“La legalità è sinora
mancata soprattutto da parte degli enti pubblici e delle autorità”. Duro atto
d’accusa di Confcommercio e Confesercenti alle istituzioni dopo la notizia
dell’indagine aperta dalla Procura di Enna nei confronti di 7 venditori di souvenir
della Villa Romana del Casale, accusati dai magistrati e dalla Squadra Mobile
di Enna di violenza privata aggravata nei confronti dei turisti. Secondo gli
inquirenti avrebbero costretto molti visitatori ad un percorso più lungo per
farli passare dalle proprie bancarelle. La strada bloccata dai vasi? “Non li
hanno messi certo i commercianti! Non sappiamo con certezza chi li abbia
acquistati e posizionati in quel sito, ma sappiamo che a tal proposito era
stato raggiunto un accordo tra Comune, Provincia e Direzione del Museo,
fortemente criticato dalle organizzazioni sindacali dei commercianti”, spiegano
i due sindacati. Un accordo “non condiviso” da Confcommercio e Confesercenti
“per la scomodità del percorso alternativo che costringeva i turisti ad allungare
in salita di oltre seicento metri per raggiungere la Villa”.
“Alle concitate
fasi di quel dialogo mancato furono tuttavia sempre presenti funzionari di
polizia: gli stessi che oggi hanno istruito le indagini che vedono
incredibilmente accusati i commercianti, unici colpevoli di una complessa
vicenda dai contorni bui e inquietanti”, dicono i due sindacati, parlando anche
di “magagne” che da almeno cinque anni si consumerebbero in molti uffici
pubblici. Ma che rimarrebbero sistematicamente senza attenzione. Insomma
l’accusa agli inquirenti da parte dei due sindacati è di applicare due pesi e
due misure. Ed il riferimento è anche alla realizzazione dell’area commerciale,
definita come un’area “che grida vendetta al cielo” e meriterebbe un
approfondimento di carattere giudiziario. “La fede negli uomini non ce l’hanno
più nemmeno gli altri venti commercianti, non denunciati, ma che condividono la
strana persecuzione del muro di gomma”, dicono.