“Quelli come me che non sono mai andati dal
politico di turno rischiano di rimanere isolati, io mi sento isolata da un
sistema creditizio e politico che continua a non favorire la crescita”.
L’imprenditrice Maria Concetta Cammarata, titolare della ditta di calcestruzzo
presa di mira dal gesto intimidatorio, si sente molto “scombussolata” per
quanto accaduto, anche perché episodi simili non ne aveva mai subiti prima.
“Altri atti di questo genere non ne ho avuti, questo è un settore a rischio, si
sa, ma è da 16 anni che ci lavoriamo e minacce non ne avevamo mai subite”,
spiega Cammarata, presidente regionale di Donne Impresa Confartigianato e
proprio per questo abituata ad avere una visione d’insieme della realtà
imprenditoriale siciliana. “La nostra è una terra culturalmente non votata alla
giustizia sociale, c’è chi non può e non vuole concorrere in modo civile sul
mercato, siamo ancora radicati all’idea di dover andare dal politico di turno,
io non l’ho mai fatto, lo posso dire ad alta voce e forse sconto... proprio
questo, oltre al fatto che il sistema creditizio favorisce sempre i soliti,
abbiamo politici che continuano a mantenere questo sistema che andrebbe
cambiato”, dice. “Non credo che tutto questo sia normale, sappiamo tutti cosa
succede e non capisco perchè dobbiamo fare finta di niente, questa catena va
spezzata”, aggiunge, sottolineando di sentire vicine alcune istituzioni, ma
lontane altre. Insomma l’imprenditrice sembra di temere più il sistema che non
favorisce chi vuole lavorare nella legalità che il gesto intimidatorio in
quanto tale. Una sensazione di isolamento che finirebbe per ridurre le fette di
mercato potenziali. “La ribellione deve venire da ognuno di noi, con le nostre
azioni quotidiane, privilegiando la meritocrazia”, conclude, ancora molto
scossa per il colpo d’arma da fuoco fatto esplodere da ignoti ai danni di una
betoniera della sua azienda. E chiarisce: “Un gesto legato alla mia attività
imprenditoriale, non certo alla mia azione sindacale, questo mi sembra scontato”. Roberto Palermo (Giornale di Sicilia - 25 gennaio 2013)
L'indagine: