo, alla luce di ciò che è realmente accaduto poi. Ma allora, (quasi) tutti a credere a Iudica, tranne qualcuno che, suo malgrado, si è trovato ad impersonare un ruolo da Cassandra –per chi non lo sapesse, la sacerdotessa condannata a prevedere il futuro ma senza che nessuno le credesse. Da ricordare, l’intervento dell’On. Galvagno (Pd), che ha sottolineato i passaggi da fare e le iniziative da intraprendere ad ogni livello, sia locale che regionale, per impedire lo smantellamento del sistema sanitario della nostra provincia. Da dimenticare, l’intervento dell’On. Colianni (MpA), autore di un nebuloso intervento da difensore d’ufficio dell’operato dell’Assessore regionale e vittima di fischi e rumoreggiamenti vari da parte del pubblico presente in aula. Il Consigliere Rosario Paternicò (PdL) ha parlato di azioni eclatanti per fare riaprire il centro nascite sul genere di quelle messe in campo dagli abitanti di Mazzarino vittime della chiusura del loro ospedale e che hanno ad un certo punto bloccato le strade di collegamento alla loro città. Giuseppe Venezia (Pd) ha risposto con la proposta di restituire le tessere elettorali di tutti i cittadini di Piazza. Tra i Consiglieri presenti in aula, da sottolineare l’intervento di Carmelo Gagliano (PdL), che ha ricordato di avere rassicurato poche settimane prima via stampa i Piazzesi per l’impegno preso da Baldari durante una riunione di potenziare le sale operatorie, rivelatosi poi un clamoroso bluff, e quello di Eduardo Lotario (Pd), che ha spiegato che il nostro Chiello per decreto della Regione siciliana ormai non è più un P.O. (Presidio ospedaliero) ma un P.T.A. (Presidio territoriale assistenziale) e che occorre dunque una modifica della normativa regionale per salvarlo dalla chiusura. E così arriviamo al nocciolo della questione e cioè che il nostro ospedale, così come ce lo hanno consegnato i nostri avi, al momento non esiste più. L’acronimo P.T.A., infatti, è un modo elegante – o, se preferite, un grazioso eufemismo- per dire che il Chiello non è più un Presidio ospedaliero per acuti ma un Presidio territoriale di assistenza, una sorta cioè di ambulatorio allargato ad una serie di branche specialistiche, destinato entro la fine dell’anno a garantire l’assistenza solo 12 ore su 24 e non quindi 24 ore su 24 come compete ad un vero ospedale degno di questo nome. Di questo i Piazzesi devono rendersi conto. La politica locale sta facendo e farà la sua parte, soprattutto per garantire la riapertura (quasi) immediata del centro nascite del Chiello. Ma la questione non si ferma qui. E sarebbe demagogico affermare che Piazza Armerina, con la sua gente e con la sua classe dirigente, a questo punto sia autosufficiente per la risoluzione dei problemi dell’ (ex) ospedale locale. Occorre che a livello regionale si agisca e subito. Per far questo, la nostra partecipazione da cittadini è necessaria per fare pressioni, ma non sufficiente. Frattanto, il Vicesindaco Teodoro Ribilotta ha comunicato che è stata già fissata per giorno 6 Aprile alle 10,30 la riunione della Conferenza dei Sindaci della provincia, unico organo competente in materia di sfiducia al manager, per discutere delle problematiche sanitarie territoriali, presieduta dal Sindaco della città capoluogo Paolo Garofalo, allertato prontamente dall’Amministrazione Comunale di Piazza Armerina e che già stamani sono stati predisposti gli atti per presentare ricorso al Tar avverso la decisione del manager dell’Asp dott. Baldari di chiudere il centro nascite di Piazza Armerina.